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Rilke a Capri

L'inizio del soggiorno sull'isola non fu facile, lo infastidiva il chiasso dei turisti (anche allora!)

Vi giunse il giorno del suo 30mo compleanno e fu così che su quel piccolo scoglio azzurro si trovarono a soggiornare due grandi poeti europei

di Marino Freschi

L'inizio del soggiorno sull'isola non fu facile, lo infastidiva il chiasso dei turisti (anche allora!)

Ci mancò veramente poco che non si incontrassero a Capri, Rilke e Lenin. Lui, Rilke, il più grande poeta tedesco del Novecento, era tornato sull'isola azzurra il 28 febbraio 1908 per ripartirne il 15 aprile 1908, mentre Lenin vi sbarcò una settimana dopo, il 23. Sull'isola, nella Villa Blaesus, l'attuale Hotel Villa Krupp, dimorava Maksim Gorkij che ospitò Lenin e che ebbe una frequentazione con Rilke, anche se in un'importante lettera sempre da Capri, durante il suo primo soggiorno, il poeta confessò:

«Sono felice di averlo conosciuto e ascoltato; il suo sorriso s'impone con una sicurezza così profonda sulla tristezza del viso.[...]Ma ci divide irrimediabilmente il 'democratico' che egli ostenta. L'ostacolo, in questo caso, è ancora più insormontabile, poiché il rivoluzionario mi appare come una negazione dell'artista e dell'uomo russo».

Rilke era sbarcato a Capri per un primo lungo soggiorno il 4 dicembre 1906 per rimanervi fino al 16 maggio dell'anno successivo. Lo sbarco coincideva con il suo trentesimo compleanno. Il poeta viveva uno dei periodi più tempestosi e incerti. Per anni era stato a Parigi come segretario di Auguste Rodin, da cui aveva mutuato quella capacità di oggettivazione lirica che gli consentì di superare la sua delicata, ma pur sempre vaporosa stagione impressionistica per attingere un'esperienza linguistica ed estetica di assoluta concretezza espressiva.

Non si è mai saputo con esattezza il motivo del dissidio che condusse all'allontanamento del poeta, che lasciò Parigi per trasferirsi, per un periodo breve ed infelice, a Berlino, da cui se ne fuggì accettando il generoso invito della baronessa Alice Fähndrich-Nordeck nell'ospitale Villa Discopoli a Capri, nel cui parco gli fu riservata la dépendence  che lui chiamò "Casina delle rose".

I primi mesi non furono facili; il poeta, così raffinato, era infastidito dalla chiassosa massa di turisti (sembra incredibile) che persino d'inverno sciamavano per l'isola. Si trattava di flussi ben diversi dagli attuali. Gorkij ospitava nella sua villa centinaia di rivoluzionari russi e inoltre l'isola era diventata con i Krupp e con Fersen uno dei luoghi privilegiati di animi inquieti in cerca di libertà che altrove non era loro consentito di praticare.

Del resto, Friedrich Alfred Krupp, magnate dell'industria bellica tedesca, l'inventore della Passeggiata omonima, pagò caro queste sue licenze con il suicidio. Ma la figlia Bertha (da cui prese il nome il più famoso cannone della storia) era spesso in visita con il suo splendido yacht "Germania" nel porticciolo, avendo tra gli ospiti più assidui Paul von Hindenburg, il futuro feldmaresciallo e presidente della Repubblica.

Visitatori assai lontani dai gusti riservati del giovane poeta, che tuttavia fu lentamente conquistato dalla singolare bellezza di Capri e dall'atmosfera, distesa e piacevolmente internazionale dell'isola, dove nel Café Morgano, o come lo chiamavano i tedeschi Zum Kater Hiddigeigei, si beveva un'ottima birra in una compagnia scelta, simbolo vivente della belle époque, che stava per finire. Al Café si potevano incontrare il pittore Karl Wilhelm Diefenbach e gli scrittori Joseph Conrad, Oskar Kokoschka e Norman Douglas, nonché Gorkij e i suoi ospiti russi, che svolgeranno un ruolo decisivo nella rivoluzione bolscevica.

