Editoriale

Renzi o il nulla con molto consenso, la destra senz'anima e neppure bella, un futuro sconsolato e sconfortante

Non vogliamo continuare a fare analisi distruttive, ma qui se nessuno si dà una salutare scossa e ingrana la marcia dell'umiltà fattiva non abbiamo speranze

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

uno rilascia certificati di inesistenza” scrisse con la solita amara sagacia Emil Cioran, ma evidentemente non aveva mai visto all’opera il governo Renzi, che invece, senza dubbio alcuno, è la certificazione dell’inesistenza, l’aria fritta, il nulla incarnato in politica. E più passa il tempo e maggiormente, agli occhi dei più accorti, il vuoto si svela.

Si rende evidente, il nulla, pur nel paradosso del consenso che cresce in ogni dove. Renzi, infatti, non solo ha attratto i frammenti di un centro che è durato poco, ma ha sedotto anche alla sua “sinistra”, cosa che, a dire il vero, mai avrei creduto. 

Sarebbe stato più logico pensare che un segretario del Pd tanto ideologicamente sbiadito avrebbe messo in fuga i più intransigenti, mentre addirittura parte del Sel (poi sarebbe esecrabile Scilipoti, eh?!) è stato come calamitato nella vertigine del suo vuoto. Pippo Civati, del resto, è ancora nel partito, che può oramai esser definito del “pensiero unico”, a sussurrare il controcanto giusto per darsi un tono, e quel poveraccio di Corradino Mineo, che s’era permesso di dissentire con la linea furbetta del segretario, è finito alla gogna. Alla faccia della democrazia.

Consenso diffuso, eppure, di annuncio in annuncio, di bocciatura in bocciatura (che sia del Quirinale o dell’Ue), le riforme di Renzi o divengono lettera morta, o sono un boiata pazzesca (quella sulla Pubblica Amministrazione lascia davvero basiti), oppure nascondono un modo di intendere la politica tragicamente antico e piuttosto maramaldesco. E la spending review è un’altra bufala rifilata agli italiani. Renzi spende e spande al solo fine di piacere e di controllare.

Dagli sciagurati ottanta euro (il cui prezzo da dare in dietro s’è triplicato), alla riforma del Senato (che nascondeva il trappolone dell’immunità e non solo), a quella del Ministero degli Affari esteri (dove a furia di smantellare le strutture e portare altrove le competenze, finiranno per ridurre i diplomatici italiani a delle figurine e la nostra politica estera uno stonato concerto  polifonico), la politica del governo è tutto un lavorio di fino per accrescere il consenso nel popolo esangue e, di contro, per mettere sotto il diretto controllo economico e politico le strutture dello Stato. 

Un controllo che nei piani della “nuova generazione piddina” dovrebbe assicurare la tenuta del Premier e dei suoi giovani ambiziosi sodali, per un tempo superiore a quello naturale, sempre se di “naturale” - nel senso di logica istituzionale - nel governo Renzi ci sia qualcosa, oltre alla gestione sempre più diretta - appunto -  della cosa pubblica.

Renzi, che di Berlusconi è estrema conseguenza e mesto epigono politico, sta realizzando - con una baldanza e una faccia tosta che l’ex cavaliere neanche ha mai tentato - il sogno berlusconiano di avocare a sé tutto il possibile (ma chi al potere non l’ha mai sognato?). Ha un messo in piedi un governo di mezze calzette e belle faccette che gestisce come meglio crede: la ministro Mogherini è deludente? Bene, la mandiamo in Europa, tanto per far comprendere quanto all’Europa ci crediamo, no? A palazzo Chigi manca il capo dell’ufficio giuridico? Ho giusto un’amica fiorentina, che fa al caso mio, è un vigile urbano, ma che fa? Tanto comando io!

Sul piano della comunicazione Renzi è un vero fenomeno, si sa. E non solo negli annunci, ma soprattutto per come cambia repentinamente le carte in tavola: oggi è prioritario ciò che ieri era marginale e domani il contrario. La legge elettorale - in tal senso, per come viene giocata anche in chiave politica -   è un capolavoro. 

