Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Una sei cilindri Renault Vivastella in uso presso la Wehrmacht
Nel trascrivere le lettere si sono rispettate tutte le particolarità dell’ortografia usata dall’estensore. Di queste particolarità la più interessante è quella delle minuscole pure dopo il punto di sospensione.
I
luglio 1944 XXII sera.
ora sono a Padova. partivo di buon mattino intorno le 6 e 30 col fresco. dall’autorimessa del Partito, ove mi avevano mandato i funzionari dell’Ispettorato, ricevevo un canestro pieno di trucioli e carbonella. caricavo nel gassogeno e pure me ne è restato un’abbondante riserva che ho stivato dietro ai sedili. la 500 si è avviata e sono partito. arrivato a Verona ho preso la via di Vicenza ma nei pressi di Lonigo ho scartato e, come mi avevano suggerito, ho imboccato una strada provinciale che, deviando al Sasso di Orgiano verso oriente, costeggia a meridione i colli Berici per approdare a Bastia, l’avamposto dei colli Euganei. di lì ho proseguito fino a Selvazzano che è ad un passo dalla periferia occidentale della città. il macinino ha divorato i suoi chilometri e io ho gioito del paesaggio e dell'assenza di traffico. allarmi aerei non ve n’è stato nessuno. e pochi i posti di blocco. anche a gas la macchina tira, pure se il motore non la spinge agli 85/90 chilometri orari come avviene con l’alimentazione a benzina. il vantaggio di avere del carburante semplice ed autarchico mette comunque in ombra la minore velocità raggiungibile.
sono arrivato dove dovevo, in una casa di riviera Paleocapa. la 500 è parcheggiata a pochi passi proprio sotto l’abitazione che mi è stata indicata e le cui finestre guardano diretto il canale e i salici che chinano le loro chiome sull'acqua. nei prossimi giorni, profittando del bel tempo, mi faccio forse un giro o sui colli o fino in quel di Chioggia.
a giorni dovrebbe arrivare a Venezia il barone Evola, un esperto di filosofia e dottrine arcane, e lo devo accompagnare con la macchina fino a Vienna. è per questo che son qui. dall'ispettorato di Desenzano hanno avvertito l'ambasciata del Reich ed io ho una parola d'ordine in guisa di lasciapassare per tutti i posti di blocco della gendarmeria e alla frontiera. mi avvertiranno per telefono dalla mia ospite, che sta quasi sempre in casa e anche mi fa trovar sempre qualcosa di buono sulla tavola. così so quando devo trovarmi alla stazione di Mestre per incontrare il barone. poi prenderemo la strada di Udine e Villach. allarmi possono sempre essercene ma la nostra vetturetta è minuscola anche col caldaio del gassogeno ed è difficile che un pilota arrischi la nostra contraerea per colpire il macinino. in ogni caso che ti posso dire se non uno speriamo in bene?
mi hanno detto che il barone si ferma a Venezia per salutare un suo camerata delle passate ascensioni sulle alpi. è il cadorino Rudatis, forse lo hai sentito già nominare. ha scritto molte note sempre accompagnate da disegni di sua mano sulla rivista del Cai.
è tornato da New York giusto per gioire di questa maledetta guerra che volge sempre al peggio.
ma non guastiamoci il sangue.
II
luglio, 1944 XXII, ore 2,30 notte.
vedi l'ora e sai che attendo l'aurora.
la contemplazione di rito fa scivolar via le impressioni della giornata. volti e macchine di guerra e case. il cielo resta il mio preferito. è una buona impressione sempre. Quando è acceso di stelle ha un qualcosa di quadro fosforescente.
e anch'io sono nelle mie veglie fosforescente come la lucciola e accendo il mio lume di posizione. come una nave che attenda di riparare in porto dopo la dura giornata sulle onde.
Ora torno alla finestra a riveder le stelle.
III
luglio 1944 XXII sera.
“tendono alla chiarità le cose oscure". è un bel frammento da una poesia di Eugenio Montale. con un volo pindarico associo a questo frammento una massima d’un obliato filosofo di Francia, Jules Lagneau: "la philosophie est l'effort de se rendre compte de l'evidence" o quella complementare: "clarum per obscurius".
tutto ciò mi suscita l’immagine dell’issarsi in groppa su di un falco dalla bruna livrea per volteggiare nell'aere della chiarità.