Rilke viveva appartato; leggeva assiduamente i Fioretti di San Francesco e si cimentava con successo nella traduzione dei sonetti di Elizabeth Barrett Browning. La pace con l'isola avvenne con la scoperta ad Anacapri della chiesetta di Santa Maria a Cetrella con il quadro della Vergine, che ammirava commosso e stupito e che sciolse la sua ispirazione poetica:

«io ho cominciato a comporre qualche verso per quella povera Maria, abbandonata lassù.»

 Fu allora che scoprì le infinite sfumature del grigio invernale dell'isola, e iniziò a raccogliere i suoi versi in una breve raccolta Improvvisazioni dell'inverno caprese, tra cui il celebre Canto Marino.

E in questo aprile, dal 14 al 16, la Internationale Rilke Gesellschaft (La Società Internazionale Rilke) ha organizzato, insieme con l'Università di Salerno (info: rilkeacapri@unisa.it) un pellegrinaggio lirico e critico sulle orme del poeta tedesco, scandito da letture e da interventi interpretativi di studiosi tedeschi e italiani.

Per una felice costellazione la benemerita Libreria "La Conchiglia" di Capri ripubblica, con una veste editoriale rinnovata, un prezioso ed elegante libretto Rilke a Capri. Diari, Racconti, Conversazioni (Edizioni La Conchiglia, pp. 90, € 13), a cura di Amelia Valtolina, arricchito da una cospicua appendice: Rilke a Capri. Conversazioni di Leopold von Schlözer, curata da Alessandra Schettino.

In quei mesi, dunque, vivono sull'isola due tra i più grandi scrittori della modernità, Gorkij e Rilke, che rappresentano le due anime della poesia del Novecento: quella interventista, impegnata in politica e nel sociale, e l'altra, aristocratica, silente, mistica, interiore, attenta al segreto della parola, che di lì a pochi anni avrebbe ispirato a Rilke i cicli più famosi della sua creatività Elegie di Duino e i Canti Orfici, in cui tornano, nella terza lirica,  versi, che ripercorrono la vorticosa vertigine del Canto Marino:

Cantare veramente è altro respiro. / Un afflato di nulla. Soffio divino. Vento.

Canto Marino

(Capri, Piccola marina)

Vento dal mare, a notte,
effluvio primigenio di salsedine....
Per donarti, qui giungi:
e niuno ti raccoglie.
Ché se qualcuno veglia
in questa solitudine notturna,
non regge a sostenerti...
Vento del mare, a notte,
effluvio primigenio di salsedine,
che soffi solamente
per queste rocce antiche,
strappando di lontano
spazii soltanto qui
come ti avverte
quel germogliante albero di fico,
lassù nel plenilunio!

(traduzione di Vincenzo Errante).

 

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    7 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 15/04/2014 15:04:32

    chissà se marmar si sia fatto pure lui un angolo russo nella sua stamberga come già aveva fatto Rilke. in questo modo può estendere al massimo la duttile poesia che rende elastica come uno stelo germogliante la massima"das Fassliche entgeht, verwandelt sich, statt des Besitzes erlernt man den Bezug". su queste linee di totalità scrivo spesso appunti russi senza essere mai stato in quel lontano paese. cosa sia? molto semplice: San Francesco ha esplicato senza ricorrere a fumisterie filosofiche il vano senso di un possedere che non sia spirituale. ecco allora che in luogo di questo miraggio grossolano cui nessuno si può sottrarre si fa strada per quieta metamorfosi il senso del Bezug magistralmente descritto nella lettera di Rilke. i miei modesti appunti russi, come forse lo fu l'angolo russo della stamberga di Rilke rammentano che il senso ultimo d'ogni cosa è nel Bezug: se ne è data una figurazione di favola per non apparire troppo arroganti di chissa qual magico sapere: l'angolo della casa, ma l'intento è quello di adombrare una realtà di cui si è ben coscienti. non ho mai letto una linea di Rilke se non ora in questi scritti del professor Freschi su Totalità o nei due commenti di marmar sempre qui. ma questo frammento di Besitzes e Bezug è poesia in forma dissimulata e nascosta. da scarabocchiatore di fantasie astratte mi par di veder subito da dove sgorga l'acqua freschissima di fonte. ardisco una smargiassata: è magnifico il frammento della lettera: più ancora delle poesie qui lette. ma è una mia impressione. non voglio scandalizzare nessuno. però la dico. quello diretto preciso come un dardo queste meravigliose e sonnolente.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 15/04/2014 15:03:22

