Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
l caso di Costanza Miriano, la giornalista Rai e autrice di libri di successo sulla famiglia, che si è vista annullare un incontro, programmato da tempo, presso la Luiss, per un non meglio precisato “motivo interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche” (in realtà la censura è per le sue posizioni eccessivamente “conservatrici” sui temi dell’etica e della famiglia) offre l’occasione non solo per stigmatizzare l’ennesimo episodio di discriminazione culturale, ma per aprire una questione “di metodo”.
Che cosa sarebbe successo se ad essere discriminata fosse stata un’intellettuale “progressista” ? Apriti cielo: speciali dei Tg, appelli delle varie associazioni “parallele”, titoloni sui giornali, denunce e manifestazioni. Insomma: se ne sarebbe fatto un caso, in grado di turbare le coscienze e le opinioni pubbliche, di inquietare e “fare notizia”.
Per la Miriano, invece, niente di tutto questo. Qualche denuncia sui soliti siti anticonformisti, l’indignazione di qualche quotidiano, ma niente di più. Troppo poco, vista l’azione nei confronti della giornalista e considerati i principi in campo.
Da qui l’invito– per chi crede al valore di certe “battaglie” – a darsi una mossa.
Quando avvengono casi del genere, bisogna incominciare ad imparare a trasformare l’indignazione in un fatto diffuso. Bisogna fare in modo che il caso singolo diventi un “caso politico”. Bisogna utilizzare tutti i mezzi comunicativi a disposizione per alzare l’attenzione anche intorno alle ragioni di chi subisce censure e discriminazioni.
Nella fattispecie una giornalista ed opinionista che (come nel suo libro “Sposati e sii sottomessa”) rivendica per la donna, con orgoglio, ma senza retorica e molta ironia, il ruolo di madre e moglie, mentre il marito è visto come guida della famiglia, e lo fa offrendo, ogni giorno, dalla sua pagina Facebook, quadretti di vita familiare che sono un costante invito all’amore e all’unità, perché – scrive - il matrimonio “è la sfida dell’impegno, di giocarsi tutto, di accogliere e accompagnare nuove vite. Una sfida che si può affrontare solo se ognuno fa la sua parte.”
Abbiamo letto che il Cavaliere ha voluto per la rinata Forza Italia un dipartimento cultura, affidandolo a Edoardo Sylos Labini. Ne siamo ovviamente lieti, chiedendo – se ci è permesso – chiarezza d’intenti ed organicità di azioni. Non basta infatti “sdoganare” – come ha dichiarato Sylos Labini – “i grandi maestri e i valori immortali della cultura liberale”, né puntare a valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale.
Per “fare cultura” bisogna tirare fuori le unghie ed imparare a difendere posizioni scomode, come quelle per cui la Miriano è stata censurata, attrezzandosi “gramscianamente” alla bisogna. A cominciare dalle reti televisive del Cavaliere, incubatori, fino ad oggi, del peggiore progressismo culturale piuttosto che strumenti consapevoli di un’autentica controrivoluzione culturale.
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