Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
remesso che mia moglie ed io si abbia - anche se forse sarebbe più corretto dire che noi si sia proprietà di un cane e di un gatto - che io sia cresciuto con la compagnia di un segugio e poi abbia sempre avuto, felicissimo, dei gatti; che la stragrande maggioranza dei miei amici ha un gatto, qualcuno un cane, e mia cugina un coniglio… dunque detto ciò e aggiunto che io non sono vegano in quanto mangio più che volentieri carne, abbacchio, maiale, cinghiale, cervo e ippocampelefantecameoleonte se lo trovo ben cotto, desidero dichiarare tutto il mio solenne disprezzo per le affermazioni che ho udito provenire dal sin troppo noto ex comico genovese all’indirizzo di una creatura che altra colpa non ha se non quella di essere l’animale da compagnia dell’attuale compagna di Silvio Berlusconi.
Ora, capisco ma non comprendo, che si sia in campagna elettorale, che gli attacchi all’ ”odiato nemico” si facciano sempre più virulenti, ma credo che a tutto dovrebbe essere posto un limite. Limite dettato non già dal rispetto né dall’educazione, ché tanto questi sono oramai diventati più rari dell’araba fenice, quanto almeno dal buon senso di non oltrepassare quella giusta decenza che ci farebbe evitare di dire emerite idiozie.
Capisco che da anni sia diventato lo sport nazionale attribuire al Cavaliere ogni nequizia e ogni nefandezza possibile, ci mancano soltanto l’incesto, l’assassinio di J. F. Kennedy, Pearl Harbour ed il genocidio di massa, poi praticamente gli hanno attribuito di tutto, ma andare ad auspicare pubblicamente che il cane di casa Berlusconi debba essere mandato alla vivisezione, scusate, mi sembra francamente troppo come caduta di stile, anche per uno come Grillo che stile, in realtà, non è che ne abbia mai avuto in abbondanza.
Anche perché, predicando un utilizzo del povero ed inconsapevole Dudù come oggetto di studi vivisettorii, forse il nostro ex comico di Bogliasco, non si è reso conto di stare promuovendo un gigantesco spot proprio in favore dell’obbrobriosa ed inutile pratica vivisettoria.
Insomma ancora una volta vorrei ricordare che gli animali hanno un’anima, sì, anche quelli che io mi mangio arrosto, ma che sono stati creati anche perché fossero il nostro nutrimento, senza per questo giustificare né stragi né torture. Mangiare un pollo non lo trovo ancora essere né reato e neppure un delitto contro Dio o la Natura; invece torturare un cane, un gatto od un coniglio sì.
Padronissimi naturalmente di non essere d’accordo con il mio pensiero ovviamente, ho amici che non mangiano carne ed io rispetto ogni loro scelta, ci mancherebbe; esigo però che venga rispettato anche chi, sebbene considerato “nemico d’ogni bene”, di male non ha certo fatto l’avere un cane, o un gatto, o un criceto, o un cormorano, come animale da compagnia.
Quindi, per favore, Grillo, se la prenda pure con chi crede nel campo dell’agone politico di questo paese sempre reso ridicolo ogni giorno di più; attacchi pure su temi sociali, economici, politici, etici se è in grado, ma lasci fuori da questo schifo gli animali, qualunque creatura non umana, anche perché gli animali, a differenza degli esseri umani, vorrei ricordare, sono innocenti. Sempre.
Inserito da piccolo da Chioggia il 17/05/2014 21:48:35
l'attacco del comico genovese al povero cagnolino è inqualificabile pure se credo che si tratti d'un modo come un altro per abbaiare ai possibili elettori affetti da rabbia. invito comunque i lettori di Totalità a riflettere sul fatto che animali altrettanto e forse più autocoscienti del cagnolino in questione quali mucche, cavalli, ovini etc soffrono davvero le pene d'un inferno quale noi possiamo imitare su noi stessi nelle guerre lungo il processo che li porta alla macellazione e che essi percepiscono perfettamente senza poter aver nemmeno una pur infinitesima e improbabile via di scampo. nei tempi del Rg-Veda si cacciavano gli animali per farne gustosa vivanda ma costume era un attacco uno contro uno in modo da dare alla bestia la possibilità di scampo. evidentemente ai pastori di quel lontano barbarico tempo balzava al pensiero che la lealtà va applicata anche con esseri le cui possibilità di comprensione sono limitate.
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