IV
Luglio 1944 XXII sera.
ora ascolto della musica per pianoforte di Alexander Scrjabin da un grammofono. è una sequenza di melodie allucinate nel senso nobile del termine. voci di tenebra azzurra si potrebbe dire con l'ossimoro della bella poesia del Pascoli dedicata alla sera.
la mia 500 con gassogeno a legna è un capolavoro di meccanica in scala ridotta. si mette nel caldaio posteriore un carico di trucioli di legna, li si accende e si regola l'aria in modo che brucino in carenza d'ossigeno causando così la formazione di gas illuminante. si attende un poco a che vada il tutto in pressione e dopo si avvia la ventola che aspira il gas verso il carburatore. a questo punto si dà contatto e si avvia il motore a valvole laterali del minuscolo ordigno torinese . i 70/75 all'ora sono assicurati in pianura e, se non c'è traffico, di strada ne percorri più che non credi. con un carico da un 30 chili di trucioli allocato dietro i sedili, il caldaio si piena d'un 8 o 10 chili circa alla volta, fai oltre 500 chilometri. Il che vuol dire che, partito da riva Paleocapa e dopo la breve sosta a Mestre e quelle stabilite dai pernottamenti, si arriva quasi in vista delle guglie di Santo Stefano.
V
luglio 1944 XXII, sera.
sono nella mia camera ammobiliata. alla radio, il Reichssender trasmette le sinfonie 35, 40 e 41 di Mozart dirette da una delle loro ultime leve nella direzione. un certo Karajan che ha diviso i germanici in due partiti, quello del Furtwängler e l'altro, appunto, del Karajan. la radio mi è stata prestata dalla signora che mi ospita. era stufa di sentire i bollettini di guerra. ha già capito che gli altri arriveranno, presto o tardi. come darle torto quando nubi di bombardieri argentei passano sopra Padova diretti in Austria incuranti delle cannonate della nostra contraerea?
ti invio con questa mia una bella cartolina litografica del tempo andato che ritrae appunto quello che io vedo dalla finestra del mio covile, affacciata giusto sul canale. oltre il ponte di ferro la corrente delle acque si allarga in una sorta di laghetto dal quale esce un canale secondario. se sul ponte metallico transiti verso la destra, ti trovi in una spianata ove sorgeva anni addietro la scuola di equitazione, la cui copertura con l’abbaino è visibile nel quadretto. da qui un ponticello in pietra e mattoni supera il canale secondario e porta alla torre d'Ezzelino, detta Torlonga. la quale vedi nell’immagine a vegliare una severa e affastellata architettura marziale. ciò che rimane dell’antico castello carrarese. sulla sinistra della cartolina, se immagini di retrocedere di una ventina trentina di metri ti troveresti giusto sotto le mie due finestre che sono proprio sopra il portico. mancano, nella cartolina, i salici che, sul pendio che scende alle acque, ora chinano dolenti le fronde.
la notte senti le lotte di gatti che si rincorrono fra le colonne che reggono gli archi.
buonanotte. domani o la prossima settimana dovrei ricevere comunicazioni dalla Feldkommandantur. o forse dalla direzione della Sicherheit, dato che la missione del Barone è tenuta piuttosto sul vago e non credo abbia interesse immediato con lo svolgimento delle operazioni militari.
oggi son andato fin sui colli Euganei con la macchina per prendere un sacco di farina e ortaggi da una cugina della signora mia ospite, che ha una casetta e un podere sul monte di Torreglia, proprio sopra Abano.
al ritorno sulla via ferrarese, una possente vettura colla scorta mi suonava chiedendo strada. sterzavo leggermente a destra per farla passare. doveva essere un alto ufficiale della Wehrmacht, forse un generale di divisione. mi ha colpito perché la macchina era una poderosa Renault a sei cilindri con il gassogeno. dunque i camerati tedeschi devono farsi dare le auto dai francesi perché non ne han più delle loro?
speriamo in bene.
Figura 1 Una cartolina cromolitografica di fine 800. L’argine sinistro nell’immagine è la Riviera Paleocapa, sulla destra è visibile il fabbricato della scuola di equitazione abbattuto con i rinnovamenti urbanistici degli anni 30.
Figura 2 Una sei cilindri Renault Vivastella in uso presso la Wehrmacht
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