Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
n una scena del telefilm cult americano Scandal (in onda su Fox life di Sky), il più stretto collaboratore del presidente degli Stati Uniti, dopo aver insabbiato le indagini sulla morte del marito della vicepresidente (ucciso dalla moglie, venuta a conoscenza della sua relazione gay, in un accesso di follia perbenistica ), concorrente contro il presidente in carica per le nuove elezioni, viene a sapere che la donna in un delirio di pentimento religioso vuole confessare al mondo intero la propria colpa.
Coinvolti nell'insabbiamento del delitto fatto passare per infarto, oltre al collaboratore del presidente e all'assassina, la vicepresidente, c'è anche l'ambiziosa moglie del presidente in carica. Insomma un pasticcio tremendo che induce il collaboratore del Presidente a convocare il capo di un'agenzia indipendente (nella fiction chiamata B613) -che ha il compito di proteggere la Repubblica degli Stati Uniti con ogni mezzo e da chiunque, anche eventualmente da un presidente infedele- per chiedergli di uccidere la vicepresidente prima che compia la sua pubblica confessione.
In ballo c'è ovviamente lo scandalo e le conseguenti conseguenze penali sui responsabili, vicepresidente, moglie del Presidente collaboratore del Presidente. Il capo dell'agenzia rifiuta di aderire alla richiesta argomentando che il compito del B613 è quello di proteggere la Repubblica e non i politici che la governano.
La risposta del collaboratore del Presidente è il motivo della lunga citazione che abbiamo fatto, essa esprime il principio sul quale si fonda il sistema della democrazia americana e soprattutto la stabilità delle istituzioni, la loro intangibilità quasi sacrale per il popolo, e di conseguenza la credibilità e il rispetto delle leggi quasi ossessivo.
Proteggere la Repubblica -dice il collaboratore del Presidente- significa in alcuni casi anche dover proteggere gli uomini e le donne che la rappresentano o di contro addirittura eliminarli fisicamente se questo significa eliminare ogni possibilità di dubbio, di sospetto, di sfiducia che possa sorgere nel popolo.
Se il popolo viene messo di fronte alla certezza che (come nel caso in oggetto) la vicepresidente è un'assassina e lo staff del presidente ha coperto il suo delitto, la sua fiducia nell'istituzione verrà minata e con essa la fiducia in qualunque istituzione su cui si basa il funzionamento della Republica. Se il popolo non ha fiducia nelle istituzioni lentamente il sistema è destinato a crollare perché esso si basa su una sorta di "fede" quasi religiosa nella bontà delle istituzioni.
Già, la fiducia, meglio la "fede", nelle istituzioni: gli americani la conoscono bene e fondano il sistema su questa ferrea regola: all'interno dell'istituzione l'uomo può sbagliare (i vari scandali, dal Watergate all'affare Lewinsky, lo confermano), ma il sistema è concepito in maniera tale da difendersi da colui che sbaglia al punto da mettere sotto accusa anche il Presidente degli Stati Uniti per una sua scelta discutibile, sbagliata, impropria se non addirittura criminale. Ma se lo scandalo rivela che è il sistema che permette il complotto e dunque lo stravolgimento e il tradimento dell'istituzione stessa, essa viene fatalmente messa in discussione con i risultati che si dicevano. Perciò in ogni sistema di governo è prevista la secretazioni di certi documenti, il segreto di stato, l'azione non sempre eticamente e moralmente limpida dei servizi segreti. La cosiddetta ragion di Stato ha un valore nella misura in cui, come nella fiction, essa è finalizzata alla tutela dl sistema, che significa tutela dl popolo che sul sistema basa la propria sopravvivenza.
Infatti quando viene meno la fiducia nel sistema delle istituzioni è in agguato la barbarie di un'anarchia distruttiva. Se noi, popolo, non crediamo nelle istituzioni nel loro valore assoluto, nella assoluta giustezza della norma, della legge, insomma del sistema, il sistema muore perché nessuna coercizione, nessuna punizione può far rispettare il sistema come lo rispetta chi crede in esso.
L'evasione fiscale, per esempio, non si combatte rendendo sempre più dure le pene per chi evade, incrementando la persecuzione di chi non rispetta la legge, ma creando un sistema fiscale credibile, e educando i contribuenti ad avere fiducia in esso.
Il bene comune come patrimonio di tutti che tutti devono tutelare, proteggere, coltivare, preservare, far crescere è un concetto su cui si fonda il sistema americano, ma ignoto al nostro paese.
Se qualcuno in Italia butta un pacchetto vuoto di sigarette in terra nessuno si adonta, nessuno interviene tantomeno un vigile, perché nessuno considera le strade come luogo comune e dunque anche proprio, ma come spazio di nessuno e come tale ognuno lo sdegna e se ne disinteressa.
Inutile però invocare pene severe, forze dell'ordine che facciano fioccare multe, regole che poi nessuno applicherà come sempre avviene in questo paese. L'Italia non ha bisogno di regole, di leggi, di polizia occhiuta e intransigente, l'Italia ha bisogno di un sistema nel quale credere.
E non si crede in un sistema che per primo non crede in se stesso. Perciò la proposta della Boldrini di rendere pubblici tutti gli atti riguardanti i procedimenti disciplinari riguardanti i poliziotti è demenziale e distruttiva. Come potrò avere fiducia in agenti di cui sia pubblica la condotta scorretta? Piuttosto si caccino immediatamente quegli agenti, li si allontani per sempre, si renda più pulita e credibile l'istituzione invece di mantenere al suo interno elementi indegni, ma fingendo trasparenza (qualità ampiamente sopravvalutata) sputtanandoli pubblicamente !
Perciò in uno stadio in fermento lo Stato non discute con i facinorosi che si chiamino con nomi stravaganti o che si chiamino signor Rossi, che vestano una vergognosa T-shirt o una formale grisaglia. L'istituzione non fa conversazione, l'istituzione tutela prima di tutto se stessa e dunque noi che crediamo (o dovremmo) credere il essa anche a costo un'apparente complicazione di un pericolo apparentemente più grave di una trattativa umiliante.
Inserito da ghorio il 06/05/2014 14:28:07
Naturalmente sono d'accordo con il direttore Simonetta Bartolini: La posta della Boldrini non regge. Visto che copiamo gli Usa nelle cose più deteriori e disparate, copiamoli almeno nelle regole delle loro Istituzioni sulla sicurezza. Una piccola precisazione sullo scandalo Watergate, enfatizzato all'inverosimile dal mondo dell'informazione. Personalmente ricordo un magistrale editoriale di Enzo Bettiza su "Il Giornale", allo diretto da Montanelli che presentava questo scandalo con l'esempio di " un elefante che si muoveva in una stanza di cristallo>
Inserito da piccolo da Chioggia il 06/05/2014 13:28:38
corruptissima res publica, plurimae leges. dixit Tacitus. quindi ora legge più legge meno che importa? l'energumeno delo stadio mi appare piuttosto innocuo in fondo...
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