Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
n un sistema in cui la comunicazione e l’immagine sono tutto, il “voto di sfiducia” di Piero Pelù contro Matteo Renzi, durante il “Concertone del 1° maggio”, vale più di un passaggio parlamentare o di un qualsiasi dibattito televisivo.
“Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro” - ha tuonato il rocker davanti alla folla di Piazza San Giovanni, definendo il Presidente del Consiglio, mai citato direttamente, “il boy scout di Licio Gelli”.
Poche parole, dall’effetto devastante, visto il contesto e l’indubbio impatto mediatico, che hanno messo ko la macchina comunicativa renziana. Alle scudisciate di Pelù l’apparato del Pd ha dato fondo al peggiore armamentario dialettico, con toni esplicitamente reazionari.
Michele Anzaldi ha invocato la Commissione di Vigilanza Rai e l’Agcom in quanto il concerto è stato trasmesso in periodo di par condicio: “Tra l’altro – ha detto l’esponente Pd - Pelù è anche uno dei volti di un’altra trasmissione Rai, The Voice, che continua ad andare in onda anche nelle prossime settimane proprio a ridosso del voto. È opportuno comprendere come gli organi preposti intendano comportarsi di fronte a questa situazione, va chiarito chi era chiamato a vigilare sul concerto e come, se ci siano responsabilità e di chi”.
Andrea Marcucci ha rievocato un articolo del 1995 per dire che Pelù avrebbe incontrato Gelli. Ernesto Carbone ha voluto lumi sul suo compenso, mentre Dario Ginefra ha chiesto ai sindacati confederali, che hanno organizzato l’evento, di prendere le distanze. Qualcuno ha tirato fuori una vecchia polemica tra il cantante ed il Comune di Firenze, sulla direzione artistica dell’Estate Fiorentina, negata a Pelù. “Sarebbe bene che i comici e i cantanti si occupassero del loro mestiere” - ha dichiarato Alessandra Moretti.
Ha ragione chi dice che se al posto di Renzi ci fosse stato Berlusconi, l’uscita di Pelù avrebbe avuto ben altre considerazioni a sinistra. Così è sempre stato per ogni “Concertone”, targato Cgil-Cisl-Uil, considerato una sorta di “zona franca” per i messaggi della musica “impegnata”.
Questo fino a quando al governo ci sono gli “altri”. Ma ora che Palazzo Chigi impera la melassa renziana, ecco subito arrivare la Commissione di Vigilanza Rai, la richiesta che i cantanti non si intromettano nelle questioni politiche, il dossieraggio contro Pelù, le verifiche sul conto spese dell’artista, il richiamo all’ordine verso i sindacati, responsabili dell’organizzazione del concerto.
Niente da dire purtroppo sulle ragioni del contendere e cioè sul fatto – sottolineato, questo 1° maggio, da molte parti – che più che 80 euro molta gente chieda certezze per il lavoro, un futuro meno incerto, minore precarietà contrattuale.
Questo – in fondo – ha detto Pelù, il quale, come cantante, può piacere o meno, ma che certamente si è fatto interprete di un disagio reale. Il fatto grave è che Renzi e compagnia tacciano sulla materia del contendere, evidentemente colpiti nel vivo della comunicazione, interesse principale dell’’attuale maggioranza di governo.
Inserito da piccolo da Chioggia il 03/05/2014 12:10:42
fanno ridere d'un riso omerico, chiedendo venia al divino aedo dell'eroismo ionico se lo si nomina in questo povero contesto, le sguerguenze degli impegnati in s.p.e. del regio esercito (il re ce lo indica Travaglio...) del culturalume mediatico. ora attendiamo nella mischia anche i gran soloni di questa filosofia spicciola...
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