Gli stabilimenti balneari piangono

Versilia e crisi: quando anche la storica Bussola chiude

E in più si aggiungono il maltempo e l'incapacità di cambiare

di Niccolò Andreotti

Versilia e crisi: quando anche la storica Bussola chiude

Firenze Bottegaia, che ora non è più, ti han tradito quelli che ti devono di più” lamentava il menestrello vernacolare Riccardo Marasco in una celebre canzone,  passando in rassegna tutte quelle botteghe che hanno fatto la storia del capoluogo toscano e che poi sono scomparse lasciando spazio a fast food, centri commerciali e bar come tanti.

Tuttavia la città gigliata non è l’unica realtà in crisi in quella che è sempre stata una delle regioni più turisticamente ricche della penisola.

In Versilia per Ferragosto nemmeno dieci anni fa si faceva fatica a riempire il secchiello in mare per i tradizionali gavettoni con gli amici storici o con i “nemici” dei bagni vicini. In Versilia per Ferragosto nemmeno dieci anni fa sembrava che tutti i ragazzi d’Italia e non solo si traferissero nelle discoteche storiche del litorale per smettere di ballare solo alle prime luci del mattino.

Oggi tutto questo non c’è più. Ferragosto è passato da poco ma in Versilia anche quest’anno  non c’è praticamente nessuno, gli ombrelloni sono chiusi e pochi sono i bambini che timidamente festeggiano mangiando una fetta d’anguria.  Gli stabilimenti balneari piangono:  “Anche quest’anno prendiamo una ciabattata è matematico. È così dal 2008” conferma il proprietario del bagno storico di Viareggio, Nettuno, Graziano Giannessi. La crisi nera del turismo, dunque, non risparmia neppure la Versilia; del resto se le aziende chiudono come fanno le persone ad andare in vacanza? 

Il tempo non aiuta. Il 15 di Agosto in spiaggia ci volevano felpa e pantaloni lunghi e il boom di stranieri, russi ma anche arabi e cinesi, che aveva illuso tutti qualche anno fa, non basta a rilanciare una località arrivata forse alla fine della sua storia. “Siamo statici da troppo tempo e per questo perdiamo contro altre località” ammette Filippo Giovannelli, direttore dell’hotel Byron, cinque stelle storico del lungomare “Se in Italia non riusciamo a vivere di turismo vuol dire che c’è qualcosa che non va. Non sappiamo valorizzarci”.            

Basta una passeggiata in centro a Forte dei Marmi.  I negozi delle grandi firme sempre vuoti e nessuno sulle panchine a mangiarsi un gelato. E la movida? Finiti anche i tempi dei serpentoni di auto sui viali a mare davanti a Twiga, Capannina e Seven Apples che prima erano un must anche il martedì sera. Emblematico il caso della storica Bussola: il locale lanciato da Sergio Bernardini che negli anni ’50, ‘60 e ‘70 ha ospitato artisti del calibro di Mina, Adriano Celentano, Ray Charles e Miles Davis oggi non organizza più serate. Non balla più nessuno sulla pista dove tutti hanno iniziato a ballare. Risollevarsi in tempo di crisi non è mai facile ma rilanciarsi provando a cambiare è possibile. 

Strano che non lo abbiano ancora capito i tanti ancora legati con malinconica nostalgia ai tempi passati: all’acqua limpida e non inquinata, alle vespe davanti ai dancing, all’Avvocato Gianni Agnelli che arrivava con l’immancabile 500 davanti alla Capannina di Franceschi dove oggi sostano le Ferrari e le Lamborghini - sempre meno -  dei miliardari. Oggi rimane il Twiga della Santanchè. Altra cosa.

“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi” scriveva Cesare Pavese ne Il mestiere di vivere e nella mente di molti alcuni degli attimi passati in Versilia non se ne andranno mai. Sono gli attimi dei bomboloni mangiati con gli amici veri e gli attimi trascorsi a vedere le stelle con i primi amori nella notte di San Lorenzo. Attimi che sarebbe bello far vivere anche alle nuove generazioni e la soluzione oggi sembra una sola: guardare avanti senza rimpianti. Lasciando il passato nel cuore.

 

 

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