Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Andreas Biermann
Nel 2009 il suicidio di Rober Enke, portiere dell’Hannover e della Nazionale tedesca, gettatosi sotto un treno dopo un lungo periodo di traversie psicologiche, aveva scosso il mondo intiero dello sport mondiale, non solo quello del calcio.
Ora è la volta di Andreas Biermann, ex calciatore del St. Pauli, mediocre atleta che al momento militava nel campionato dilettanti nella squadra degli Spandauer Kickers, che tempo addietro ebbe a scrivere un libro dal titolo foriero di sventure: “Rote Karte Depressione” (Depressione: cartellino rosso) segnalando al cosmo sportivo tutti i disagi derivanti dalla sua malattia.
Già allora aveva tentato di farla finita e, purtroppo, l’uscita allo scoperto non è servita ad attenuare i suoi dolori e stavolta il suo sforzo di suicidarsi è riuscito in pieno.
Venerdì il calciatore si è tolto la vita, si è staccato per sempre da quelli che erano i suoi problemi quotidiani.
La notizia della sua scomparsa è apparsa dal profilo Facebook degli Spandauer Kickers.
Il mondo del calcio tedesco e non piange la morte di Biermann e s’interroga sul male oscuro che si è portato via un altro giocatore.
Il dibattito sulla “malattia del secolo” si era già aperto dopo il suicidio di Enke e lo stesso Biermann aveva preso parte ad alcune trasmissioni che trattavano tale argomento, raccontando la sua disperata battaglia con un male che di lì a poco l’avrebbe costretto alla resa.
Mercoledì scorso la sorella Daniela aveva lanciato vari allarmi sul proprio profilo facebook: "Qualcuno ha visto o ha notizie di mio fratello? Non lo sento da lunedì. Sono molto preoccupata".
L’assoluta mancanza di risposte aveva dato il via alle indagini e venerdì il tragico ritrovamento del cadavere di Andreas.
Quasi tutti i “giornaloni” sportivi e non, dopo la notizia, si sono trasformati in esperti di disagi sociali e di come non si possa essere depressi in paesi e con lavori cosiddetti da ricchi.
Ma per favore, carissimi dotti medici e sapienti, fatela finita e cercate di pensare per un millesimo di secondo, se non chiedo troppo, che primariamente non sono i soldi a fare la felicità sì, possono aiutare a sentirsi meno disperati ma poi torna la devastazione nell’anima, pertanto già la vostra piatta tesi si sbriciola come un castello di carte.
E poi vivere e lavorare in un "bel paese" di certo non rende immuni dalla depressione e da altri problemi.
Siete persone, tipici esempi d’individui, che nonostante abbiate avuto la fortuna di girare il mondo, per commentare partite o avvenimenti sportivi, non ha capito assolutamente niente della vita…
Pensiamo per un attimo alla bellissima regina delle nevi Lindsey Vonn. Eppure, la sua avvenenza, tecnica magistrale, successo planetario non l'hanno resa invulnerabile al cospetto del male oscuro. La Barbie del Circo bianco, come viene definita nel jet set, ha vinto due ori mondiali e uno olimpico, è stata l’assoluta dominatrice delle ultime stagioni di coppa del mondo, divisa continuamente tra piste e passerelle, podi e riviste patinate, e solo dopo il misterioso ricovero in ospedale a Vail e il suo ritorno alle gare, ha rivelato alla rivista People di aver sofferto di depressione ed ancor oggi prende medicine per contenerla e renderle la vita più accettabile.
Nella favola della bella americana, fisico statuario e gambe da urlo, le quattro coppe di cristallo alzate al cielo, 57 vittorie in Coppa del Mondo, ad un passo dal record assoluto di trionfi (62, che appartiene all'austriaca Annemarie Moser-Pröll), e la voglia di gareggiare con gli uomini, qualcosa è andato storto: la depressione si è impadronita di lei.
Un male che nel 2004, per diversi mesi, afferrò anche Gigi Buffon e con cui è ora alle prese l'ex romanista Gaetano D'Agostino, bloccato a casa in quel di Siena. Il portiere di Juventus e Nazionale ne parlò anni dopo, raccontando come ne era fortunatamente uscito.
E raccontò quanto l'aveva duramente colpito la vicenda del 'collega' tedesco Robert Enke, suicida dopo anni di insicurezza psicologica. Suicida per la depressione, nel suo caso provocata da problemi coniugali, pure il ct della Nazionale di calcio del Galles Gary Speed.
Anche l’Imperatore, il giocatore dell’Inter Adriano, ha dovuto e sta combattendo una durissima battaglia tra alcool, droghe e depressione come lui stesso ha tenuto a confessare a una TV brasiliana.
Da grande centravanti, tecnicamente perfetto, si è ben presto trasformato in un obeso, inebetito individuo, da quando ha perso il padre, al quale era legatissimo.
Dal calcio stellare si è dovuto ritirare, per lo stesso motivo, l'attaccante Marco Bernacci, fermato dal male oscuro quando sembrava avviato ad una spettacolare carriera nel Torino.
E potremmo continuare parlando di giocatori di tennis, di grandissimi tuffatori, di campioni delle moto e via dicendo, tutti colpiti da quest’orrenda e straziante malattia.
Intanto, però, un grande saluto a Andreas Biermann, che trovi dov’è adesso quella serenità che la vita terrena non ha saputo regalargli.
Inserito da elisabetta il 21/07/2014 10:42:14
la felicità non la trovi fuori ma dentro di te...è questo il senso della mia frase, se guardiamo fuori ci sarà sempre qualcosa che ci manca, che non abbiamo, o che abbiamo troppo poco...dobbiamo cercare in noi stessi...ma oggi non lo fa più nessuno.....siamo in un tunnel di aspettative da quando veniamo concepiti nel grembo materno.......giusto per esser più clara!!!!
Inserito da Patrizia il 21/07/2014 10:23:40
Mi spiace per lui ,lo terro' nel mio daimoku perche' sia sereno ,vero e' un grande male ,ma il piu' devastante non e' la malattia o la poca forza di lottare ,e' l'indifferenza della misera gente che non sa porgere il cuore o la mano per aiutare chi si trova in un momento di fragilita'
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