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Un veleggiatore in miniatura

Dalla Zanonia, il mirabile aliante della Flora, alla Taube, il velivolo di Igo Etrich

Nella sua autobiografia Etrich racconta di come il disegno finale della Taube sia stato da lui tracciato in una notte solo in base alla pura intuizione e senza alcun aiuto di formule e teorie matematiche

di Piccolo da Chioggia

Dalla Zanonia, il mirabile aliante della Flora, alla Taube, il velivolo di Igo Etrich

Nel 1897, ha il suo ingresso nel mondo aeronautico uno strano aeroplanino “quasi di carta”, assai particolare perché esso viene consegnato pronto per il volo dalla pianta che lo disperde in aria: è il seme volante della Zanonia. Questa è una pianta ad arbusto del Sud Est dell’Asia che si avvolge agli alberi e i cui frutti prendono forma di globi che pendono attaccati a liane dai rami del tronco che fa loro da sostegno. Una volta aperti, dai globi per effetto del vento fuoriescono i semi che si disperdono in lunghe planate. Ogni seme consta di una aletta aperta all’incirca da 11 a 17 centimetri che vista in fronte appare come un sottilissimo arco aperto verso l’alto. Le estremità alari sono fortemente falcate e, viste di lato, appaiono flesse verso l’alto all’estradosso, cioè al bordo posteriore, in guisa di mostrare quasi una linea ad S molto appiattita. Questo in modo da causare con la corrente d’aria durante il volo una pressione su di esse e posteriore al baricentro, da contrapporre al momento picchiante creato dalla parte anteriore dell’ala. La superficie dell’aletta è di una fibra simile alla carta ma molto più sottile di essa ed è irrigidita, per resistere al volo senza flettersi, da tante increspature incurvate. In capo al bordo anteriore e al centro del complesso sta il seme vero e proprio che svolge l’ufficio di appesantire la prua del piccolo aliante naturale permettendogli di volare perfettamente come un autentico veleggiatore. 


Un veleggiatore in miniatura che marinai in crociera ad un centinaio di miglia dalla costa hanno visto prima scivolare lietamente nell’aria, portato così lontano dalle correnti ascendenti, e poi raccolto. Un caso di avvistamento è documentato a circa 600 miglia dalla costa. Ma anche gli scalatori degli alti monti che sovrastano l’habitat dell’arbusto ne danno notizia: un ingegnere che stava eseguendo dei prospetti per tracciare una nuova strada trovava l’inconfondibile seme volante ad una altitudine di circa 2000 metri sul livello del mare.


E’ uno zoologo e fisico di Amburgo, il Professor Ahlborn, che nel 1897 appunta la sua curiosità sulle caratteristiche della Zanonia  di cui aveva portato alcuni esemplari dai suoi viaggi, e su di esse richiama l’attenzione degli aeronauti e degli studiosi con un esauriente e famoso scritto apparso sulla stampa botanica del tempo. Attento al volo degli esseri viventi, il naturalista amburghese aveva osservato che questi frutti alati, una volta staccatisi dalla pianta volano stabili sui tre assi di volo e, trasportati dalle correnti, possono percorrere anche lunghe distanze. Sono in pratica dei veri e propri piccoli alianti della Flora. Ahlborn è il primo a segnalare ed interpretare in senso tecnico le straordinarie qualità di volo dell’aletta falcata che in aria mantiene sempre l’equilibrio della planata e non cade mai in vite arrotandosi.  Il boemo Igo Etrich, un ingegnere tessile con il passatempo dell’aeronautica, rimaneva impressionato dall’articolo del professore amburghese e si metteva in contatto con lo zoologo cercando di ricevere, per via postale, un esemplare di Zanonia. 


Riuscito nell’intento di poter studiare al naturale una Zanonia, Etrich aveva cominciato ad imitarne la sagoma ricostruendola in vari aerini di carta la cui forma ricalcava esattamente quella dell’aliante venuto dalla flora e però li portava a volare equilibrati e stabili solo dopo una certa fatica perché la piccola ala vegetale ha in realtà della caratteristiche assai raffinate tanto nell’attenta distribuzione dei pesi quanto nell’aerodinamica delle sue forme. Con l’ostinata fede in una intuizione che si delinea passo a passo sempre più chiara, Etrich costruisce modelli di questo aliante naturale in una scala che col tempo aumenta fino a qualche metro di apertura alare. E su uno di essi verrà infine simulato il primo volo possibile, quando al posto del pilota è caricato un peso e l’aliante viene lanciato nell’aria lungo la traiettoria di una catapulta: volo che riesce e del quale per convincere gli scettici sono riprese le immancabili e oggi preziose fotografie. Wels, un maestro di scherma e collaboratore di Etrich è il primo imperialregio pioniere ad aver volato nei domini dell’Asburgo ai primi d’ottobre del 1907 su di una copia in esteso della piccola foglia volante estesa fino a sei metri di apertura alare. Dalla Zanonia evolve per lenti ma continui stadi successivi un aereo a motore che viene brevettato, la “Taube”, il cui primo volo è del 1910 e che frutta all’ Etrich una fama mondiale davvero più che meritata. 


Nella sua autobiografia Etrich racconta di come il disegno finale della Taube sia stato da lui tracciato in una notte solo in base alla pura intuizione e senza alcun aiuto di formule e teorie matematiche. Sulla sicurezza assoluta del velivolo, impossibile da far cadere in vite proprio per le estremità alari falcate e allungate col bordo posteriore flesso verso l’alto, va ricordata questa curiosa avventura degli anni avanti la prima guerra mondiale: su di un campo di volo austriaco, una Taube era in rullaggio a motore acceso quando un meccanico inesperto, effettuando un controllo, bloccava un rubinetto in una posizione alterata causando la forte accelerazione del motore. La Taube si metteva in moto e decollava senza pilota.

