Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il 6 agosto 2014 come il 18 gennaio sempre del 2014 rappresentano due date che i nostri pronipoti studieranno sui libri scolastici, se ancora esisteranno e se ancora esisterà l’istruzione. Sono i giorni in cui i massimi statisti del momento si sono incontrati "per cercare accordi che salvino i loro partiti e il Paese”.
Ma al di là della presentazione più che retorica solo demagogica, sono le linee del patto in discussione, che suscitano le più vive riserve per il loro ordine di presentazione: riforma del Senato, della legge elettorale, della giustizia, del lavoro e del fisco. Non sarebbe stato estremamente più sensato e più utile per il Paese iniziare a discutere in Parlamento (serve ancora Palazzo Madama) invertendo l’agenda dei lavori, iniziando da provvedimenti organici per un fisco diverso e più equo e da misure del lavoro incisive per giungere alla giustizia, tema caro soprattutto al Cesare di Arcore, alle norme elettorali e ad una nuova veste per il Senato, organo istituzionale esistente ed operante dal 1848? In conclusione della lunga riunione la montagna non ha partorito che un misero topolino (un risultato interlocutorio), comunque triste auspicio per l’Italia e per gli italiani.
Evitiamo, lontani da pose maramaldesche, le scontate ironie sull’iter in discussione, da qualcuno considerato "democratico" ma segnaliamo le polemiche del pifferaio capriccioso, contraddetto sull’efficacia dei celebrati 80 euro e preoccupato sui numeri economici in arrivo dall’ISTAT, tutt’altro che entusiasmanti. L’occupante di palazzo Chigi ha replicato al giudizio sulla quasi invisibilità della somma, sostenendo con "spallucce" che "in 11 milioni non la pensano così". Ne ha le prove? Ha gli attestati del consenso di questi 11 milioni? chi li ha contati? La Madia, la Boschi o Del Rio? Ci siamo ormai abituati alla pioggia quotidiana di banalità del "dittatore", tutte irritanti e fastidiose perché frutto di presunzione, soprattutto se le poniamo a confronto con i dati economici sfornati di giorno in giorno. Oggi abbiamo appreso che nel 2014 i consumi alimentari sono tornati indietro di 33 anni e che nel I semestre dell’anno (I dell’Era Renziana) il carrello della spesa ha segnato un – 5% nel reparto lattiero caseario e un -2% nell’ortofrutta. Soprattutto poi è stato reso noto che il livello del Prodotto Interno Lordo sempre nel I semestre dell’E.R. è risultato peggiore degli ultimi 14 anni. Con quali argomentazioni acute e documentate il pifferaio spiegherà il mortificante risultato?
La cronaca politica, fatta dal foglio di famiglia, riporta una frase emblematica delle intenzioni autentiche di Berlusconi, che "almeno a ieri, non sembrava però troppo convinto di stravolgere l’Italicum al punto da far rientrare completamente in gioco i piccoli partiti". Per il cavaliere, infatti, - anche le pietre lo hanno appreso - le formazioni dai consensi più ridotti ma dalla tradizione e dalla cultura più profonde rispetto alla sua, sono da strumentalizzare nella composizione dello schieramento, da attaccare in campagna elettorale con i discorsi sull’inutilità dei consensi e da trattare come sherpa o ascari o pretoriani.
Preoccupa da un lato e reca enorme disturbo dall’altro il razzismo strisciante di alcuni giornali d’area, che denunziano i "trucchi" degli insegnanti del Sud per conquistare cattedre nel Nord, come se vivessimo in una nazione degna dei due dioscuri, in cui le eventuali scorrettezze non potrebbero essere denunziate per l’assenza di strumenti giuridici di tutela.
I sondaggi dovrebbero invece preoccupare l’accoppiata lombarda – toscana: in un mese la fiducia nel governo è diminuita dal 69 % al 58%, continua il trend negativo sia del PD sia di FI mentre la Lega è attestata saldamente al 7%. Trascurabili e privi del minimo significato sono i dati sul futuro leader del centrodestra con Salvini, accreditato di un irrisorio e risibile 22%. Fra i personaggi politici, vessilliferi delle primarie, figura anche la Meloni, la cui percentuale non è stata segnalata, forse perché la leader di FdI non si è impegnata, proiettata nell’organizzazione di Atreju.
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