Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Tre 'fondi', apparsi in questi giorni preferragostani sul «Corriere della Sera», suscitano immancabili reazioni e stimolano considerazioni critiche approfondite e di largo respiro.
Nel primo, dallo stile al solito sussiegoso, il collega Angelo Panebianco, nell’esortare ad un esame di coscienza, attacca innanzitutto la destra, che definisce non credibile per le critiche mosse alla politica economica di Renzi data la sua incapacità a spiegare l’inconcludenza su temi portanti mostrata negli anni governativi. Conclude poi con un giudizio condivisibile al 100%, che contraddice le affermazioni, come vedremo, fatte l’indomani: a detta di Panebianco nello stesso errore incorre il bambino di Pontassieve con il suo strabordare di parole e di promesse.
Nel secondo articolo, invece, il cattedratico nell’ateneo bolognese ha spezzato una consistente lancia a favore del presidente del Consiglio, a suo dire non amato dalle élites italiane, che, dopo una prima fase di innamoramento, nel momento in cui «dalle parole si è cominciato a passare ai fatti», ha cominciato prima i distinguo e poi le obiezioni sulla qualità della squadra, sull’eccessiva ampiezza dei programmi e sul peso sproporzionato dato alle parole. Quasi a formulare un bilancio, Panebianco scrive, con estrema benevolenza, che si tratta «di cose in cui c’è del vero».
Ora le obiezioni non sono parzialmente ma totalmente vere, come c’è da rimanere stupiti sull’uso di una frase fatta : quando il boy scout in questi mesi realizzato qualche cosa di concreto, qualche cosa di tangibile, di utile? Ha mostrato arroganza e prepotenza con l’utilizzazione ininterrotta dei voti di fiducia, con la scelta di minimo peso riguardo ai problemi del paese, quale la riforma del Senato, ha irritato con la frequente, sistematica utilizzazione, antidemocratica per eccellenza, della prima persona singolare.
E’ un passaggio della nota, però, ad infastidire, specie perché proveniente da un accreditato studioso: l’identificazione della Destra, quanto mai impropria ed illogica, con il berlusconismo, che possiede un DNA evanescente, che si concretizza solo e soltanto all’ombra del Cesare, guidato dai suoi umori, dai suoi interessi, dai suoi calcoli, lontano da qualsiasi cultura politica e con tutta probabilità neanche interessato ad averne. La Destra è stata nelle diverse fasi storiche reazionaria, conservatrice, sociale, possedendo sempre quindi connotati decisi e precisi.
Il movimento del presidente del Milan F.C., nonostante la diversa provenienza dei suoi esponenti, si pensi alla matrice dei portavoce succedutisi in questi anni, l’ex comunista Bondi, il radicale Capezzone ed il socialista Toti, ha cercato di accreditarsi solo verbalmente e mai concretamente come liberalismo, contraddittorio perché retto in maniera egemonica ed egocentrica, come liberismo spesso smodato, come libertarismo inaccettabile, assolutamente digiuno di cultura ed assennatezza amministrative, come dimostra la disastrosa gestione degli enti locali, siano essi Comuni, Provincie e Regioni.
Il terzo fondo è dovuto ad un Antonio Polito, sorprendentemente tenero e comprensivo verso il pupone di Pontassieve, proprio nel giorno in cui lo stesso riconosce la drammaticità della situazione italiana e la Banca d’Italia segnala nei primi mesi del 2014 un aumento del debito pubblico di oltre 99 miliardi. E’ la frase di apertura, sintetica e sobria, ad esprimere un giudizio di inusitata pesantezza nei riguardi di Berlusconi, ma anche del presunto e preteso "salvatore della patria" Monti, del povero Letta ed ora dell’attuale occupante di palazzo Chigi. Scrive Polito: «Questa è la quarta estate d’ansia per la nostra sovranità. Ed è la quarta di seguito in cui ci accorgiamo che il governo ha sbagliato i conti, che la ripresa era un miraggio, e che non cresceremo affatto».
Ma i 4 presidenti del Consiglio non erano seguiti con cura, per Berlusconi addirittura occhiuta, dall’inquilino di un alto colle, collegato con altri giudici, estranei al popolo? Dov’era e cosa facevano il governatore della Banca d’Italia ed il suo predecessore, solito ricevere il bambino toscano nella sua casa di campagna e sempre attento a non farlo cadere dalla loggia ?
Inserito da ghorio il 14/08/2014 16:38:25
Quello che rattrista è che , nonostante, la quarta estate di passione, l'Italia è sempre ferma al palo. Quanto agli opinionisti dovrebbero avere il compito di "svegliare" questa classe politica che si sta dimostrando davvero incapace. Naturalmente mi trovo d'accordo con lo critto di Vincenzo Pacifici, che, come professore di storia contemporanea, dà lezioni a tanti notisti di politica interna.
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