Dalle parole ai fatti

Papa Francesco: «E' terza guerra mondiale». Ma nessuno la ferma

Ci sono stati periodi nel passato che avremmo provato nausea per la nostra passività di fronte ai massacri in Medio Oriente, oggi invece...

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Papa Francesco: «E' terza guerra mondiale». Ma nessuno la ferma

Papa Francesco ieri ha detto che possiamo parlare di terza guerra mondiale e che è disposto ad andare in Kurdistan.

Tutto questo perché almeno prima eravamo capaci di vedere e distinguere gli esseri umani.

E li scorgevamo, in ogni granata che li maciullava, in ogni conflitto, ognuno con il suo volto, con la propria anima.

E piangevamo disorientati, perché notavamo il terrore che s’impossessava di ognuno di loro. E soffrivamo come fosse carne della nostra carne. Come se a combattere o a fuggire da una guerra fossimo stati noi stessi.

Oggi, 19 agosto 2014, queste sensazioni, stati d’animo non esistono più, cancellati da un bel pezzo. La mattanza di bambini e donne a Gaza, gli stermini dell'Isis, le ragazze torturate dall'organizzazione terroristica jihadista Bobo haram.

Insomma non ce la facciamo più a guardare le notizie o a leggere i quotidiani.

Adesso non è più solo profondo dispiacere, totale rincrescimento, ora è angosciante riprovazione verso noi medesimi, un enorme senso di colpa, perché sentiamo che abbiamo abdicato ogni possibile realtà di batterci per modificare questo marcio, putrido mondo.

E tutto ciò si chiama rinuncia, abbandono, perché ci rendiamo conto che il nostro momento sta scorrendo inevitabilmente e né noi, né la nostra generazione sono riusciti a interrompere i conflitti che dilaniano le carni e le anime.

È una logorante afflizione, in quanto ci accorgiamo di esserci abituati alla facile pace di casa e non ci fermiamo a pensare a quante guerre stanno ancora, massicciamente, lacerando la terra, la nostra terra.

Ci sono stati periodi nel passato che avremmo provato nausea per la nostra passività di fronte ai massacri in Medio Oriente, alla criminale correità degli istituti bancari europei per lo schifoso  trionfo dei narcos sanguinari dell’America Latina.

Oggi chiniamo la testa in senso di vergogna, arrivando perfino a trovare discolpe, giustificandoci con vocaboli come “incapacità”, “mani legate”, che ci autorizzano a monopolizzare ogni apprensione solo per la nostra microscopica vita.

Così quando il telegiornale trasmette servizi da Gaza cambiamo immediatamente canale, tutte le volte che passiamo davanti a un’edicola e leggiamo i titoli riguardanti le stragi dello Stato Islamico dell'Iraq tiriamo dritti quasi impauriti e nauseati da tali vicende e con la mente, per scacciare siffatte immagini, torniamo alla pagella del figlio, al bollo della macchina e ai grandi problemi di casa nostra, intendendo per casa nostra l’Italia.

E chi ce lo fa fare, frase ben nota al nostro Premier, di star ancora più male pensando alle guerre, al terzo conflitto mondiale, se già ne dobbiamo affrontare una, ben più piccola, ma egualmente subdola e sleale ogni giorno?

E mestamente torniamo a riflettere se, al rientro in fabbrica, il posto sarà sempre assicurato.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 19/08/2014 11:34:51

    Il coraggio di Papa Francesco è innegabile, mentre il pavido Occidente si muove con cautela. Sono oramai anni che le strategie del mondo occidentale risultano perdenti, con un'opinione pubblica sempre più abulica e assente. Fatto è che le vicende irakene avrebbero dovuto mobilitare gli Usa e i suoi alleati, altro che muoversi con cautela. TRa l'altro se aspetta l'Onu, con la questione dei veti, non si arriva mai alle soluzioni sperate. I cosiddetti grandi della terra evidentemente non hanno a ciore la vita delle persone e si assiste così, quasi indifferenti, a massacri. C'è da sperare che la lezione del Papa della sua disponibilità ad arrivare sul posto per mettere la pace venga presa in considerazione da questo Occidente indifferente, responsabile tra l'altro delle vicende libiche , dove regna la confusione. La stessa opinione pubblica indifferente a tutto dimostra, a mio parere, la decadenza di un mondo irriconoscibile.

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