    chissà se marmar si sia fatto pure lui un angolo russo nella sua stamberga come già aveva fatto Rilke. in questo modo può estendere al massimo la duttile poesia che rende elastica come uno stelo germogliante la massima"das Fassliche entgeht, verwandelt sich, statt des Besitzes erlernt man den Bezug". su queste linee di totalità scrivo spesso appunti russi senza essere mai stato in quel lontano paese. cosa sia? molto semplice: San Francesco ha esplicato senza ricorrere a fumisterie filosofiche il vano senso di un possedere che non sia spirituale. ecco allora che in luogo di questo miraggio grossolano cui nessuno si può sottrarre si fa strada per quieta metamorfosi il senso del Bezug magistralmente descritto nella lettera di Rilke. i miei modesti appunti russi, come forse lo fu l'angolo russo della stamberga di Rilke rammentano che il senso ultimo d'ogni cosa è nel Bezug: se ne è data una figurazione di favola per non apparire troppo arroganti di chissa qual magico sapere: l'angolo della casa, ma l'intento è quello di adombrare una realtà di cui si è ben coscienti. non ho mai letto una linea di Rilke se non ora in questi scritti del professor Freschi su Totalità o nei due commenti di marmar sempre qui. ma questo frammento di Besitzes e Bezug è poesia in forma dissimulata e nascosta. da scarabocchiatore di fantasie astratte mi par di veder subito da dove sgorga l'acqua freschissima di fonte. ardisco una smargiassata: è magnifico il frammento della lettera: più ancora delle poesie qui lette. ma è una mia impressione. non voglio scandalizzare nessuno. però la dico. quello diretto preciso come un dardo queste meravigliose e sonnolente.

  • Inserito da marmar il 11/04/2014 10:03:41

    Grazie per la benevola attenzione. No, non sono un docente chino su sudate carte, ma un quasi ottantenne sofferente di rilkite cronica e vagabondo fra le buone intenzioni della rete; qua e là nel web ci s’inciampa infatti in marmar. Sì: vedo Rilke come la voce che ancora sa offrirmi futuro: Das Faßliche entgeht, verwandelt sich, statt des Besitzes erlernt man den Bezug (“Ciò che è afferrabile sfugge, subisce metamorfosi, in luogo del possesso si apprende la relazione”, lettera a Ilse Jahr, del 22 febbraio 1923). Bastano queste poche parole affinché immediatamente si apra un Weltinnenraum in me, intorno a me. Centrato è il tuo richiamo alla fontana francescana, o accorto “piccolo da Chioggia”; il Libro d’ore si chiude con un “laudato sii” a San Francesco; il poeta sa che il Santo è un modello ultimo, ma sa anche che il cammino terreno di un artista non può prescindere da Orfeo. È vero: tradurre è rompere la bella sonorità del getto d’acqua, interponendovi la nostra brocca: se ne rammarica il bel Sonetto a Orfeo, II,15, il cui fluire di parole è spezzato soltanto dall’ultima terzina: Bocca di fonte che largisci, o tu/ che senza posa l'una cosa e vera/ al volto narri d'acqua passeggera,/ maschera in marmo... e sfumano laggiù// gli acquedotti; muovono in cammino/ da lungi, per recare, oltre le tombe,/ a te, dalle pendici d'Appennino,/ quel dire che sopra la vasca effonde// il labbro tuo, dai secoli abbrunito:/ quella è l'orecchio che ascolta insonnolito,/ marmoreo orecchio in cui sempre racconti,// orecchio della terra... Con se stessa/ dunque ella parla; se una brocca è immessa/ quasi le sembra che tu la interrompi.// Siate benigni verso un sofferente di rilkite cronica: per lui il tradurre è un lenitivo. marmar

