Editoriale

Semestre europeo, l'Italia potrebbe non vedere le nomine durante il suo mandato

La questione Mogherini si fa sempre più difficile, Renzi rischia di provocare uno stallo che non giova all'immagine del paese

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

’ignoranza su Carneade di Cirene rappresentava un vuoto ampiamente giustificabile nella preparazione culturale del curato di campagna manzoniano, la non conoscenza dei titoli, delle qualità e della professionalità delle  "mitiche frecce tricolori", per dirla, come sempre, felicemente con Marcello Veneziani, costituisce una mancanza colmabile da pochi, se non da nessuno. Chi sia in grado in maniera seria ed articolata di accreditare e di ripercorrere il credito goduto sul piano giuridico dalla Boschi e dalla Madia e sul piano internazionale dalla Mogherini, può alzare la mano.

Sia chiaro nessuno rimpiange la "poliedricità" dei ministri dell’infausta era democristiana e socialdemocratica ma cercare di imporre quest’asteroide piovuta sull’Europa, o per capirci tra noi, questo Sarchiapone nato e cresciuto nel partito non merita altro che le perplessità manifestate dall’Unione ed in primo luogo dalla Merkel (non era un’amicona del pulzello di Pontassieve?)  e la tensione, ragioni del rinvio a fine agosto dell’argomento.

Lo stesso signorino, sfoderando una frase ad effetto del suo repertorio, che è solito pronunziare nei bar del paese natio e di Firenze, ha tuonato, nel momento di ricevere l’euroschiaffo, "l’Italia merita rispetto e non cerca poltrone", come se la ministra del culto del renzismo, per cui sta combattendo questa battaglia, fosse destinata a restare in piedi.

Dopo la prima sconfitta – a dimostrazione della sua controllabilità, appena si volesse in Italia – il toscano ha rimediato una nuova eloquente battuta d’arresto.

La riforma miracolosa del Senato, grazie alla quale l’Italia conquisterà i primi posti nel mondo per livello di reddito ed i morti risorgeranno, è frenata da oltre 7mila emendamenti con il risultato di vedere il voto finale rinviato di un paio di settimane rispetto alla tabella dettata dal presidente del Consiglio. Lo stesso occupante di Palazzo Chigi, che tresca con i grillini, deve fare i conti con una dissidenza consistente e soprattutto grintosa, del tutto diversa da quella presente tra gli azzurri, ridotta, a detta delle gazzette di famiglia, al lumicino e con il probabile sganciamento della Lega. E due!

I due ragazzi, il toscano anche per l’anagrafe, ed il lombardo, solo per lo spirito, da non confondersi con un loro coetaneo, Giovan Battista Perasso da Portoria, a leggere lo stesso foglio di famiglia, Dall’Europa alla giustizia dicono le stesse cose. Rilasciano infatti con sussiego e prosopopea sulla magistratura (da disciplinare nella responsabilità), sul lavoro (con la Camusso, capace di bloccare la vertenza Alitalia), sull’UE (flessibilità e sforamento, temi inaccessibili) dichiarazioni, chissà quando e chissà come realizzabili ed esaltano invece nella realtà quel pensiero unico, autentico sepolcro della libertà, della democrazia e del vivere civile.

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