Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
’è individualismo e individualismo. Decidere da sé su di sé, fare da sé ordine in sé, assumersi la responsabilità per sé e lavorare su se stessi. Questo ritengo sia non solo prioritario, ma confacente alla dignità dell'uomo. Ecco questo è l’individualismo che rende tutto il resto servile e piccolo. Poi c’è l’individualismo bieco (altrettanto piccolo) di coloro che si fanno esclusivamente gli affari loro in barba agl’altri e alle conseguenze che il loro modo di agire può provocare.
Ma Renzi questo - nella dimensione politica ed etica - non lo comprenderà mai (e probabilmente neanche parte di coloro che l'hanno votato, perché hanno deciso di non decidere ed affidarsi all'ultimo venuto, come ho già scritto: al più furbo e al più volgare). Così ottusamente - e da paraculo qual é - egli si ostina ancor oggi nel tentativo di realizzare ad ogni costo le sue "riformicchie" tutte relative alla politica interna e alla governabilità, insomma agli affari suoi, privo di quell’etica e di quella dignità che il sé, in politica e nella vita, comportano per darne il senso compiuto.
Quello che lui interessa é la sua stessa durata, sono - in una parola - gli affari suoi: noi possiamo crepare. E continuando così, creperemo certo di falsa democrazia e di promesse. Del resto avere idee confuse e non avere rispetto né del popolo, né delle istituzioni, non è ancora riformismo e ne converrete! Perfino Scalfari se ne è accorto. Qualcuno mi suggerisce che dietro alle critiche del Fondatore ci sia lo zampino di Bassanini: infatti, l’editoriale di domenica scorsa sulla questione della Pubblica Amministrazione e sull’inutile riformismo di facciata era troppo ben informato! Tanto Scalfari con i virgolettati…
Comunque, credo che ora la riforma del Senato sarà un autentico bagno di sangue: la maggioranza ne uscirà lacerata e, a prescindere da come vada, ritengo che Renzi non abbia più altra alternativa che arrivare in tempi brevi ad un rimpasto (lo chiamerà altrimenti, figuriamoci!) perché con l’esecutivo che si ritrova (la Mogherini bocciata, la Giannini senza partito, ecc…) e questo parlamento (con maggioranze variabili e sempre più psico-labili) non potrà certo andare lontano.
Sempre se lontano voglia andare, il buon Renzi. Sempre se - finita la presidenza italiana al semestre europeo (un’altra bufala renziana) - in un continuo e progressivo calo di consensi e di iperboli smascherate - egli non voglia andare alle urne. Certo gli converrebbe. Il tempo non lavora a suo favore, le bugie, com’è noto, hanno le gambe corte. In campagna elettorale - da capo del governo - potrebbe allargare la fascia di coloro ai quali viene elargita la ‘mancia’ degli ottanta euro, potrebbe pur sempre raccontare che lui ci ha provato a riformare il Paese, ma che la colpa è di tutto e di tutti, meno, ovviamente, che di sé stesso.
Conviene, invece, al centro destra (ancora confuso e lacerato com’è) sostenere per un po’ la corsa di Renzi verso la caduta di consenso, verso il definitivo sbugiardamento collettivo. Chissà, se nel frattempo, succederà qualcosa di buono in questo versante: mentre il Nuovo Centro destra somiglia sempre più a un’ameba, forse da Forza Italia o dai Fratelli d’Italia sortirà qualche buon progetto federativo e forse il buon Passera la smetterà di indugiare in quello che al momento pare un autentico feticismo dei preliminari. Chissà, magari Salvini tirerà fuori dal suo verde cilindro un’idea buona per tutti o, magari, da dietro l’angolo spunterà il leader nuovo che tanto servirebbe.
Per noi di destra, insomma, spero nel frattempo arrivi ben chiara la consapevolezza di aver fin ora vissuto qualcosa di ben diverso da ciò che eravamo e da ciò che avremmo voluto e anche dovuto essere. Mentre giorno dopo giorno il ragazzotto di palazzo Chigi mostra tutta la sua misera misura e la sua inadeguatezza, magari, di contro, ci insegna qualcosa. Magari che serve chiedere a tutti gli italiani di avere un moto d’orgoglio individuale, con parole giuste, senza proclami e con l’esempio, finalmente, di una nuova classe dirigente all’altezza della riscossa nazionale di cui, dopo il giovane pallonaro fiorentino, avremmo bisogno. Perché dopo Renzi, dopo il suo fallimento, già ben più che ipotecabile, solo lo sforzo e la responsabilità individuale ci potranno salvare non come singoli, ma come Nazione.
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