Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Miracolo o chissà altro, comunque sempre venuto dall’alto. Ieri Mario Ajello su «Il Messaggero» in modo equilibrato aveva raccolto un’intervista di Berlusconi, oggi, invece, con un capovolgimento radicale di misura, dedica addirittura 2 articoli alle quotidiane sbrasate, spacconate o rodomontate che dir si vogliano, del bambino di Pontassieve, che spara novità in un settore in cui è particolarmente esperto e qualificato, quella della scuola per cui, al solito l'uomo solo al comando, "sta lavorando personalmente alla riforma", che "ha voluto prendere nelle proprie mani". E la lontana parente di Venere, che abbiamo ammirato in topless, forse un pochino più pratica della didattica, cosa dice?
Due piccole perle tra il profluvio di banalità e di frasi fatte: l’ex sindaco di Firenze si dice arciconvinto che "nella scuola sta il cuore del futuro dell’Italia e la sua capacità di avere un ruolo di punta nella sfida globale", nel libro a sua firma Oltre la rottamazione il premier "molto preciso", a giudizio di Ajello, "vinceremo la sfida culturale del cambiamento nella scuola, quando il professore medio capirà che scommettere sulle valutazioni non è il modo per punire ma per premiare". Sempre da parte del padrone di Palazzo Chigi ( e dell’Italia, grazie all’inesistenza di avversari) si anticipa – e qui cominciano le spine – che i premi ed i riconoscimenti per chi più si aggiorna ed è più disponibile saranno erogati non subito ma "dal prossimo contratto nazionale della scuola, successivo a quello in corso che scadrà nel 2015" Ascoltato?
E’ fuor di dubbio che la scuola sia in crisi e che la debolezza delle regole, l’abbattimento di qualsiasi vincolo di disciplina e la dequalificazione didattica portino a risultati paradossali negli esami di Stato con il 99,2% di promossi agli esami di maturità 2014. Ma nessuno vuole esprimere un giudizio sulle responsabilità di questa mortificante situazione, che risalgono ai tanti ministri democristiani, padri e padroni della scuola per 50 anni e alla penetrazione settaria e disgregante dei docenti di sinistra. Carità e pietà cristiana ci portano a tacere sull’assoluta, incredibile inconsistenza dei ministri dell’epoca berlusconiana, la Brighetto Arnaboldi Moratti e la Gelmini, che si vantava, tra il servile silenzio dei rappresentanti della sedicente destra, di avere cancellato la riforma Gentile.
Ora con le prime indicazioni di questo progetto di riforma, non riforma, l’impressione piuttosto netta è che si tenda a deitalianizzare la scuola, la si spersonalizzi, la si massifichi, si calpesti qualsiasi autonomia e libertà di pensiero inserendo l’informatica sin dalle elementari, le connessioni internet e consentendo a tutti il wireless e soprattutto esaltando sin dalla scuola primaria l’inglese, addirittura presente nell’esame di maturità, come se fosse lingua universale ed unica, nata da un popolo storicamente e moralmente da imitare.
Il putto fiorentino è stato osannato in altra nota per la proclamazione della scommessa anti-establishment e della sua lotta contro i mandarini. Godendo subito dell’appoggio di Passera, che suona tanto per un "vengo anch’io", "ha fatto bene la logica dei salotti va superata. Spero che ora vada avanti su questa strada". Ma l’aspirante leader fino ad adesso pare sia vissuto in qualche suburra. Ajello, nel concludere l’articolo, ritrova parzialmente l’obiettività, osservando che tutto questo impegno "non significa, naturalmente, che a sua volta Renzi non abbia la sua rete di rapporti economici e finanziari [ben lo sappiamo!], il suo mondo di riferimento, anche internazionale, come è ovvio per chiunque si occupi del governo delle cose. Mai salotti, no".
Come possiamo chiamare allora la rete" ed "il suo mondo di riferimento" se non salotti, certamente con un sinonimo dello stesso segno e della stesso valore. Chi non ricorda un certo Giuseppe Tomasi di Lampedusa?
E’ bene poi che si sappia, come prova della concretezza operativa del governo, che un milione di lavoratori è a rischio restituzione 80 euro per la beffa del calcolo reddito presunto e che la riforme sulla ricerca e semplificazione sono attuate al 47,8 %, mancando 477 decreti attuativi. Ma "vi stupiremo"!!!
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