Baby killer

Ha 9mesi, è accusato di omicidio, ma non confessa

La storia surreale di un bambino: arrestato, in attesa di giudizio e fuori su cauzione. Tranquilli, è accaduto in Pakistan, non in Italia (per questa volta)

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Ha 9mesi, è accusato di omicidio, ma non confessa

Musa Khan

I giudici Pakistani che hanno formalizzato un processo contro un bimbo di 9 mesi, Musa Khan, reo di aver tentato di uccidere dei poliziotti di quartiere sottoposti a sassaiola e bastonature da persone del luogo e il cui nome sarebbe venuto fuori come colui che avrebbe attaccato le forze dell’ordine, sicuramente nei mesi passati hanno assistito a qualche processo nei tribunali italiani, hanno preso appunti e li hanno messi in pratica.

No, non è uno scherzo, ma quanto realmente accaduto ad un esserino di non ancora 1anno, solo perché la folla, pare, ha fatto il suo nome recepito da scaltri agenti di polizia.

Come può sentirsi un giudice durante un siffatto dibattimento quando si trova davanti un imputato con il biberon tra le labbra? Con gli occhi sgranati dalla preoccupazione, davanti a tanti sconosciuti e, magari, con il pannolino pieno di pupù dall’emozione?

Vabbeneil detto “In Pakistan si cresce in fretta”, ma cavolo sbattere in galera uno da poco nato, insieme a assassini, ladri e stupratori è forse un po’ troppo avventato; almeno avesse compiuto i 12 mesi.

La bizzarra vicenda raggiunge punte di comicità alla Mel Brooks quando il piccolo sarà, poi, sottoposto al rituale delle impronte digitali, e qui, davvero, il minuscolo serial killer portatile, non ha più resistito dando in un disperato pianto, nel momento in cui gli hanno afferrato le dita  per inzupparle nell’inchiostro.

L’unica cosa sensata della vicenda è la sospensione del poliziotto che ha effettuato il fermo.

Certamente, il caso ha evidenziato una volta di più il malfunzionamento della legge dovuta, si vocifera, allo scarso interesse al lavoro degli agenti, quasi tutti sottopagati e privi di addestramento e sovente accusati di usare il loro spropositato potere per stuprare e corrompere.

Tornando, invece, a Mel Brooks, ah no al giudice, c’è da dire che il cervellone ha rilasciato il piccolo solo dietro cauzione invece di esprimersi con il più adatto “ non luogo a procedere”; ma è risaputo che in questo Paese la tutela dei bambini è praticamente assente.

In quanto a Musa Khan, al momento vive in clandestinità, perché il nonno ha paura della vendetta della polizia.

Ma, tornando al magistrato, forse c’è da capirlo, lui ha voluto salvaguardare il popolo da un pericoloso criminale, che nei giorni a seguire avrebbe potuto rapinare le farmacie e le drogherie di quartiere per approvvigionarsi di latte in polvere e yougurt magri.
Sì, nemmeno Mel Brooks sarebbe arrivato a tanto!

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