Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Uno dei pochi scrittori contemporanei che rende a Manzoni l’omaggio, forse più grande, è Umberto Eco, che nelle Postille al nome della rosa, gli riconosce il merito di essersi inventato un pubblico, un pubblico che prima non c’era. Capita, invece, che intellettualetti chic, intervistati da quelli che i colti chiamano media, da pronunciare rigorosamente midia, al sentir nominare I Promessi Sposi, arriccino il naso e confessino di averlo letto sì, ma solo perché a scuola lo impongono. Un po’ come gli orecchioni e il morbillo, malattie fastidiose, che tutti devono subire, ma generalmente senza gravi danni. E aggiungono che all’estero nessuno lo legge, facendo intendere che le loro opere sì, quelle veramente sono internazionali.
Questo romanzuccio, se lo sai leggere, nel descrivere il più cupo dei mondi possibili, invece, ti sconvolge la vita. A parte Lucia e il Cardinale, non c’è un personaggio che vorrei incontrare di notte dietro un angolo buio: politici immorali e vigliacchi, forze dell’ordine asservite al potere, avvocati e giudici infami, intellettuali cretini, un clero corrotto e scellerato: questa è la bella e varia umanità del romanzo. Ma non sono i Don Rodrigo, i Conte Attilio o gli Innominato che spaventano, atterriscono molto di più le brave persone. La buona madre Agnese, che sa solo consigliare alla figlia di ingannare il prete; il bravo ragazzo, Renzo, che se non lo fermassero si apposterebbe dietro una siepe e prenderebbe a schioppettate il rivale; l’eroico frate, Cristoforo, il quale altri non è se non uno che ha ucciso per un sorpasso; la pia donna, Prassede, che fa più male che bene.
E allora perché questa galleria degli orrori non piace? Perché in una società che tutto scusa e tutto ammette, in cui il concetto di colpa è scomparso, in cui tutto è divenuto relativo, Manzoni afferma una verità scomoda e fuori tempo massimo, una verità che nessuno vuole più accogliere. Guardate a fondo nel vostro animo, dentro di voi sapete qual è il bene e qual è il male perché vi è stato dato il dono più scomodo e terribile: la libertà; perché potete scegliere, potete sempre scegliere, e prima o poi dovrete farlo; non ci sono scuse, non ci sono alibi. E così questo libro, erroneamente creduto da molti opera dalla morale consolatoria, resta potentemente attuale e fa qualcosa di agghiacciante mettendo il suo lettore davanti alla più scomoda delle realtà: la provvidenza è solo la libertà di scegliere fra il giusto e l’ingiusto.
Ecco questo è il segreto della meravigliosa impopolarità di questa opera perfetta: nella cultura degli alibi, l’Autore ci strappa la maschera: il re è nudo!
Inserito da piccolo da Chioggia il 14/04/2014 15:24:00
sul rango del romanzo di manzoni basta anche rammentare che fu letto da un Goethe che era in contatto epistolare con l'Autore italiano e fu letto e ricordato nella sua opera da Arthur Schopenhauer. aggiungere oltre credo sia superfluo.
Inserito da piccolo da Chioggia il 14/04/2014 15:23:16
sul rango del romanzo di manzoni basta anche rammentare che fu letto da un Goethe che era in contatto epistolare con l'Autore italiano e fu letto e ricordato nella sua opera da Arthur Schopenhauer. aggiungere oltre credo sia superfluo.
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