Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Di rapine in banca sono piene le cronache dei giornali e certune volte non può fare neanche notizia, dal momento che si parla di un avvenimento molto ricorrente, ma il fatto diviene particolarmente curioso se accade in un luogo molto conosciuto e rammentato.
Ieri, infatti, è stato messo a segno un furto lampo nella
banca interna di Palazzo San Macuto, posta nell’omonima piazza del centro di
Roma e sede periferica della Camera dei deputati oltre che della
commissione di vigilanza.
Quindi, un titolo del tipo, Rapina alla Banca
Camera dei deputati, può destare molto interesse e portare lettori.
Quando, poi, si viene a sapere che il ladro è un uomo di
38anni dipendente di una società che lavora per Montecitorio il quale è
riuscito ad entrare indisturbato nelle stanze del Banco di Napoli, con maschera
da diavolo che gli copriva il volto e abbandonata subito fuori dalla sede, con
coltello alla mano minacciando l’impiegata e, appena dopo 3minuti, è uscito col
bottino, chi legge, allora, pensa di essere tornato indietro nel tempo, a uno
di quei film tipo Audace colpo dei soliti
ignoti.
Un furto velocissimo, il cui bottino è stato di circa 11 mila euro, e
immantinente risolto dalle forze dell’ordine, poiché qualche minuto dopo hanno
rintracciato il ladro che versava gli euro su un conto della moglie; lo hanno
identificato e arrestato.
A questo punto ognuno di noi si aspetterebbe il fatidico “stop, bene la prima” , urlato da un regista entusiasta del lavoro dei suoi attori, mentre invece ci troviamo di fronte ad un altro disperato caso di sopravvivenza.
Si tratta, infatti, di un cameriere che gli stessi agenti di
polizia avevano ipotizzato essere l’autore della rapina, una persona che per
forza di cose doveva conoscere molto bene l’edificio data l’estrema facilità
con la quale si era mosso al suo interno.
Un uomo con due figli e molti problemi economici.
Questo il breve ritratto del rapinatore, che appena catturato ha detto: “L’ho fatto perché ci servivano i soldi, non riuscivo a pagare le bollette, sono disperato.”
Parole che mostrano tutta la disperazione di un uomo, uno dei tanti in Italia, che sempre più spesso li vede protagonisti di gesti criminali, non assolutamente da giustificare, ma che fanno capire il livello di malessere che esiste nel nostro Paese.
Un paese che sta diventando sempre più povero, con buste paga da fame, disoccupazione che ci vede tra i primi in questo triste primato e mancanza di lavoro.
Che non sia stato il furto di un professionista lo dimostra ampiamente la scelta della banca.
Poiché, a soppesare le varie testimonianze di alcuni dipendenti che erano presenti sulla scena, non appena il ladro si è dileguato, è subito scattata una forsennata caccia all’uomo con carabinieri, polizia e via dicendo, che si sono mobilizzate senza sosta per acciuffare il fuggitivo.
Mai vista così tanta solerzia, dettata certamente dall’importanza sacrale del luogo.
Tornando al racconto del gesto criminale, il 38enne è stato,
come detto sopra, tradito dalla sua limitata, se non nulla, esperienza nel settore
e da alcune mosse goffe; come quella di togliersi immantinente la maschera da
diavolo non appena uscito dalla banca, non pensando alle tante telecamere
presenti dentro e fuori l’edificio.
La fuga, poi, e qui torniamo ai film anni ’60, è stata eseguita attraverso i
corridoi interni della sede della commissione Antimafia, luogo questo
invaso da telecamere e addetti ai lavori, che non hanno avuto difficoltà a
risalire ai dati del rapinatore.
Un gesto quasi comico di un disperato vero, che non aveva nessuna voglia di scherzare.
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