Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il Cile ieri ha dato un duro colpo alla Spagna estromettendola dagli ottavi di finale della coppa del mondo di calcio, e ponendo fine al suo lungo regno di regina del calcio internazionale grazie ad una brillante vittoria per 2-0.
I gol di Eduardo Vargas al minuto 19’ e Charles Aranguiz al 43’ sono serviti, oltre al passaggio del turno del Cile, a far terminare l'età d'oro del calcio spagnolo negli ultimi sei anni, nei quali aveva incantato il mondo intiero vincendo due volte i Campionati Europei e l’ultima Coppa del Mondo.
I cileni si sono assicurati la qualificazione e si giocheranno il primo posto nel Gruppo B nell’ultima partita contro l'Olanda, che ha sconfitto l'Australia 3-2.
La squadra di Del Bosque difenderà il proprio onore lunedì 23 durante la partita con l’Australia anch’essa ferma a 0 punti.
Come la Francia nel 2002 e l’Italia nel 2010, la Spagna, campione del mondo in carica, non è riuscita a varcare la soglia del suo girone per approdare agli ottavi.
È inoltre la prima volta da Francia ‘98 che la Spagna viene eliminata prima degli ottavi di finale.
Nessuna reparto della squadra, difesa, centrocampo e attacco, sono stati all’altezza della situazione, evidenziando errori e mancanza di energia soprattutto negli uomini che dovevano essere determinanti e che, con il loro basso rendimento, hanno punito una compagine che ha segnato un’epoca grazie alla superiorità tecnica dei suoi giocatori.
Che qualcosa stava terminando è parso ben chiaro sin dalla prima formazione messa in campo dal CT spagnolo, quando il selezionatore, ha deciso di far giocare Pedro Rodríguez al posto di Xavi Hernández, l'uomo che ha definito lo stile di gioco degli iberici durante gli ultimi sei anni, con il quale la squadra non conquistò solo tre grandi titoli consecutivi, ma meravigliò ognove col suo calcio di alto spessore tecnico.
Il cervello del Barcellona, 34 anni, ha pagato la sua scarsa prestazione contro l’Olanda, dove non ha mai quasi visto palla.
L'altro cambiamento che ha squilibrato non poco l’assetto tecnico del team è stato l'ingresso di Javi Martinez in luogo di Gerard Piqué al centro della difesa.
I campioni in carica della coppa del mondo dovevano creare e segnare goal, per questo Del Bosque ha cercato più profondità con l'inclusione di Pedro. Ma, il piano non ha funzionato, anzi…
Né Andrés Iniesta né David Silva sono riusciti a dare al pallone la velocità necessaria per superare l'ordinata difesa cilena.
La Spagna si è smarrita nella fitta ragnatela tessuta da un Cile molto più affamato, sempre pronto a lottare e a vincere ogni singolo duello, per poi buttarsi in pericolosissimi e letali contropiedi.
Le tribune del Maracanà, piene di tifosi cileni, pregustavano ciò che sarebbe successo in campo.
Gli uomini di Jorge Sampaoli sono usciti dallo stadio con alcune motivazioni che mai hanno avuto i giocatori spagnoli, in scarsa forma dopo una lunga stagione di battaglie nazionali e europee, consumati nei muscoli e nell’anima.
La mancanza di un vero gioco in attacco non è che il riflesso dei difetti che hanno portato la Spagna all’eliminazione in sole due partite.
Xabi Alonso ha perso il pallone a centrocampo, lasciando che Alexis iniziasse una vertiginosa transizione che nessun difensore spagnolo è riuscito a bloccare; il pallone è arrivato a Aranguiz ed il suo cross al centro dell’area è stato perfezionato in goal dall’ intelligenza tecnica di Vargas.
Poco prima del riposo, Alonso ha commesso un fallo vicino all'area, trasformato in punizione dall’arbitro.
Alexis l’ha battuta sopra la traversa. Iker Casillas ha respinto la palla sulla quale si è avventato Aranguiz che in un attimo ha ribadito in rete: 2-0. E’ la fine della Spagna!
Del Bosche allora ha tentato il tutto per tutto variando il centrocampo e inserendo KoKe Resurrecciòn al posto di Alonso. Niente da fare, tutto ancora una volta ha espresso un solo nome, quello del Cile.
Un passaggio magico di Iniesta a Diego Costa, il cui tiro è deviato dal portiere, è tutto quello che possiamo ricordare delle Furie Rosse.
Né l'ingresso di Torres per Costa, né di Santiago Cazorla per Pedro cambieranno volto alla partita.
La squadra spagnola si è dimostrata spenta di fronte ad una rivale con le idee chiare che ha combattuto e corso con il coltello tra i denti, e più di una volta si è resa pericolosa in area di rigore. La partita nel secondo tempo è andata avanti e si è conclusa con gli "olés" di tutto il pubblico nei confronti del Cile.
Mentre gli dei del calcio, trasformatisi in comuni mortali, hanno lasciato mestamente il Maracanà.
Inserito da bea il 19/06/2014 11:44:11
Bravo Max, un'analisi professionale! Avendo visto la partita da dilettante... Un commentatore tedesco ha detto: I cileni correvano, correvano e gli spagnoli camminavano...
Inserito da CARO il 19/06/2014 10:16:30
Max sei unicooooo, ma se ci fosse stato un giocatore dell'Inter nella Spagna?
Inserito da Gaston il 19/06/2014 10:09:28
Sì, ma le squadre di club spagnole restano di altro spessore tecnico
Inserito da Francesco il 19/06/2014 10:05:40
Bellissimo articolo, scritto con competenza e valide argomentazioni. Quello fatto dal Corriere della Sera sembra un necrologio funesto e sfigato. Quello del Corriere dello Sport è identico alla GAzzetta... Tuttosport idem
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