Editoriale

Riforma delle sovrintendenze archivistiche, lettera aperta a Franceschini

Per difendere gli archivi pubblici ma anche privati la protesta a favore della legge del 1939

 

di  

norevole Ministro,

abbiamo preso visione del documento Verso un nuovo MIBACT: la riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Purtroppo per quel che attiene al settore archivi, il documento suscita non poche preoccupazioni poiché, ripropone l’assetto che esisteva prima della legge archivistica del 1939, cioè prima dell’istituzione delle Soprintendenze archivistiche. All’epoca, infatti, gli Archivi di Stato si prendevano cura esclusivamente del patrimonio statale e mai in modo sistematico degli altri archivi pubblici o privati, con conseguenze deleterie sulla conservazione del patrimonio documentario nazionale.

E’ un ritorno indietro mentre la società e il Paese sono molto cambiati. Soprattutto, lo schema di riforma non tiene affatto conto di quanto l’attività di tutela sugli archivi non statali sia cresciuta in anni recenti, anche a seguito dell’introduzione dell’informatica e della legislazione in materia di trasparenza amministrativa e di dematerializzazione.

Infatti nel nostro Paese la tutela nel settore degli archivi ha sempre avuto caratteristiche diverse da quella degli altri settori, soprattutto perché essa concerne anche gli archivi in formazione, dunque agisce profondamente nell’attività quotidiana degli enti e dei privati. L’attività delle Soprintendenze archivistiche, , coordinata efficacemente dalla Direzione generale per gli archivi, più che manifestarsi in atti amministrativi di carattere autoritativo, è prevalentemente di servizio e di supporto agli enti territoriali e ai soggetti privati per quanto concerne la gestione, la conservazione e la digitalizzazione della loro documentazione storica e corrente.

La tutela e il supporto su questi archivi comporta molte attività, come autorizzare scarti e depositi, autorizzare prestiti per mostre in Italia e all’estero, valutare contratti di outsourcing, prestare supporto ai possessori di archivi per progetti di inventariazione, ordinamento, digitalizzazione, valorizzazione e comunicazione, sostenendoli anche nella ricerca di fondi presso sponsor come banche e imprese.

A cura delle Soprintendenze si stanno costruendo sul territorio le necessarie intese per la realizzazione di Poli archivistici territoriali e depositi digitali.

Questa attenzione al patrimonio archivistico non statale rende la normativa italiana un modello per gli altri paesi europei, che non hanno strumenti di azione in questo senso, e permette la salvaguardia di ingenti e preziose fonti documentarie che altrimenti si perderebbero (archivi di ospedali, di imprese, di artisti e di altre personalità rilevanti, di organizzazioni politiche, ecc.) oltre a garantire una corretta gestione documentale a difesa dei diritti dei cittadini.

La bozza presentata dunque, riconducendo l’azione di tutela sugli archivi vigilati all’Archivio di Stato del capoluogo di regione, ripropone una visione statalista del patrimonio documentale e crea una diversità inspiegabile con gli altri settori del MiBACT.

Sul piano pratico-operativo, inoltre, affidare a un unico istituto la conservazione del patrimonio statale e la vigilanza sul territorio regionale significa paralizzarne l’attività, soprattutto nel caso dei grandi archivi la cui missione è conservare masse notevolissime di documenti e gestire richieste di consultazione di numerosi studiosi italiani e stranieri.

In concreto, per il settore archivi Le chiediamo che venga preso in considerazione un modello di organizzazione più attento alle effettive funzioni, pur apportando le revisioni di spesa della cui necessità siamo ben consapevoli.

Riteniamo perciò opportuno avanzare la proposta di salvaguardare l’esistenza delle 19 Soprintendenze (eventualmente riducendole a 18, unificando le Soprintendenze di Abruzzo e Molise), come strutture indipendenti dagli Archivi di Stato con sede nel capoluogo regionale. Affidate a dirigenti di II fascia, le Soprintendenze potrebbero svolgere funzioni di coordinamento degli Archivi di Stato non dirigenziali, a cui comunque dovrebbe essere garantita autonomia scientifica e amministrativa (al di sotto di una soglia da definire).

Riteniamo inoltre che la direzione dei principali Archivi di Stato debba essere affidata a dirigenti di seconda fascia, in virtù della consistenza e rilevanza internazionale della documentazione da essi conservata, che fa di tali Archivi delle istituzioni culturali di rilevo nazionale, meritevoli di speciale autonomia al pari dei grandi musei.

 Assicurando la nostra intenzione di dare un contributo concreto all’innovazione del MiBACT, sia pure nella logica di restrizione delle spese, che non contestiamo, le chiediamo di prendere in considerazione la nostra richiesta e restiamo a sua disposizione per qualunque chiarimento.

Erilde Terenzoni (soprintendente archivistico per il Veneto e per il Trentino Alto Adige)

Stefano Vitali (soprintendente archivistico per l’Emilia Romagna)

Diana Toccafondi (soprintendente archivistico per la Toscana)

Micaela Procaccia (dirigente del Servizio tutela e conservazione della Direzione generale per gli archivi)

Mauro Tosti Croce (dirigente del Servizio studi e ricerca della Direzione generale per gli archivi)

Giulia Barrera (archivista, Direzione generale per gli archivi)

Elisabetta Reale (archivista, Direzione generale per gli archivi)

Annalisa Zanuttini (archivista, Archivio centrale dello Stato)

Gianni Penzo Doria (direttore generale dell’Università degli studi dell’Insubria e componente del Comitato tecnico scientifico degli archivi)

Mariella Guercio (docente ordinario di archivistica, Univ. La Sapienza, rappresentante CUN al Comitato tecnico scientifico degli archivi)

Chiara Cundari (funzionaria, Direzione generale per gli archivi)

Maurizio Savoja (soprintendente archivistico per la Lombardia)

Luigi Londei (dirigente archivistico Servizio ispettori)

Maria Luisa Storchi  (soprintendente archivistico per la Campania)

Paolo Buonora (direttore Archivio di Stato de L’Aquila)

Pier Paolo Dorsi (soprintendente archivistico per il Friuli Venezia Giulia)

Linda Giuva (professore associato di archivistica, Università di Roma La Sapienza)

Elia Vaira (archivista, Soprintendenza archivistica per il Piemonte)

Euride Fregni (direttore dell’Archivio di Stato di Modena)

Mario Squadroni (soprintendente archivistico per l’Umbria)

Carla Zarrilli (direttore dell’Archivio di Stato di Firenze)

Donato Tamblè (soprintendente archivistico per il Lazio)

Marina Giannetto (dirigente dell’Istituto centrale per gli archivi)

Paola Caroli (direttore dell’Archivio di Stato di Milano e soprintendente ad interim per il Piemonte e la Valle d'Aosta)

Si può firmare l'adesione andando al link:

https://www.change.org/it/petizioni/ministro-dei-beni-e-delle-attivit%C3%A0-culturali-e-del-turismo-dario-franceschini-garantiamo-la-tutela-del-patrimonio-archivistico-nazionale?recruiter=45336514&utm_campaign=mailto_link&utm_medium=email&utm_source=share_petition

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.