Editoriale

Il centrodestra è morto ucciso da chi ha smesso di fare politica per difendere se stesso

Neppure il duro j'accuse di Crosetto ha sollevato un dibattito costruttivo tutti sono impegnati a sopravvivere e al diavolo tutto il resto

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

n contesto politico “normale”, l’intervista di Guido Crosetto, rilasciata, qualche giorno fa, al quotidiano  “L’Avvenire” e dedicata alla fine del centrodestra, avrebbe dovuto accendere il dibattito e riscaldare gli animi degli interessati. Niente di tutto questo. Eppure Crosetto era andato giù duro, affermando che il centrodestra non solo non c’è  più, ma non ha  neppure un futuro, privo  com’ è di idee, di leadership, di linea politica, di qualità e di moralità … Insomma un disastro. 

Le colpe ?  Innanzitutto di Berlusconi e del suo “cerchio magico”, di  chi – parole di Crosetto -  non vuole costruire  un’alternativa a Renzi, ma cerca solo “protezioni politiche”.

Sintesi esemplare di questa crisi – aggiungiamo noi -  è lo stato confusionale  in cui versa  Forza Italia, ormai in balia delle sollecitazioni più diverse e contraddittorie, come confermano le recentissime  uscite in tema di unioni di fatto, ultimo  passaggio di una deriva relativistica che ha inanellato divorzio breve, tolleranza verso l’eutanasia, qualche apertura alla droga libera.

“Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti” – dice il Gran Capo e via tutti ad applaudire. Da un certo punto di vista niente di nuovo.

Sandro Bondi, Giancarlo Gallan, Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo sono già  i firmatari di una proposta di legge pro “gay and lesbian partnership”. Il senso della proposta – parole di Gallan – è affermare il “diritto alla felicità”, tema oggettivamente sfuggente, che permette le più fantasiose involuzioni, aprendo, nel contempo, scenari inquietanti.

E già perché qui in gioco, ben oltre i singoli individui, c’è  il destino dei popoli, la sopravvivenza delle relative culture, la scommessa sul futuro, il senso della  vita e della  morte, i diritti di chi deve ancora nascere e la  difesa di chi, appena nato, deve vedere tutelata la sua crescita.

Tutto questo cosa c’entra con la sopravvivenza del centrodestra? Moltissimo e non solo o non tanto in ragione di qualche  principio da difendere. In gioco c’è la possibilità di affrontare le sfide epocali avendo ben chiari i termini delle questioni in campo, le discriminanti essenziali, le prospettive civili intorno a cui giocare la battaglia politica. 

Non è solo una questione morale. E’ problema che riguarda il “buon vivere”, il ruolo della famiglia (e quindi la sua tutela),  la tenuta sociale, perfino l’economia, la geopolitica, la demografia.

E’ sfida epocale – ci si passi il termine – che non può essere lasciata al “buon cuore” della fidanzatina di turno o a qualche generico appello sul “diritto alla felicità”. E’ insomma questione complicata. Così come dovrebbe essere la  ricostruzione di un centrodestra, finalmente libero dai “cerchi magici” del premier e dalle improvvisazioni di turno.  Da lì, anche da lì passa una credibile alternativa alla sinistra renziana. A patto che un’alternativa, da parte del centrodestra, la si voglia veramente esprimere e realizzare …  

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da stefano o il 06/07/2014 14:27:41

    Purtroppo chi fa politica oggi antepone l'interesse personale agli ideali, lo sapevamo, e questo non riguarda soltanto il centro-destra. In una certa misura è sempre stato così, oggi forse tale "arrivismo" è più accentuato e più esplicito, ma da sempre il politico ha avuto di mira il potere. Sapevamo anche che mettendoci nelle mani di Berlusconi avremmo pagato un prezzo alto, sia in termini di assenza di provvedimenti di destra e sia in termini di offuscamento dell'immagine della destra italiana. Non resta che attendere che qualcuno, partendo da zero, ricostituisca un centro-destra vero, con chiari punti di riferimento che connotino e distanzino una cultura (per le mie idee liberal-conservatrice) da quella "progressista" della sinistra. In effetti il cedimento su detereminate questioni - omosessuali, ma anche presidenzialismo - è indicativo del fatto che i politici cosiddetti "di destra" se ne freghino delle cose di destra, e richiede con urgenza la creazione di una nuova entità politica con persone nuove. Una "azione" del genere non dovrebbe eccedere nell'anti-berlusconismo, magari sfociando nel giustizialismo, ma dovrebbe comunque opporsi in maniera netta alla classe dirigente attuale del centro-destra, come avveniva nella prima repubblica, dove la minoranza combatteva ferocemente (ma lealmente) la maggioranza che guidava il partito.

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