Editoriale

Dateci arte, bellezza e liberta’ (con adeguati sgravi fiscali ecc.)

Sottoscriviamo lo slogan scelto da Edoardo Sylos Labini per promuovere la sua attività politico-culturale: “Liberare la Cultura”

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

utti conosciamo le frasi “la Bellezza salverà il mondo” e “la verità vi farà liberi”. Due assiomi nei quali credo, soprattutto perché possono essere sintetizzati nel verso di John Keats: “la verità è bellezza, la bellezza è verità”, eco della sapienza antica dei nostri padri.

Bello e convincente è lo “slogan” scelto da Edoardo Sylos Labini per promuovere la sua attività politico-culturale: “Liberare la Cultura”. Cultura che va liberata per dare Libertà.

Perché senza Arte, e quindi senza il Bello e la Bellezza, non soltanto non vi è Cultura ma neppure Civiltà degna di questo nome perciò non vi è neppure Parte.

Benché l’Italia possegga il sessanta o forse, più probabilmente, il settanta per cento del patrimonio mondiale artistico, fino ad oggi nessun governo è stato in grado di utilizzarlo pienamente come principale fonte di sano reddito e motore socialmente etico.

Si pensa al patrimonio artistico come ad un qualcosa di avulso dal suo “valore”, invece di considerarlo parte integrante e fondamentale del Tesoro dello Stato.

Ci sono purtroppo molte ragioni, tutte alquanto tristi, a questa mancata realizzazione.

La Bellezza, l’estetica dunque, è inscindibile dalla Giustizia e quindi dall’etica, lo sapevano già i greci coevi di Platone; oggi invece noi cerchiamo di distinguere il bene dal male ignorando i comandamenti estetici. Ecco che, in tal modo, irrompe il predominio del brutto a favore della funzionalità, del “politicamente corretto”.

La Politica, nel suo senso più nobile, quello che oggi è stato negletto troppe volte - ovvero il “Buon Governo” della “Polis” - ha il dovere ineludibile di occuparsi delle Arti. Laddove questo manca, e gli esempi, gli scempi, sono sotto gli occhi di tutti; proliferano i mali della violenza, dello stupro, della droga, dell’omicidio e di ogni altra forma di crudeltà della quale sia indegno l’essere umano. L’Arte - le Arti – non in mano ai “partiti”, ma ad una visione superiore della Politica che agisca per il Bene Comune.

Le pastoie burosauriche hanno impedito a lungo un pronto intervento nel campo della conservazione dei nostri beni artistici e storici, un sistema vetusto che non ha eguali al mondo e che dovrebbe essere abolito al più presto, se non fosse che, ancora una volta proprio in esso hanno posto radici e tentacoli le incompetenze e le incapacità di generazioni di scaldasedie passacarte.

Virtuoso ed auspicabile è perciò l’intervento, sapientemente diretto, da parte del Privato laddove lo Stato non arrivi, non per sostituirvisi ma per affiancarlo. Roma antica ed il Rinascimento, l’ho scritto più volte, hanno avuto mecenati, Cardinali, Pontefici ed Imperatori senza il cui denaro e lungimiranza politica noi oggi sederemmo soltanto su cumuli di rovine ridotte a pascolo di capre.

 Oggi servono dunque “nuovi imprenditori” anche in campo artistico e culturale, serve ricchezza per generare nuova ricchezza. Defiscalizzare. Favorire. Incentivare chi investe nella Bellezza e nella Cultura. Esistono centinaia di spazi inutilizzati che potrebbero essere affidati – tanto per fare un esempio banale e ovvio – in comodato d’uso ad associazioni culturali con lo scopo di farli rendere e fruttare, invece di lasciarli chiusi a  marcire, rifugio di nomadi, vandali e tossicodipindenti. Quanti ruderi poco fuori Roma sono soltanto teatro di oscenità sataniste essendo disertati dagli stessi turisti?

La Cultura è un’insesauribile opportunità di “posti di lavoro”, anche questo l’ho detto molte volte, certo per “chi sa fare”, non per gli incapaci che troppo spesso occupano posti totalmente inadeguati al loro valore e merito che è pressoché nullo. È il sogno preraffaellita: l’Arte per migliorare l’uomo mediante la Bellezza, un’industria realmente ecocompatibile, autorigenerante e priva di qualsiasi tipo di controindicazione, se soltanto si avesse il coraggio di avviarla. 

I Musei non dovrebbero essere chiusi la sera, ma aperti e vivi come i Teatri ed i Cinema. È tutto un discorso vecchio lo so, ma mai attuato. Se non si pone in atto la “magia del fare” tutto resterà come prima.

L’Arte, la Musica, la Poesia, la Letteratura, il Teatro dovrebbero poi ritornare ad essere parte fondante ed integrante del nostro insegnamento scolastico. Da noi si è ridotta a lumicino la Storia dell’arte nei licei e cancellata dai bienni del classico, mentre le nostre vicine Francia, Germania e Spagna si dimostrano essere più competitive; inoltre è difficile, anche per il migliore docente, parlare del Bernini o di Van Eyck avendo davanti agli occhi per le ore – sempre più scarse – di lezione una struttura di cemento armato e controsoffitti in polistirolo che tutto dice tranne che essere bella.

Concludo ricordando che di tutti questi argomenti, e di altri, ne ho trattato nel recente saggio pubblicato dai tipi di Simmetria con il titolo “Senza arte né parte. Come evitare l’arte contemporanea e vivere felici” . È poca cosa, lo so, passa inosservata ma, per dirla con William Butler Yeats:

“né legge né dovere mi costrinsero alla guerra,

non gli uomini politici, non le folle plaudenti,

un impulso di gioia solitario

mi guidò a questa furia tra le nuvole;”.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 10/04/2014 13:02:37

    La cultura, intesa letteratura e poesia e l'arte, come esaltazione della bellezza dovrebbero essere al centro della vita di una nazione, come l'Italia. La speranza è che qualcosa in questa direzione si muova. Sull'apertura dei musei la sera , sono decenni che si auspica ma tutto finisce lì.

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