Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
“Picchiava i compagni di scuola, quattordicenne arrestato per Bullismo”; così il Resto del Carlino di Sabato 10 maggio riferisce un episodio accaduto a Rimini. La legge del più forte non vige solo in natura ma anche a scuola, non è un caso infatti che siano frequenti episodi di violenza sia fisica che psicologica. Quante volte si sentono notizie di ragazzi picchiati, maltrattati o scherniti (letteralmente) fino alla morte? Il bullismo psicologico è forse quello che fa più male perché non colpisce il corpo ma ciò che si pensa di sé, la propria essenza, il proprio animo. Da un occhio nero si guarisce in fretta, ma da una ferita interiore non si guarisce mai o dopo tantissimo tempo. La vittima infatti continuerà a pensare di sé ciò che gli altri le dicono, influenzando anche la sua personale autostima; come nel caso di Andrea, il quindicenne di Roma che qualche anno fa ha deciso di togliersi la vita perché i suoi compagni di scuola "preferivano" etichettarlo come omosessuale nonostante lui non lo fosse: quei pantaloni rosa, frutto di una lavatrice andata male, e quello smalto che metteva alle unghie per non mangiarsele sono diventati dei pretesti per etichettarlo come tale. Ma questo, come è purtroppo tragicamente noto, è solo uno dei tanti casi di studenti che non sopportando più le offese e gli scherni, hanno preferito togliersi la vita.
Certo, anche il bullismo fisico è altrettanto grave e degno di disprezzo: minacciare o picchiare qualcuno per prendergli la merenda o solo per sentirsi superiore è un comportamento degno di certe popolazioni barbare che depredavano e saccheggiavano città e villaggi più per il gusto di farlo che per necessità.
Ma chi sono in realtà questi nuovi "Unni"? Cosa c’è veramente dietro quell'aspetto da duro? Molto spesso persone con grossi problemi alle spalle, siano la mancanza di un genitore o quella di una “sacrosanta sberla". L'educazione, infatti, sta alla base di una convivenza migliore tra ragazzi e tra uomini, e la prima istituzione a doverla insegnare è la famiglia. Purtroppo però per problemi come la perdita di un genitore, un divorzio o la perdita di un lavoro , o semplicemente la paura di instaurare una relazione conflittuale con i propri figli (per cui si preferisce tacere), le famiglie perdono di vista i loro ragazzi che non sentendosi più rappresentati dalla società che li circonda, cercano un modo di sfogarsi e di sentirsi meglio, diventando violenti e aggressivi. Cosa può spingere infatti un ragazzo di terza media a rompere il naso a un compagno di classe o a ferire una ragazzina con un paio di forbici, come nel caso del quattordicenne riminese?
La scuola poi, in quanto “scuola di vita”, è per gli studenti l'unico punto di accesso alla società. La fiducia per l'istituzione scolastica e per i docenti è sicuramente qualcosa che gioverebbe alle vittime di bullismo: in primo luogo perché incoraggerebbe le vittime a confessare le violenze e gli abusi subiti (cosa che raramente viene fatta) e in secondo luogo perché questa fiducia dovrebbe instaurare la fiducia per le altre istituzioni sociali e statali. Ovviamente questa fiducia va guadagnata, quindi è compito della scuola intervenire tempestivamente e affrontare tali episodi.
La scuola deve impegnarsi a tutelare e aiutare tutti i ragazzi, bulli e non, e i genitori devono smettere di rinunciare a tale titolo. Perché i ragazzi non hanno che il bisogno di una guida, è questo che loro chiedono. Un adulto responsabile. Nel nostro caso è stato il preside a prendersi la responsabilità di denunciare il ragazzo ai carabinieri; un gesto difficile ma evidentemente necessario, anche se c’è da chiedersi se non si sarebbe potuto intervenire prima che accadesse il peggio.
Ma a influenzare il bullismo c’è anche la mentalità degli stessi ragazzi. La maggior parte di loro infatti accetta i comportamenti violenti o prevaricanti perché nella vita è meglio essere furbi e svegli che disciplinati e diligenti . Il bullismo quindi non è solo un problema che riguarda la società ma anche la sua mentalità. Sarebbe infatti interessante sapere quali erano i modelli e gli “eroi” del ragazzo di Rimini…
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