I media, poi, sono davvero ai suoi piedi, va e viene in televisione - tanto il conflitto di interessi ce l’ha solo Berlusconi -  come gli piace e gli pare, la Rai la strizza e la trita e, intanto - da quel che si mormora -, il suo fido sottosegretario Luca Lotti sta preparando e gestendo un bel colpaccio: l’accorpamento di due o tre agenzie di stampa, al fine di controllare anche il flusso di notizie dall’origine. 

“Nomina nuda tenemus”: già, noi italiani di Renzi - in fin dei conti - avremo solo le parole, tanto sono lontani da esse la cosa e il senso che dovrebbero esprimere. Che poi, anche di cosa e senso, ne faremo, francamente, a meno. Visto che sono referenziali solo all’accrescimento del suo personale potere.

La destra senz’anima

Ma ciò che in tutto questo quadro lascia ancor più sgomenti è che nel campo avverso del centro destra non avviene niente di alternativamente significativo. Cento e più tentativi, come rivoli che proprio non sembra possano giungere ad un fiume. Ora ci si è messo anche Gianfranco Fini, il quale - nonostante i demeriti incredibili e gli errori le cui ricadute sono state drammatiche per le sorti di questa parte politica -  a ben vedere, un’idea di destra nuova, futura e prospettica l’aveva avuta per primo. Criticabile che fosse.

La brava e combattiva Giorgia Meloni ha rinunciato ad esprimere lei, voglio dire il suo partito,  una leadership attraverso un progetto di destra nuovo ed attrattivo, inseguendo (ancora una destra che insegue!) le barzellette antieuropeiste della Lega (quando ero ragazzo manifestavo al grido: “Europa, nazione, rivoluzione”… ora lascia stare la rivoluzione, ma l’Europa nazione non era il sogno della destra?). 

Forza Italia, boh? Nihil novi sub sole. Ho personalmente seguito con interesse la nascita della Consulta per la cultura di Sylos Labini: ma a mio avviso, finché queste benemerite iniziative continuano a nascere dentro i partiti che sono, ahinoi, in putrefazione e non hanno come obiettivo quello di creare ex ante un’idea nuova e capace di aggregare in seconda battuta le forze politche, a che servono? Ancora a dividere?

Ci sono ancora nuovi tentativi, per esempio quello di Passera, del quale, davvero, non so che dire. Certo Passera, è anche una persona, come si suol dire “per bene”, ma non può sfidare sullo stesso campo Renzi proponendo un partito personale tutto da costruire a una corrazzata “leaderistica” che già aggrega  mondi diversissimi e parte da dodici milioni di voti!

Sul fronte dei partiti e delle forze politiche tradizionali e nascenti, alternativi al centro sinistra, ci vorrebbe un soggetto di impronta squisitamente culturale, che si proponesse di diventare sempre più incisivamente - con nuove forme di architettura politica e rinnovate modalità di comunicazione - il luogo di proposta e di elaborazione per individuare una matrice culturale comune, che non sia meramente “fusionista”, ma che sia capace di dare un’anima e un’identità forte al progetto e voce, soprattutto, a quei tanti singoli cittadini e a quei cosiddetti blocchi sociali che voce più non hanno e che privi di fiducia o si astengono dal voto o si affidano stancamente e ciclicamente al nuovo uomo della provvidenza.

C’è bisogno sì di una rivoluzione, ma che passi e si determini non come oggi si abusa dire, dal basso. Ma dall’alto delle e nelle singole coscienze di coloro che ancora, seppur con grande, immensa fatica, fanno parte del mondo produttivo di questo Paese o che ne sono rimasti loro malgrado al margine.

