Gli untori sono altri

Dalla Storia della colonna infame, alla giustizia dei giorni nostri -I Parte-

Ora non si parla di peste, ma bensì di una famiglia, in particolare una coppia malvagia, che con tranelli diabolici, e aiutata da un esponente delle forze dell’ordine, distruggerà la vita di un loro conoscente, completamente innocente

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Dalla Storia della colonna infame, alla giustizia dei giorni nostri          -I Parte-

Il saggio storico Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, potrebbe calzare a pennello una vicenda dei giorni nostri accaduta a uno di voi, a me o al vicino di casa.

La vicissitudine manzoniana narra dell'intentato processo a Milano, nel periodo della terrificante peste del 1630, contro due supposti untori, giudicati imputabili del contagio tramite misteriose essenze, a causa di un'accusa – per altro infondata - da parte di una "donnuncola"  delle plebe, tal Caterina Rosa.

Andiamo, ordunque, di pari passo con la vicenda dei giorni nostri.

Ora non si parla di peste, ma bensì di una famiglia, in particolare una coppia malvagia, che con tranelli diabolici, e aiutata da un esponente delle forze dell’ordine, distruggerà la vita di un loro conoscente, completamente innocente.

La peste, in questo caso, è da associarsi alla coppia diabolica.

Tornando al Manzoni c’è da aggiungere che il processo, svoltosi nell'estate del 1630, sentenziò sia la condanna a morte di due non colpevoli, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e il barbiere G.Giacomo Mora, giustiziati entrambi con il martirio della ruota, sia la bottega del barbiere. Come esortazione fu eretta sulle macerie dell'abitazione la "colonna infame", che appunto dà il nome a tutta la storia.

Bisognerà arrivare al 1778 per vedere la Colonna Infame, non più come monito di disonore per i colpevoli, ma bensì quale ammonimento verso tutti quei giudici che avevano commesso enormi ingiustizie, distrutta dal popolo.

La lapide, ancora conservata presso il CAstello Sforzesco a Milano, reca una appagata descrizione, in latino seicentesco, delle pene inflitte alle persone ritenute colpevoli.

Con questa tragedia Manzoni, grazie ad una dettagliata analisi storica, giuridica e psicologica, cerca di evidenziare l'errore perpetrato dai giudici e l'abuso smisurato del loro potere, che umiliò ogni forma di assennatezza e di commozione umana, sorretti da una certezza del tutto immotivata e da un profondo terrore suscitato dall' epidemia di peste.

Adesso la situazione si è ribaltata e gli untori sono divenuti coloro che, con l’inganno, la truffa e l’estorsione legalizzata ottenebrano la vita delle persone innocenti e, il tutto, per arrivare a racimolare del denaro che giustifichi quello invece trasferito sui conti svizzeri.

Poi, PM compiacenti, giudici cinici e una legge che non tutela chi deve difendersi fa di questi untori del XXI secolo dei veri criminali legalizzati.

Infatti, oltre a certuna documentazione fasulla servita alla vittima per proteggere un uomo dai dubbi costumi, non apparirà niente altro.

Il martire non è stato intercettato telefonicamente, perché non avrebbero o non hanno mai trovato niente di compromettente.

Le ispezioni bancarie e patrimoniali non hanno portato assolutamente a nulla: tutte regolarissime. I tabulati telefonici erano una serie di numeri assolutamente non significanti.

L’accusa di appropriazione di fondi sotto estorsione o truffa mai documentati da nessuna prova concreta.

La perquisizione ha portato solo al ritrovamento di una sequela di timbri e fogli che servivano per proteggere la persona di dubbia moralità.

Non è mai stato preso un solo euro, ma la persona è stata distrutta dagli untori.

 

Fine Prima Parte

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da bea il 08/04/2014 17:02:02

    Che storia, ma giustizia??? Dove? Sì, ma infame, corrutibile... Aspettando la seconda parte, se non ci sono le prove per l'accusa, la verità verrà a galla, spero. Vediamo!

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