Stabile essa se ne volava fino all’esaurimento del carburante e atterrava da sola, in un prato distante un circa 200 chilometri e senza alcun danno come un riuscito aeromodello e, a questo punto è il caso di dire, più che fortunato. Le vicende della Taube si intrecciano poi, a dispetto del suo nome augurale di “Colomba” nell’intrico tragico che porta al primo conflitto mondiale. Essa però non serve nei corpi aeronautici degl’Imperi Centrali che solo per qualche mese; essendo troppo lenta le viene riservato il modesto ufficio di aeroplano addestratore. Ufficio che svolge egregiamente in virtù della stabilità intrinseca sui tre assi di volo dell’ala mutuata dal seme veleggiatore venuto del lontano Oriente. Verso la fine degli anni 30, in grazia di un Reicherlaß ispirato dal ministero retto da Göring, nelle scuole germaniche di tutti gli ordini si introduce l’aeronautica come materia di studio con il quale torna a fare capolino la Zanonia: gli scolari la dovranno copiare, ricostruire in aerini di carta e far volare, per la lezione sul volo nel mondo della botanica. 


Poscritto 

Ho ripercorso un vago cammino all‘inverso di quello del pioniere boemo Etrich. Dopo aver imparato dai vari volumetti germanici, pubblicati in ossequio al Reicherlaß di cui si è detto, come costruire un modello perfetto di Zanonia e a farlo scivolare in belle planate, con un volo stabile ed equilibrato dove il veleggiatore minimo tocca il suolo sempre di petto e senza mai avvitarsi, cercavo, senza riuscirci, di avere le copie del rapporto del professor Ahlborn: Über die Stabilität der Flugapparate. Pubblicato nelle Abhandlungen aus dem Gebiet der Naturwissenschaften del Naturwissenschaftlicher Verein di Hamburg, Band. 15, anno 1897, e pagine 1-51. Scrivo questo in guisa di promemoria nel caso volessi di nuovo tentare la sorte scrivendo ad una biblioteca della città anseatica. Ma assai graziosa è stata la sorpresa di vedermi recapitare qualche tempo addietro una busta postale rigida il cui francobollo indicava provenienza svizzera. Da Zurigo. Era un pacchetto dell’Orto Botanico che mi recapitava un discreto numero di Zanonie. Le ho fatte volare nella stamberga e l’esperienza mi confermava che lo stupore di Ahlborn ed Etrich erano più che giustificati: il seme volante scivola in belle planate, equilibrato nel volo e compostissimo nel poggiarsi al suolo sempre lievemente, sul petto e senza avvitamenti. Della autobiografia di Igo Etrich, che si può leggere solo in tedesco dato che questa letteratura minore non trova facilmente editori interessati alle traduzioni, voglio ricordare al lettore alcuni punti che la rendono interessante: non vi fu mai alcun incidente fatale con le „Tauben“; lo Etrich era appassionato di medicina omeopatica, con la quale faceva curare la sua famiglia, e di dottrine esoteriche. Sulle quali pubblicò, lungo i suoi ultimi anni, pure un volume. Da tedesco della Boemia, nel descrivere la propria vita in quelle regioni prima irredente, poi ritornate in seno al Reich, poi di nuovo tolte ai tedeschi, costretti infine ad abbandonare per sempre i luoghi che li videro solerti e capaci coloni per secoli, la sua testimonianza apre un lacerto ulteriore sulla tragedia che occorse agli sconfitti.  


Poscritto secondo

Della Zanonia come modello botanico di aliante vi è solo una succinta stringata e quasi incomprensibile notizia sulla nostra Enciclopedia Treccani. Non è nominata la pianta, nè questa è descritta nelle sue forme principali. Vi si allude solo per rammentare che ad essa ci si è ispirati per un nuovo tipo di ala a stabilità inerente. Strano perchè poi l’aulica opera dispensa colonne su colonne irte di equazioni e diagrammi alle voci sull’aeronautica.  Diversissimo avvicinarsi alle cose dunque: in Germania la si studiava a scuola collegando interdisciplinarmente botanica zoologia e aeronautica. Dalla Zanonia, gli appassionati di „biotecnica“ fanno discendere i velivoli „tutt’ala“ a freccia dei fratelli Horten e i consimili progettati da Alexander Lippisch. Sui modelli di carta della Zanonia: non è così facile farli volare bene. Dopo molti tentativi ne avevo compreso la ragione fisica: la cartilagine finissima che costituisce l’ala del piccolo seme ha una massa minima, vorrei dire quasi trascurabile, rispetto alla massa del seme che del complesso volante ne costituisce il baricentro. Nei modelli in carta della stessa forma, al contrario la massa dell’ala cartacea non è affatto trascurabile rispetto alla massa del baricentro, rappesentata da un piccolo rinforzo di cartoncino o altro. Una volta compresa questa particolarità e usata una carta lievissima con alcune pliche per rinforzo per l’ala e lasciando così concentrarsi il peso totale quasi tutto nel baricentro, anche i miei modelli in carta volarono bene come la vera Zanonia. Una conclusione: vi fu addirittura un poeta che vedendo volare l’aereo di Etrich compose un poemetto dedicato alla Taube. Non è ingiustificato se si rammenta che la macchina non è incorsa mai in alcun incidente fatale. Lenta nel volo e quieta nelle virate la Taube è passata alla storia oltre che per essere sicurissima, anche per un‘impresa avventurosa del guardiamarina  pilota e scrittore Gunther Plüschow. Fu nel lontano Oriente a cavallo delle prime settimane della guerra.


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