Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
hi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato", e chi usa frasi di questo genere può fare al massimo l'animatore di villaggio turistico e non il viceministro.
Già, bisognerebbe rispondere così al giovane Martone che dall'alto dei suoi poco più che trent'anni ci conferma che il "largo ai giovani" - inventato dal fascismo e virtuosamente passato ad essere uno dei leitmotiv della sinistra a partire dagli anni 90 del secolo scorso come postumo dell'ubriacatura yuppie, quindi sposato di rincorsa dal centrodestra- è una colossale sciocchezza.
Non c'è niente da fare, bisogna rassegnarsi, non è vero che tutti possono fare tutto e non è vero che essere giovani è un titolo di merito. Non lo è soprattutto in questo paese dove si è sperso lo stampo degli enfant prodige, ma ci è rimasto questo dei figli di papà che si dividono in due categorie: la prima c'è sempre stata, e raccoglie i viziati, deresponsabilizzati, superficiali, vagabondi cui i genitori non hanno mai chiesto o preteso o insegnato a compiere il proprio dovere. La seconda è più recente, e vi appartengono i presuntuosi, arroganti, furbissimi trentenni che hanno saputo approfittare dei privilegi famigliari, di censo, e classe sociale per mettere a frutto il loro indiscubile e apprezzabile impegno nello studio e nella professione, ma al netto di ogni gavetta.
Così sono convinti di essere "normalmente" superiori, si sentono autorizzati a disprezzare chi non è come loro, non hanno il men che minimo dubbio su quanta percentuale di capacità e quanta di fortuna, data dal privilegio di nascita, ci sia nelle loro conquiste professionali.
Per carità, alla loro giovane età non si può fargliere una colpa eccessiva, anzi, ti fanno quasi tenerezza con la loro iattanza da primi della classe, con le loro immense lacune di protocollo quanto a savoir faire, educazione, linguaggio appropriato, sensibilità, esperienza, maturità et similia.
Semplicemente non è tollerabile che facciano i viceministro, i caporedattori, le prime firme, i professori universitari, i supermanager, non è tollerabile che lo facciano in forza dell'anagrafe invece che della professionalità.
Con questo non vuol dire che un giovane non possa essere un vero talento in ciascuno di questi campi; non vuol dire che gli sia preclusa a prescindere una fulminante carriera, se ha le capacità.
Significa solo che chi ha meno anni e dunque meno esperienza, meno saggezza, dovrebbe compensare una mancanza, di cui ovviamente non è responsabile, con superiori doti di accortezza, attenzione, umiltà, impegno, disposizione a imparare, rispetto.
Purtoppo non avviene quasi mai. Ed ecco le parole dal sen fuggite del giovane Martone che poi ha cercato di fare una precipitosa marcia indietro, battendosi il petto per la mancanza di sobrietà (oh mio dio!). Ma ormai il danno era fatto.
Si dirà che è ingeneroso prendersela con Martone quando politici più vecchi e navigati di lui hanno fatto gaffe ben peggiori e assai meno giustificabili.
Già, ma se accettiamo che anche le nuove leve comincino subito a manifestare i peggiori difetti della vecchia classe dirigente, come ci ritroveremo quando saranno vecchi o quanto meno maturati in questa poltiglia di sciatteria, noncuranza, arroganza, presunzione ecc?
E poi da quando in qua dovremmo giustificare un comportamento sbagliato perché il precedente era pessimo?
E veniamo al merito delle sciagurate parole di Martone.
I giovani sfigati. Intanto bisognerebbe intendersi sul significato del termine "sfigato". Sfigato significa sfortunato, iellato, nel linguaggio gergale volgare si usa per indicare una persona che veien rifiutata dal gruppo che viene emarginata perché non è ritenuta all'altezza.
Dunque nel primo caso il termine sarebbe usato impropriamente perché non si può mettere all'indice una persona sfortunata, nel secondo .... lascio ai lettori giudicare l'opportunità che un viceministro adoperi un lessico volgare e gergale.
Ciò detto è vero che i nostri giovani si laureano troppo tardi, è vero che studiano troppo poco, è vero che sono sostanzialmente vagabondi. È vero che non hanno il senso della responsabilità, del dovere, non hanno amore per lo studio che non considerano un privilegio, ma una fatica ingrata.
È vero per tutti quelli per cui è vero, perché ovviamente ci sono i bravi, gli eccellenti, i cosiddetti secchioni. In genere sono quelli che poi fanno cose belle e serie, magari sottotraccia, magari in professioni non particolarmente à la page o di grande visibilità. Sono quelli che si stanno facendo la gavetta, in silenzio, con umiltà. Sono quelli, e per fortuna sono molti, sui quali riponiamo le nostre speranze.
E a proposito di speranze ci auguriamo che il giovane Martone si dimetta e torni a lavorare in silenzio, sappia fruttare i privilegi che ha avuto, per crescere e maturare, magari fra una decina d'anni sarà una risorsa eccellente per il paese.Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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