Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Firenze e l’opera … al nero. Il 77° festival del maggio Musicale fiorentino sta per alzare il sipario, o meglio i sipari, visto che le sedi saranno più d’una, tra cui il Nuovo teatro dell’Opera, recentemente completato che però ancora non ospiterà le rappresentazioni dei melodrammi. Intanto è stato presentato il nuovo logo, sobrio ma elegante: il simbolo che rappresenterà graficamente il teatro nel mondo è un giglio rosso con lettere in nero OF, cioè Opera di Firenze. Decisamente meglio del logo scelto per rappresentare la città.
Per la verità, almeno sul piano dei titoli operistici il programma non è ricchissimo, ma dati i tempi di crisi – e in particolare quella che ha attanagliato il Maggio minacciandone addirittura l’esistenza – si può essere soddisfatti e comunque il cartellone nel suo complesso è più che rispettabile.
Grande apertura il 30 aprile con un grande e graditissimo ritorno: il Tristan und Isolde di Richard Wagner, il dramma di amore e morte che tanto entusiasmò Nietzsche e che si disse ispirato (ma oggi la cosa è molto discussa) dalla filosofia di Schopenhauer. Del capolavoro wagneriano Zubin Mehta dette già una lettura appassionata e vibrante in una edizione fiorentina di alcuni anni fa, ma quella che inaugura il festival è una nuova edizione, per la regia di Stefano Poda e sempre con Mehta sul podio (repliche il 4, 7 e 11 maggio). Continua poi la “tradizione” di questi ultimi anni delle proposte di lavori di Gaetano Donizetti: è la volta del Roberto Devereux, (18-20 maggio) purtroppo in forma di concerto ma con la grande Marcella Devia come protagonista. Quindi l'amour des trois oranges di Prokof'ev diretto da Jurai Valciuha per la regia di Alessandro Talevi (1, 3, 5 e7 giugno; nuovo allestimento); infine il capolavoro di Gluck, Orfeo ed Euridice, sul podio il fiorentino esperto di musica “antica” Federico Maria Sardelli per regia di Denis Krief (8, 10, 14 e 15 giugno; nuovo allestimento.
Molto nutrito il programma dei concerti e da segnalare senz’altro in prima battuta l’evento speciale Opening gala con cui il nuovo Teatro dell’Opera aprirà nuovamente i battenti, finalmente con tutte … le carte in regola. Si tratta di un concerto spettacolare Diretto da Mehta che comprende il IV atto dell’Otello di Verdi e il primo della Tosca di Puccini, rappresentati in forma scenica con tanto di regia e costumi e i balletti La valse di Ravel e After the rain di Arvo Pärt, con una nuova coreografia; a questo proposito è giunta l’ottima notizia della “salvezza” di MaggioDanza . Si tratterà certamente di uno spettacolo sicuramente destinato a diventare memorabile negli annali del festival fiorentino.
Tra i grandi solisti, ci saranno il pianista Krystian Zimerman (23 maggio) e il violinista Uto Ughi (24 maggio); l’11 giugno l’orchestra filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, con Leticia Moreno violino solista, sempre al nuovo Teatro dell’Opera. Appuntamento particolare e di grane fascino il 12 giugno in Santa Maria del fiore con il coro del Maggio diretto da Lorenzo Fratini: in programma musiche di Francesco Feroci, Niccolò Jommelli e il requiem per doppio coro di Ildebrando Pizzetti; un itinerario che dalla fine del seicento giunge sino al novecentesco e ormai quasi dimenticato “Ildebrando da Parma”, come lo definiva d’Annunzio. E ancora al nuovo Teatro dell’Opera il 24 giugno arrivano i Berliner Philharmoniker diretti da Gustavo Dudamel.
Un programma dunque molto vario ed affascinante, a cui vanno aggiunti conferenze ed altri eventi particolari. Come sempre i più importanti verranno ripresi e debitamente approfonditi ma si può comunque già dire con soddisfazione e sollievo che la bandiera del Maggio Musicale è ancora alta sul giglio di Firenze, alla faccia di chi la dava ormai per ammainata.
Inserito da piccolo da Chioggia il 10/04/2014 18:22:07
mi tocca ripetermi ma lo devo dire. provo sempre una gioia cristallina a leggere le poche disadorne linee del professor Del Nero. è uno stile di scrittura elegante e semplice e preciso. l'araldica scelta per la stagione ora alle porte è davvero un opera di grafica sobria e armonica. non squassata da malintese policromie che somigliano la pubblicità dei prodotti in vendita. in questo caso non vi è da vendere perchè già vi fu il dono: Wagner, Donizetti han donato il loro genio alla musica che ascolteranno gli spettatori delle rappresentazioni. fortunati. spero che Ughi, del quale ho letto or è poco un volumetto autobiografico il quale raccomando ai lettori di Totalità, possa far qualche prodigio colla sua arte. se il Tristano sia stato ispirato da Schopenhauer è complicato dire. forse è stato ispirato a Wagner da un Wagner lettore del filosofo di Danzica. cosa che è altra dalla prima. il filosofo ascoltava Rossini e Mozart, e va dato merito a Wagner che sapeva di questo di aver coltivato incrollabilmente la sua ammirazione per un genio che non si occupava di lui pure così conscio del proprio valore.
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