Addii

È morta Marina Cepeda Fuentes. Questa di Marina è la storia vera, bella e triste

Ma c'è anche una storia brutta, di irriconoscenza e ingenerosità di questa Italia un po' miserabile

di Simonetta  Bartolini

È morta Marina Cepeda Fuentes. Questa di Marina è la storia vera, bella e triste

Marina Cepeda Fuentes

Oggi la cerimonia degli addii è dedicata ad un’amica e collaboratrice di questo giornale, Marina Cepeda Fuentes che tante volte avete letto e apprezzato su queste pagine. Le sue ricette, le sue storie e leggende, che ricostruivano una tradizione che ella aveva a lungo indagato con il marito Alfredo Cattabiani, le avete commentate, seguite con passione: ve ne siamo grati, come lo era Marina.

Alle 12 e 15 di ieri, 21 giugno, Marina pubblicava il suo ultimo post sul suo profilo facebook e sulla pagina che aveva dedicato al marito, comparso nel 2003, quell’Alfredo Cattabiani, studioso di tradizioni e indimenticato direttore editoriale della Rusconi, la casa editrice che, per sua volontà, pubblicò in Italia il Signore degli anelli, e iniziò la fortunata collana dedicata agli indiani d’America. Lo aveva conosciuto in Italia, dove Marina era venuta per completare i suoi studi di restauro a Roma, arrivava da Siviglia, dove era nata il 3 agosto (l’anno per le signore rimane un segreto) aveva alle spalle un matrimonio con un uomo con il quale aveva fatto una figlia, Clara, oggi deliziosa ballerina di flamenco.

Correva l’anno 1993 quando Alfredo Cattabiani andò a Pistoia dall’amico Sigfrido Bartolini con Marina per far conoscere all’amico di sempre la sua «nuova compagna (o già moglie?) spagnola  … buona semplice da sembrare una vecchia amica» appunta Bartolini nel diario il giorno 25 aprile.

Proprio così, Marina aveva la dote, tutta mediterranea, di entrare immediatamente in contatto con tutti, facilmente, con la naturalezza che si accompagnava ad un grande sorriso, un sorriso che gli amici hanno visto spengersi solo quando Alfredo morì lasciandole però un bagaglio di ricordi, di cose fatte, di progetti compiuti insieme, di libri da completare, di inediti che lei conservava gelosamente e che negli anni a venire si era battuta per cercare di far pubblicare.

Insieme, questa è la parola chiave di Marina e Alfredo, avevano girato l’Italia a caccia di storie antiche, filologi della tradizione popolare che lui rifondeva nei bei libri che pubblicava con Mondadori, Lunario,  Bestiario; con  Rizzoli, Santi d’Italia; con Rusconi, Calendario. Insieme avevano continuato il percorso oltre la morte quando le ceneri di Alfredo, dopo la cremazione, erano tornate con lei nella loro casa di Santa Marinella in attesa del congiungimento definitivo che ieri è arrivato improvviso, inatteso.

Non è un caso che quell’ultimo post Marina lo avesse ancora una volta dedicato ad Alfredo trascrivendo una pagina del Lunario dedicata al solstizio d’estate «nel segno del cancro», e riproducendo la copertina del libro, la dedica che lui le aveva fatto nel ’94 e il segno zodiacale che illustrava la pagina del mese di giugno, disegnato da Sigfrido Bartolini che aveva illustrato il volume dell’amico. Non è un caso che Marina abbia raggiunto Alfredo il giorno del solstizio d’estate.

Già perché dopo quel post Marina, che stava bene, almeno apparentemente, si è accomiatata dal mondo e in silenzio se n’è andata.

Questa è la storia bella di Marina, che amava Alfredo e che a lui si è ricongiunta, forse ha risposto al richiamo dell’uomo che l’aveva amata in giorno denso di simboli.

Ma oltre alla storia bella e triste di Marina c’è anche una storia meno bella e altrettanto triste, o forse solo un po’ miserabile ,tipica di questa Italia irriconoscente e divisa, ideologizzata e ingenerosa.

E questa storia vogliamo raccontarvela, forse saremo i soli a farlo, ma crediamo che Marina abbia il diritto che si conoscano anche i sensi del suo dolore.

Marina, come dicevamo, era arrivata in Italia intorno agli anni ’60, o almeno così mi pare di ricordare mi abbia raccontato una volta. Arrivava dalla Spagna franchista che non era esattamente quella che lei prediligeva, aveva incontrato Angelo, il primo marito, padre di Clara, poi dopo che il matrimonio era finito, Alfredo.

Dalla fine degli anni ’80 aveva cominciato a  collaborare con la Rai, la sua voce segnata dalla dolce cadenza spagnola allietava gli ascoltatori della radio con trasmissioni dedicate per lo più alla sua passione per la gastronomia tradizionale (per carità, niente a che vedere con l’invasione di cuochi degli ultimi anni). Dopo la morte di Cattabiani, Marina oltre a trovarsi da sola ha visto piano piano diminuire fino ad estinguersi le sue collaborazioni con RadioRai, sua unica fonte di sostentamento, e solo pochi mesi fa mi scriveva della sua delusione, della sua angoscia, dei suoi timori per il futuro.

Già perché Marina è stata una delle vittime silenziose di quell’epurazione che la Rai ha compiuto nei confronti di tutti coloro che, etichettati, a torto o a ragione, come simpatizzanti della parte politica ormai all’opposizione, dovevano lasciare il posto al nuovo che avanzava. E che importa se i programmi sulla cucina di questa cuoca itagnola (come lei si definiva unendo le sue due patrie)  non hanno colore politico, che importa se la sua rubrica sulla Cucina dei vangeli non poteva certo essere ascritta a simpatie berlusconiane.

Marina era stata la moglie di Alfredo Cattabiani (uomo i cui valori si riconoscevano in una destra che ormai è scomparsa, era una destra della cultura, del culto della tradizione, e poiché non poteva piacere a sinistra piaceva a destra, e una destra degli ideali e della cultura piaceva a lui) e dunque recava su di sé stimmate politicamente scorrette.

E così Marina che aveva amato un uomo che non piaceva a sinistra, si ritrovò a non piacere per eredità ideologica, e perse il lavoro.

Che importa se aveva scritto un bel libro, Sorelle d’Italia, dedicato alle donne che avevano contribuito a fare il Risorgimento italiano e che aveva avuto il premio Elsa Morante, che importa se le sue trasmissioni erano seguite e apprezzate.

Ecco, questa di Marina è la storia brutta, la storia che non avremmo voluto dover scrivere, ma è , come dice la canzone, la storia vera.

Ciao Marina, saluta Alfredo per noi.


Per tutti coloro che vorranno esserci i funerali di Marina Cepeda Fuentes si terranno sabato 28 giugno a Roma presso al Casa internazionale delle donne, via della lungara 19, alle ore 11

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