Ecco, ciò oggi nel quadro politico alternativo alla sinistra (che è frammentario e per certi versi pericolosamente liquido) ancora manca, e s’impone d’essere, è un’idea dominante capace di includere, interpretandole, le diverse codificazioni sul piano culturale, prima ancora che su quello politico e che sappia, soprattutto, dipanarsi in modo prospettico. Non pare, dunque, e tutto sommato, essere l’identità a fare difetto al mondo liberale e moderato, ma ciò di cui sembra aver immediato bisogno, è una sintesi espressa in un progetto capace di rinnovare i valori della sua storia in proposte per il futuro.

In una parola, bisogna tornare alla certezza della dimensione culturale, per poi tradurla in una chiara e persuasiva proposta politica. Per anni, invece, s’è data per scontata la prima a favore quasi esclusivo della seconda, con un evidente scadere di senso.

Il rinnovamento sbandierato da Renzi, la cosiddetta “rottamazione” è un fatto tutto interno ad una classe dirigente di partito e non coinvolge davvero l’assetto del nostro Stato, se non nella misura di cui ho detto prima. La sinistra è  sempre archeologica, di fatto, e anche quella di Renzi (è la versione più pop e semplificatrice di quella concepita da Veltroni) ed è mera narrazione di un individualismo senza individui. 

Una delusione totale e nessun vero futuro

In questo governo nato per ragioni tutte politiche e legittimato per vie parallele, non c’è davvero discontinuità, né con certo approccio berlusconiano (di cui Renzi - ripeto -  è più conseguenza che reazione), né avvertiamo reale volontà di cambiamento delle regole necessarie ad una autentica complessiva ripartenza politica, economica e sociale.

Dal centro destra, non vedo le idee, non i valori riproposti in chiave moderna e con un lessico reinventato. E sarà un guaio, non solo perché tutto sarà come prima, ma anche perché c’è il rischio di rivedere nuovamente una storia a parti ribaltate: il leader Renzi che obtorto collo imbarcherà tutto e tutti e una sorta di “Ulivo di destra”, fatto di mille anime o micro-cespugli, di per sé perdente.

Un senso avrebbe (una urgenza direi) che la destra italiana si interrogasse in piena coscienza per capire quali sono le sue anime e se, soprattutto, c’è ancora una destra moderna e ampia nelle sue proposte che possa (come credo) generare sul piano dell’offerta politica qualcosa di diverso dal centro-destra fin ora raccontato più che realizzato… lasciamo a Renzi questo compito: raccontare e non realizzare, tanto ha inseguito il peggior Berlusconi, che ben presto, anche il suo specifico, nulla verrà a galla.


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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da daniele il 27/06/2014 15:10:42

    "Europa nazione, rivoluzione..."?In che senso l'Europa sarebbe o dovrebbe essere una nazione?Lingue diverse (state lavorando all'esperanto?), religioni diverse (cattolici, protestanti e ortodossi) ancora monete diverse (la dove sono state sostituite dall'euro...una goduria-a parte la Germania). Comunque basta prescindere dalla realtà e si può sognare qualunque cosa. Parafrasando quel tale: L'Europa è fatta, ora bisogna fare gli europei.Si lamenta una mancanza di idee a destra; mi pare che ci sia anche della confusione. Da che homo sapiens sapiens è homo sapiens sapiens si vuol mangiare tre volte al giorno allevare i figli e dormire sicuri la notte: Patria e Famiglia; spero siano questi i valori da  riproporre in chiave moderna.

  • Inserito da daniele il 26/06/2014 23:37:42

    Perché quelle della Lega sono "barzellette antieuropeiste"? Mica è colpa loro se,invece di in sogno, l'UE è un incubo.Come dice il proverbio: Errare è umano, perseverare non è obbligatorio.

  • Inserito da susanna22 il 26/06/2014 10:45:58

    Gran nell'articolo finalmente da leggere. Grande Francesco come sempre.D

  • Inserito da Fabio S. P. Iacono il 25/06/2014 17:31:13

    UNA CAMERA E' SUFFICIENTE La III Repubblica non ha bisogno del dente del giudizio. Dunque del Senato. Sia quindi estratto. Sarebbe tempo di semplificazioni efficaci e funzionali: Sindaco d'Italia o Semi presidenzialismo francese. Una Camera è sufficiente.

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