Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La notizia dell'ultim'ora riferisce che il Presidente Napolitano avrebbe rinviato la firma (ma dopo un colloquio con Padoan ha dato il via libera) per il bonus di 80 euro promesso da Renzi a 10.000 italiani, più o meno quanti nel nostro paese guadagnano meno di 1500 euro mensili ma più di quanto sia necessario per pagare le tasse.
Infatti il cosiddetto bonus altro non è che uno sgravio Irpef ovvero delle tasse che farebbe 'risparmiare' a quella ristretta fascia di lavoratori i famosi 80 euro che invece di involarsi in prelievi dalla busta paga vi rimarrebbero.
Ovviamente sarebbe una buona notizia, per quanto segnata da una sostanziale ingiustizia. Infatti quei 10.000.000 che dovrebbero beneficiare di detto bonus di 80 euro diventerebbero sic et simpliciter dei privilegiati, non si sa in nome di cosa, rispetto alla folta schiera di pensionati che toccherebbero il cielo con un dito se potessero avere 10 euro meno dei 1500 al mese (quanto cioè dà diritto al bonus), o a quella degli incapienti, ovvero coloro che non arrivano neppure alla soglia minima, 8000 euro all'anno, per pagare le tasse, per non parlare dei disoccupati o delle partite IVA che pagano le tasse stanno sotto i 1500 euro al mese ma non rientrano nella schiera dei beneficati in quanto non sono dipendenti ai quali si possa applicare la riduzione Irpef con le modalità previste da Renzi.
Ma questa buona notizia per pochi pare non abbia ancora passato il vaglio della copertura economica, ovvero non ci sarebbero soldi per assicurare lo sgravio e le rassicurazioni in tal senso date dal governo non sarebbero dimostrate calcolatrice alla mano.
Ma c'è ancora un problema che qualcuno ha scritto (per esempio il sito finanza.com) ma i più stanno sorvolando nonostante le denunce dei M5S, ovvero che da marzo le nostre buste paga subiscono un salasso non trascurabile dovuto alle addizionali Irpef comunali e regionali cui è stato dato il via libera per raggiungere il tetto massimo consentito dalla legge.
Ecco i calcoli della plus tassazione fatti da Finanza.com
«Il conto più salato in busta paga sarà a Roma con l’acconto e il saldo che peseranno mediamente 139 euro (83 euro per l’IRPEF regionale e 56 euro per quella comunale); a Torino 126 euro (76 euro per l’IRPEF regionale e 50 euro per quella comunale); a Napoli 123 euro (73 euro per l’IRPEF regionale e 50 euro per quella comunale); a Genova 115 euro (65 euro per l’IRPEF regionale e 50 euro per quella comunale). A Milano si pagheranno mediamente 107 euro (57 euro per l’IRPEF regionale e 50 per quella comunale) e si faranno sentire l’aumento dell’aliquota decisa dal Comune e la riduzione delle agevolazioni per i redditi sotto i 33.500. Conto meno salato per Firenze con soli 74 euro.
Conto finale sempre più salato
La UIL sottolinea poi come si stia delineando un trend in crescita per l’IRPEF comunale 2014. Su 104 Comuni che hanno deliberato per il 2014, 43 di hanno aumentato l’aliquota IRPEF. Aumenti, questi, alquanto dolorosi – conclude Loy – in quanto le Addizionali si pagano sull’intero imponibile e non tengono conto delle detrazioni per la produzione del reddito. Per questo, è fondamentale ripensare l’intera politica economica e fiscale del Paese, che metta al centro la questione di una diversa ripartizione della pressione fiscale, alleggerendo il carico alle persone con un reddito fisso”.
A quanto ammonterà quindi il conto che lavoratori e pensionati pagheranno di tasse locali? Quella Regionale passerà mediamente dai 363 euro del 2013 ai 409 euro del 2014 (+ 12,7%), con picchi di 536 euro nel Lazio (+ 34,3%), e 490 euro in Piemonte (+ 25,3%). L’IRPEF comunale passerà dai 140 euro medi pagati nel 2013 ai 155 euro medi di quest’anno (+ 10,7%), con punte di 207 euro a Roma e 184 euro a Napoli, Milano e Torino».
Quindi Renzi ha fatto un simpatico gioco delle tre carte, ora che non è più sindaco ha rifilato gli aumenti alla responsabilità dei comuni e delle regioni e ha riservato al governo la facciata di bontà (ingiusta) di riduzione delle tasse per chi ne ha bisogno e per far ripartire i consumi.
È ovvio che alla luce di questi dati non solo i consumi non ripartiranno, ma si contrarranno ulteriormente, vista la stangata che si è abbattuta su tutti noi.
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