Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La Ville Lumière è come una vecchia signora che abbia scoperto il dono dell’eterna giovinezza. Eppure non si può certo dire che sia stata particolarmente pietosa con il suo passato: molti suoi gioielli, come Notre Dame o Saint Denis, sono stati in alcune circostanze sconvolti dalla bufera della storia, al punto da rischiare di perdere quasi irrimediabilmente la loro fisionomia. Ma anche così, a Parigi batte il cuore di un’Europa che non è certo quella dei signori della finanza incistati nelle loro sordide ragnatele bancarie.
L’Europa che sognava la mia generazione, quella che correva da Aquisgrana alle città imperiali di Roma e Vienna, passando per Praga, per Monaco e tante altre città che recavano più fortemente impresse il segno di una civiltà plurimillenaria … non pacifica, certo. Come ricordava già il buon Manzoni, stufo delle solite tiritere mitologiche e classiciste, i romani erano stati un popolo spietato e crudele; e i cosiddetti “barbari” di sicuro non di meno. Eppure, da quell’abbraccio mortale e sanguinoso è scaturito un qualcosa che ancora oggi ci rende – nel male ma anche (e soprattutto?) nel bene, diversi da tutti gli altri. Non superiori, forse, ma certo non inferiori: diversi e basta.
La Francia, figlia primogenita della Chiesa, la nazione che grazie al battesimo di Clodoveo evitò le forche caudine dell’arianesimo, è stata anche la più feroce nel rinnegarlo dalle fondamenta. Eccessivi in tutto, questi francesi. Se ne vuole una prova? Versailles. Monumentale, barocca, opulenta, lo sfarzo della regalità scolpito nel cuore della pietra. Nulla a che fare con la maestosa semplicità di Schonbrunn, che ancora adesso sembra attendere il ritorno dell’imperatore …
St Denis, Notre Dame, la Tour Eiffel, naturalmente il Louvre e la spettacolare Gare d’Orsay, oltre alla vertiginosa prospettiva degli Champs-Élysées e i bagliori del ponte Alessandro III … Tappe obbligate per il bignami del turista sovente inquadrato in terrificanti “carovane di puzzoni” e per le mandrie in gita scolastica …. Branchi di ragazzotti scortati da docenti talvolta più annoiati e bufali di loro. I secoli di storia sembrano scorrere sulla loro pelle come sabbia fastidiosa, mentre trascinano i loro passi abbaiando sbadigli a Leonardo, Monet e alle foreste di pietra delle cattedrali, salvo poi ridestarsi per devastare alberghi e stordirsi di alcolici.
E il profondo fascino altero di quei monumenti, di quei quadri, quel passato che chiede e grida disperatamente di essere ancora una volta reso vivo? Mummia quella mattina romperai la vetrina, cantò il genio di Arrigo Boito a significare il bisogno, il desiderio disperato del passato di non essere confinato tra le teche di un museo. La bellezza vuole vivere: le grandi città europee, Parigi, Vienna Roma Firenze traboccano del Bello oscurato dal trionfo del brutto e del cretino. A meno che ….
C’è una grande, profonda bellezza anche nei giovani, quando sono veramente tali. Non importa quanto siano alti, robusti, proporzionati etc... Si trova nei loro occhi, in uno sguardo che interroga, fruga, sa alternare la franca e gioiosa risata al momento della riflessione e della contemplazione. Quando il passato e il futuro riescono ad entrare in sintonia, allora c’è speranza anche per le pietre antiche e soprattutto per un domani che non sia una cappa di grigiore opprimente, fatto solo di numeri, di profitti e di macchine per consumo. E anche per la pace degli albergatori, che ti fanno i complimenti lietamente sorpresi di aver avuto tra le loro peraltro poco efficienti mura questi “ragazzi così educati”. E italiani, per di più, alla faccia di tutto il becero e logoro “luogocomunismo” su spaghetti e mandolini …. Come se inglesi e spagnoli fossero tutti gentlemen o hidalgos …
Vedere ragazzi che percorrono in silenzio le navate di una cattedrale, che ti interrogano sul senso di quelle pietre e sul significato di quelle tele, che esultano di gioia passando sotto i ponti illuminati della Senna, vuol dire solo una cosa: che per la nostra civiltà c’è ancora speranza. Forse non la salveranno come vorremmo noi o come avremmo fatto noi, che peraltro non ci siamo riusciti. Non saranno moltissimi, immersi in una generazione priva di punti di riferimento che non siano quelli dettati dai “padroni del vapore”, dai grandi burattinai del giocattolo tecnologico d’ultima generazione , o più semplicemente dalla propria inettitudine: come nel caso di un branco multietnico di pulciosi che imbratta di vetri e scorie lo splendido sagrato del Sacre Coeur, riducendo a una pattumiera uno degli angoli più suggestivi della capitale francese. Invece i nostri ragazzi faranno in modo che venti secoli di storia non siano passati inutilmente. E forse – in fondo, non ci vuole neppure tanto – riusciranno a fare meglio di chi li ha preceduti. Senza essere i “primi della classe”, parlando anche di calcio e di futilità; grazie a Dio. Ma capaci, capacissimi di guardare in alto e di dirti, con un sorriso che ti arriva fino all’anima “grazie per avermi mostrato il Bello”. E di portarselo dentro il loro cuore, per ridar vita a quello affaticato della vecchia Europa.
Alla mia “fuoriclasse”.
Inserito da piccolo da Chioggia il 18/04/2014 13:11:50
bella descrizione di Parigi. mi vien voglia di andarci se non che preferisco stare a Chioggia. delle tele di Monet e Leonardo non mi importa nulla. sono tele bellissime e le ammiro ma non le posso avere nella mia stamberga dove oltretutto sarebbero eccessive per la mia modestia. il Camembert è con la salsa d'estragon e la baguette à l'ancienne una cosa che vorrei aver tutti i dì sulla mia povera mensa. ma vatti a fidare dei supermercati. un buon Camembert normanno ha costi futuristi da conquista delle stelle. vino: son astemio. lo Champagne me lo berrei però perchè è un idromele davvero divino. ma come la metto con i costi? mi accontento dunque e invio a Parigi e alla sua Jeanne d'Arc Marina la Bretone un bacione. un poscritto: bello il rilievo fra l'opulenta Versaglia e l'elegante semplicità di Schoenbrunn. certo che comunque le architetture dei Mansart e De L'Orme sono belle. vorrei disegnare io come loro...
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