Inchiesta baby-squillo

S’impicca per il terrore di vedere il suo nome infangato sui giornali

Un’angoscia così profonda e devastante dalla quale non riusciva a divincolarsi se non, appunto, con l’estremo gesto che si compie quando non abbiamo più la minima speranza

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S’impicca per il terrore di vedere il suo nome infangato sui giornali

L’angoscia, l’ansia, il terrore di veder scritto il suo nome sui giornali lo divorava come un tarlo da mesi.

L’ossessione lo consumava poco a poco sino al gesto estremo: il suicidio.

Era un terrore che S.S. covava da diversi mesi, perché convinto di essere stato coinvolto nell’indagine delle baby squillo dei Parioli e pertanto aveva definitivamente perduto la propria serenità.

Un’angoscia così profonda e devastante dalla quale non riusciva a divincolarsi se non, appunto, con l’estremo gesto che si compie quando non abbiamo più la minima speranza.

Le forze dell’ordine non hanno dubbi: S.S. si è tolto la vita, perché quando l’ hanno rinvenuto hanno capito subito che quel suicidio era stato programmato e quella corda appesa a una trave era stata proprio una sua idea…un’ultima idea mortale!

Adesso l’impiegato dell’Enea si sentirà finalmente libero dal rischio infamante di veder scritto il proprio nome sui quotidiani, di essere additato come un pedofilo o semplicemente un cliente di minorenni; un incubo di cui aveva già parlato con un suo fedele amico e con un legale di sua conoscenza.
Una fissazione di cui aveva lasciato tracce grazie ad alcune lettere trovate dagli inquirenti ove scriveva di baby squillo e negava insistentemente di avere mai avuto contatti con queste ragazzine, sebbene avesse confessato al suo amico del cuore di essersi recato ad un appuntamento senza, però, fare assolutamente niente. 

E’ arrivato a desiderare la sua fine pur non essendo stato, per il momento, ancora indagato non essendoci traccia minima di lui negli atti.

Ma, S.S., quasi sicuramente, sapendo di essere stato lì, nei pressi del palazzo delle minorenni, aveva lo sgomento di essere stato localizzato e di essere tra gli indagati.

Una sensazione terribile che si teneva dentro da ottobre, dal giorno degli arresti, dei tanti arresti fino a quello eccellente del marito della Mussolini.

Una paura, trasformatasi in panico, a causa dei tantissimi servizi televisivi e cartacei durante i quali venivano mostrati nomi e dettagli di chi frequentava le giovanissime prostitute.

I media, caterpillar senza ritegno alcuno, che impazziscono, quasi ossessionati, da casi simili e che non hanno un attimo di esitazione a “sparare” in prima pagina cognomi e particolari di presunti colpevoli, senza minimamente interessarsi o soffermarsi, appunto, sulla parola presunti, hanno portato all’esasperazione più totale il tecnico dell’Enea, gli hanno creato nella sua mente un'intensa emozione derivata da una profonda percezione di pericolo, e sentendosi travolto da un possibile rischio per la propria incolumità morale ed etica di fronte a se stesso e ai suoi familiari si è ucciso.

Ci sono persone che reggono, ce la fanno a sopportare la distruzione del proprio nome, la propria onorabilità su giornali e televisioni, altri con maggiore sensibilità preferiscono farla finita.

Tutte le morti sono anticipate da una causa che le ha originate, questa -o altre simili- hanno la loro genesi in un micidiale e funesto duo: Procura e Media.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Yulia il 09/05/2014 10:33:46

    Beh...molte volte ci troviamo in situazioni non intenzionalmente, ed è triste perché ha pagato con la sua vita per la vergogna! Forse per solitudine e andato li! Mah! Che dire! Poveretto!

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