Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
hi scrive prova un forte imbarazzo ogni volta che si mette davanti alla tastiera per conversare con i lettori di Totalità. L’imbarazzo è dato dalla noia, una noia mortale di fronte agli argomenti che generano immancabilmente un lamento, una querimonia.
Uffa! È mai possibile che in questo Paese si debba e possa solo lamentarsi, protestare, denunciare? Ci piacerebbe fare magari una sana polemica attiva, costruttiva, creativa. Ci piacerebbe tentare di dare un contributo, se pur minimo, con le nostre povere forze intellettuali.
Invece niente, non si può, non si può perché è impossibile, la cronaca continua ad assillarci, a premere, a devastare il quotidiano già così greve di fastidi, vessazioni, incongruenze, ingiustizie. Oggi per esempio l’Istat ha diffuso i dati riguardanti i pensionati, e ci sono venuti i brividi:
nel 2012 il 42,6% dei pensionati ha percepito un reddito vitalizio (nel senso che dura tutta la vita non nel senso che fa vivere!) inferiore a 1.000 euro al mese. Si tratta di poco più di 7 milioni di persone, sul totale di 16,6 milioni.
Ancora qualche numero: il 38,7% dei pensionati percepisce un assegno tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000 euro; il 4,2% tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% percepisce un importo superiore a 5.000 euro. Tra questi ultimi (210mila in totale ), quelli che si potrebbero etichettare come pensionati d'oro, con un reddito da 10mila euro e più al mese, sono 11mila, lo 0,1% del totale.
Quindi 7 milioni di anziani percepiscono una pensione che li rende POVERI.
Sette milioni rappresentano una cifra straziante in un paese che voglia definirsi civile, una cifra destinata nel giro di pochi anni a moltiplicarsi in maniera inquietante, leggete, nella rubrica Parla Valentuomo, l’articolo di Fracaro e Saldutti che abbiamo riportato dal «Corriere della sera» di questa mattina, cosa accadrà ai precari che stanno pagano i contributi e non avranno che pochi spiccioli alla fine della loro attività lavorativa.
Ma chi si preoccupa di questa situazione, chi guarda in prospettiva futura? Nessuno.
Ora è tempo di campagna elettorale, parole e promesse fioccano sulle nostre teste di sudditi vessati condite di chiacchiere inutili.
Ma quel che è ancora peggio si pretende di discuere all'infinito pur di non approdare a niente.
E pensare che è diventato negativamente proverbiale il caso di coloro che parlavano del sesso degli angeli mentre Bisanzio stava per essere espugnata. Almeno quelli parlavano di questioni teologiche, poco pratiche ma nobili, qui invece il meglio della cosiddetta intellighentia di sinistra si accapiglia sulla deriva autoritaria di Renzi che ha poca voglia di stare a sentire vecchi tromboni accademici indignati per il reato di lesa maestà nei loro confronti.
Avete presente quel Rodotà che abbiamo rischiato di mandare al Quirinale? Il suo problema è che non si discute abbastanza della riforma del Senato, non si perde abbastanza tempo dietro a inutili specioserie. Il suo problema è che qualcuno si assuma la responsabilità di decidere senza aver consultato lui e quelli come lui, che quindi mentre la gente muore di fame lanciano anatemi.
Che noia, che strazio, che schifo!
Inserito da ghorio il 03/04/2014 21:51:33
Ho aspettato qualche giorno a commentare questo editoriale, che condivido in toto, della direttrice Simonetta Bartolini, sperando che nel frattempo il mondo politico si svegliasse dal grande sonno, magari con una grande campagna dei giornaloni, per le problematiche previdenziali. Infatti il dato Istat non è nuovo: ci viene ripetuto ogni anno e non cambia niente. Nessuno si perita di dichiarare , a livello politico, sulla necessità di affrontare il problema delle pensioni, magari ricordandosi dell'art. 36 della Costituzione che i vari Rodotà e Zagrebelsky si guardano bene dal denunciare la mancata applicazione, da sempre il pe il vero , e lo stesso dicasi del furbetto Roberto Benigni che predica dicendo che la nostra Costituzione "è la più bella del mondo". In fatto di pensioni poi il futuro delle nuove generazioni è sempre più nero. Eppure una volta i giornali facevano calcoli si matematica attuariale dimostrando che lo stesso importo dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro, con l'assicurazione privata, avrebbe assicurato almeno il doppio delle pensioni erogate. Adesso nemmeno questo viene fatto. Si inneggia alla previdenza integrativa, ma se uno non lavora né ha disponibilità di soldi , come fa a pagare il premio della previdenza integrativa? Al posteri l'ardua sentenza ma c'è da sperare che qualcosa cambi in termini di pensioni minime, magari tagliando i veri privilegi che tuttora esistono e che sono stufo davvero di elencare, essendo la mia una piccola voce inascoltata, visto che i politici si guardano bene, compreso Renzi, di porvi fine.
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