Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mi auguro ricordiate che non molti mesi fa, esplose un’inutile e pretestuosa polemica per una rielaborazione digitale di un’immagine del David di Michelangelo, dove la scultura era presentata imbracciante un fucile da guerra.
Bene. Mi permetto di sottolineare il fatto che si trattava di un “fotomontaggio” al computer, quindi nessuno, ripeto nessuno, si è mai permesso di installare tra le braccia del colosso di marmo una riproduzione in scala della suddetta arma.
Pochi mesi orsono invece, in modo del tutto inautorizzato, giustificato come sempre e come soltanto in questo paese avviene, dalla scusa inaccettabile della “provocazione” e dell’”arte contemporanea”, il fotografo Gerald Bruneau, seguace di Andy Warhol lievemente in ritardo sui tempi, addobba veramente – dunque non in modo virtuale tramite un programma di ritocco fotografico – le statue dei Bronzi di Riace, deturpandoli, a mo’ di “gay pride” fuori luogo, con un tanga leopardato, un boa fucsia ed un velo da sposa.
Lasciamo stare il vano tentativo di sconvolgere qualcuno, tanto ormai abbiamo visto di tutto e di peggio, fingiamo d’ignorare l’assoluta mancanza di buon gusto, di originalità e di creatività artistica di questo novello “braghettone” in salsa Village People, mi chiedo: All’estero avrebbero permesso a qualcuno di poter fare qualcosa di simile – per esempio – alla Nike di Samotracia? Avrebbero consentito di metterle un reggiseno con gli strass? Ne dubito fortemente.
Ma qua siamo in Italia e mentre si pretende che gli artisti lavorino non soltanto gratis, ma anche si paghino spese e costi, questo invece è lecito.
Ma naturalmente non finisce qui, sempre i poveri Bronzi, dimenticati praticamente dopo decenni in un museo che non frutta ciò che dovrebbe, sono oggetto di un’altra polemica.
Saggiamente, visto che a meno che le opere non siano inamovibili per ragioni pratiche o di loro incolumità, è bene che esse girino facendo così fruttare e muovere il loro valore economico oltre che artistico, Vittorio Sgarbi ha proposto il loro prestito, anzi scambio con alcune tele di Caravaggio, presso la prossima Expo di Milano.
Apriti cielo! Non l’avesse mai detto! I Bronzi non si toccano nè si muovono ( Bruneau li ha toccati eccome! ), devono stare lì a Reggio Calabria non visti praticamente da nessuno. Metti che si rompano nel trasporto? Metti che li perdano? Meglio stiano lì. Con il fiero apporto anche della rappresentante regionale di Forza Italia, lungimirante e saggia con la quale ci complimentiamo vivissimamente.
Poi la ciliegina sempre legata all’Expo. Ebbene, mentre agli artisti viene richiesto di prestare il loro servigio gratuitamente per il bene dello Stato, a Germano Celant, insigne critico d’arte contemporanea, noto per la sua dedizione a quell’espressione meravigliosa ed imperdibile che è la cosiddetta “arte povera”, viene affidata una curatela totale per organizzare una mostra denominata “Arts & Foods” sempre nello stesso evento milanese, per la modica cifra di compenso ( parrebbe parziale in effetti ) di soli settecentocinquantamila euro, più il costo della mostra stessa di appena seimilioni di euro. Sciocchezze. Quisquilie, pinzillacchere e bruscolini, in un paese dove la gente dabbene tira la cinghia e comincia a rovistare nei cassonetti. Credo che cinquantamila euro di compenso sarebbero stati più che sufficienti per chiunque sapesse di questo “mestiere”, per non parlare dell’altra cifra. Ma intanto ci tassano anche sull’aria che respiriamo.
Credete sia finita? No. Abbandono per un istanto il settore dell’arte visiva che è il mio campo per compiere una rapida incursione su ciò che sta succedendo a Roma, al Teatro Valle.
Visto che “occupare” un “bene pubblico” pare non sia reato, abbiamo deciso di comune accordo con alcuni miei valorosi amici di fare come I Tre Moschettieri all’assedio de La Rochelle. Armati di sporte contenenti polli arrosto, pane di Genzano, salumi, porchetta e abbacchio, nonché numerose bottiglie di vino dei Castelli, occuperemo Castel Sant’Angelo e lo terremo come fece Cellini durante il Sacco di Roma. Che ci vengano a prendere!
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