Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La sfida per il record mondiale sul chilometro lanciato ha luogo fra le varie marche inglesi e la BMW con alterni colpi di fortuna per tutti i contendenti. Le grosse moto inglesi si avvalgono del motore J.A.P. bicilindrico da un litro di cubatura. La Brough Superior Pendine a completa schermatura aerodinamica vola in un rettilineo del continente, nella pianura di Pannonia, a oltre 250 chilometri orari. Sul tragitto di ritorno dei due passaggi cronometrati regolamentari una avaria al pistone posteriore della splendida macchina, poco raffreddato causa la schermatura, invita il pilota a rallentare di molto per non incorrere in rotture al motore accuratamente preparato. È il 1931.
In Pannonia la Pendine fa bella mostra di sé sulla strada del record costeggiata da alberi e paracarri.
Sul rettilineo di Tat, nella pianura di Pannonia la Pendine corre con il suo pilota entro un paesaggio desolato e vegliato da monti in lontananza. L’immagine è tratta da una rivista inglese del tempo ed è molto bella. Dinamismo di pilota e macchina. Quest’ultima massiccia e però elegante nella sua livrea argentea. Felice composizione dell’estetica con la necessità di fendere l’aria senza lasciare vortici nella propria scia messa in atto dalla schermatura aerodinamica della motocicletta.
Negli anni 30 non può mancare un record di velocità anche per la classe sidecar. Allora molto in voga e poi scomparsa. E la massiccia Pendine si adatta bene alle nozze metalliche con il carrozzino aerodinamico. La strana e bella composizione a tre ruote si è rivelata capace di strappare finalmente il primato dopo l’insuccesso avuto con la motocicletta sola. Sulla strada di Tat, in Pannonia sono stai superati i 200 orari, 202 sul miglio lanciato. In un passaggio di prova erano raggiunti i 212. È il 1932 e la Pendine è stata di molto rivista dalla versione dello sfortunato anno precedente. Si sono montate nuove pompe dell’olio e valvole di sfiato per il compressore.
La Excelsior J.A.P. nel 1932 tenta di avocare a sé l’ambito record del chilometro lanciato, e questo sempre nella pianura di Pannonia, ma incorre nel medesimo inconveniente della Pendine dell’anno precedente: il cilindro posteriore del motore J.A.P. sovralimentato e capace di oltre 100 cavalli soffre di surriscaldamento entro l’involucro di alluminio della schermatura aerodinamica e al passaggio di ritorno costringe il pilota a fermarsi. All’andata i 263 orari danno l’idea delle possibilità della macchina superbamente carenata. La fotografia della Excelsior tratta da una rivista di quei giorni mostra come ingegneri e piloti superino nell’immaginazione di linee ardite anche i pittori del dinamismo futurista. Un’altra foto, bellissima, di questa macchina in corsa ad oltre 240 orari sul circuito francese di Monthlery campeggia sulla nostra Enciclopedia Treccani alla voce motocicletta ma con alcune varianti rispetto all’immagine qui presentata: non vi è più la cosa del fuso che chiude la corrente d’aria dietro il pilota e la ruota anteriore non è più a disco ma porta gli usuali raggi. Fatto, quest’ultimo, necessario perché un colpo d’aria laterale non agisca sulla ruota anteriore come su di una vela con effetti disastrosi.
Nella fotografia ritoccata, plausibilmente in vista della pubblicazione sulla variopinta stampa britannica di quel tempo, il pilota in abito non certo da driver si fa ritrarre sulla macchina che ora ha la più sicura ruota anteriore a raggi. Lo studio aerodinamico per la schermatura della motocicletta è razionale e si accorda perfettamente con le norme della buona estetica.
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