Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
... avremmo preferito evitare l'argomento dato l'esaurirsi delle parole in merito, più nulla v'è da esprimere se non il già espresso, ma la complessità del conflitto che continua a svolgersi alle porte d'Europa, entro, impone una ripresa, non fosse altro che per quelrepetita iuvant che ha affollato la nostra adolescenza intellettuale. Ripresa sì, ma con parole altrui, anche.
" Non abbiamo moscoviti, qui, ho abbastanza esperienza", siamo a
Slovyansk, è Yuri a parlare, un veterano militare, era stato a Kandahar, in
Afghanistan, dal 1980 per quattro anni. I combattenti filorussi si sono imposti
una ferrea disciplina che include astensione assoluta dall'alcool e
meticolosa pulizia delle armi. "Se fossimo aiutati dai servizi
segreti russi, avremmo armi nuove, non come queste" dice mostrando la
propria datata anni '80. E' Dimitrij a parlare, un combattente. Armi datate le
loro, è vero, tra cui anche fucili da caccia, vecchi Kalashnikov, qualche
granata, qualche razzo anticarro portatile o piccola mitragliatrice, tutte
risalenti agli anni '80 con qualcosa del '90, e, quando non datate, risultano
le stesse dell'esercito ucraino e delle forze speciali del ministero
dell'Interno.
I ciliegi stanno per fiorire a Slovyansk.
Ad aiutare i combattenti è la gente comune, bambini compresi. Fanno da spola,
da sentinella, da informatori. Avvertono l'avvicinarsi delle truppe
governative. Quali truppe governative, in realtà Kiev non dispone quasi più di
un esercito regolare, gran parte dei militari regolari si sono rifiutati, nei
giorni scorsi, e si rifiutano, di usare la forza sui civili filorussi, su
connazionali. Quindi Arsen Akanov, ministro dell'interno, sta rastrellando
volontari che, tra l'altro, per farsi arruolare, devono firmare d' uccidere
anche donne e bambini. Chi siano questi volontari, non si sa.
E non si parla di ammissione alla Russia, ma la bandiera russa sventola accanto
all'ucraina.
E non si parla di divisione della nazione: " l'Ucraina deve rimanere una
nazione", c'è chi dice e chi propone in francese: "une rive Gauche
et une rive Droit ", una frontiera lungo il fiume che attraversa
Kiev.
I ciliegi stanno fiorendo a Slovyansk.
E i combattenti hanno liberato i 12 ostaggi dell'Osce, Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
E Putin incontrerà il 7 p.v. a Mosca, Didier Burkhalter, presidente di turno
dell'Osce, per avviare un dialogo tra Kiev e i filorussi, un dialogo nazionale
pacificatore.
E la Merkel mentre chiede all'UE di essere unita su eventuali ulteriori
sanzione alla Russia, supplica Putin per un secondo vertice a Ginevra
visto il fallimento dello scorso 17 aprile per il venir meno di
Kiev.
E Federica Megherini, attuale ministro Esteri italiano, non comprende
quest'ultimo punto, infatti, a Vienna, un giorno fa, anziché
rivolgersi ad Andreij Deshchytsia, capo della diplomazia di Kiev, sollecitando
l'interruzione degli scontri e il rispetto degli accodi di Ginevra, si è
rivolta a Sergheij Lavrov.
E due giorni fa, Sergheij Lavrov e John Kerry, sono giunti alla stessa
conclusione della Merkel ed altri: coinvolgere di più l'Osce. Che poi, sulla
validità delle parole con accento yanchee, sia d'uopo tener presente Giano
bifronte, lo si sa.
E Sergheij Narshkin, presidente della Duma, dichiara: " E' in atto un
genocidio del popolo russo ed ucraino, è tutta colpa di un piccolo
gruppo di avventurieri che ha preso il potere a Kiev... lo stesso popolo
ucraino gli si rivolterà contro.
E la Nato, continua ad ammassare truppe e
mezzi e puntare missili in Polonia.
E 40.000 soldati russi sono sul confine orientale.
E non dimentichiamo le linee rosse, quelle che gli Usa stabiliscono sui confini
altrui, dopo di che accusano i legittimi di oltrepassarle. Dejà vu.
E non dimentichiamo il principio: il colpo di Stato.
E non dimentichiamo i personaggi che l'hanno realizzato.
E non dimentichiamo i cosacchi, soprattutto, quelli vivi e quelli morti
nel rogo di Odessa. "Noi abbiamo Dio nel nostro cuore. Loro, nella testa
gli scarafaggi", è Tuffatore a parlare, si chiama o lo chiamano, chissà. I
"loro" sono le milizie di quell'accozzaglia d'esercito ucraino di cui
sopra, l'esercito che per l'80% regolare non è più. E' un cosacco, Tuffatore,
molti suoi amici sono arsi nel rogo. Non è un caso fossero cosacchi.
I ciliegi sono fioriti a Slovyansk... i fuochi ovunque.
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