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 09/04/2014 12:33:30

    ho riletto le poesie, le traduzioni intendo. marmar mi sa tanto che sia una maschera del canapon professore. una delle tante che tutti abbiamo. la gabbana del docente chino sui sudati libri ha ceduto al poeta ed ecco che il "fiotto di realtà" irrompe dallo squarcio. qui sulle meste pagine illuminate dello schermo. bisognerebbe abolire tutte le cattedre e chiudere per sempre le università. sono luoghi per l'abbrutimento mascherato di omaggi a Minerva e Athena. la poesia sgorga da sola come le fontane francescane. e rivola in ruscelletti dove le pare. anche quindi nei commenti di totalità.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 09/04/2014 12:10:28

    bella la traduzione del sempre bravo Errante gardesano, veder sopra, ma bella o quantomeno suggestiva la traduzione di Marmar, veder sotto. bello poi veder che una rivista muove lettori a questi cimenti e prove. non si resta imbambolati a leggere ma si tenta una propria espressione. una risposta lirica al quesito implicito, filosofico e poetico, posto dal grande Austriaco.

  • Inserito da marmar il 09/04/2014 09:47:38

    Il 24 gennaio 1907, Rilke è ospite di Alice Faendrich, a Capri, in Villa Discopoli. Alice è la sorella della Contessa Luise Schwerin, morta il 24 gennaio 1906. Nell’anniversario, il poeta riversa in una poesia tutto il suo caro ricordo della Contessa Luise, fuso con la sempre vivissima presenza di lei. È “Todes-Erfahrung” (“Esperienza della morte”), capolavoro dell’arte rilkiana e documento emblematico della sua poetica. Poco più di tre settimane prima, Rilke, in viaggio verso Capri, nel Museo Nazionale di Napoli, aveva meditato sul bassorilievo di Orfeo, Euridice, Hermes. Stregato dalla forma e dai contenuti (dal dionisiaco-apollineo) della poesia rilkiana, non ho potuto astenermi dal tentare una mia traduzione di questa poesia, ispirata dal soggiorno caprese del poeta. ESPERIENZA DELLA MORTE (Capri, 24/01/1907. Scritta in memoria della contessa Luise Schwerin, morta il 24/01/06) Nulla si sa di questo dipartire noncurante di noi né un Perché esiste sì che alla morte sia lecito esibire sconcerto, amore, odio. Ambigua insiste quella tragica maschera del duolo. Il mondo ha ancora tante parti a cui noi diamo voce, per piacere altrui, ma la morte, che spiace, ha l’altro ruolo. Eppure, in questa scena, un fiotto vero di realtà irruppe dallo squarcio che tu apristi; il verde è verde ora davvero e vero è il sole e vero il bosco è. Noi recitiamo, dando voce ancora ad ansie e a pene apprese e gesti alziamo; ma la tua vita, allontanata ora, rimossa dal copione che noi usiamo, irrompe a volte ed è con noi riunita come un sapere che in quel vero gode e ci trascina a recitare vita nell’intervallo dimentico di lode. Poco più di un anno dopo, Alice morirà a Capri. In “Todes-Erfahrung” le due sorelle restano per sempre unite e presenti. Una bella lettura del lato più mesto di questa composizione è visibile in YouTube, “nuovi autori.org” per la regia di Andrea Galli. Sono con Voi nella lodevole iniziativa dell’incontro caprese marmar

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 08/04/2014 11:42:59

    finalmente il nostro Canapone professore e germanista molla gli ormeggi dalle tristi pasticcionerie psicanalitiche viennesi e ci naviga colla vela della sua erudizione nella Capri di Rilke. sembra di esserci. caisco anche bene la scocciatura dei rumori dei turisti. anche Schopenhauer ne scrive a proposito delle fruste dei cocchieri che schioccando impediscono di parlare a bassa voce e meditare. oggi purtroppo te lo do io con i rumori... sotto la mia stamberga per fortuna sento solo gli urli dei gabbiani e non danno fastidio oppure le ciàcole della calle fra le comari nella parlata venessiana...simpatico in fondo.

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