Comitato direttivo
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Isaac Asimov e la sua macchina da scrivere
Credere che qualunque periodo del passato sia migliore del presente è la forma con cui Douglas Coupland definì la “nostalgia a brevissimo termine”, nel suo romanzo Generazione X .
E’ probabile che, per tale motivo, sia abbastanza abituale intenerirsi ritrovandosi davanti a qualche tecnologia utilizzata nel passato, qualcosa che succede perfino a quelli che si entusiasmano vedendo le anticipazioni e le forme primigenie delle tecnologie future.
Coloro che si occupano delle tecniche che verranno vaticinano che gli avanzamenti degli ultimi anni si ridurranno in paragone ai cambiamenti che verranno.
Ma anche gli stessi “futurologi” manifestano una netta preferenza per le proprie tecnologie del recente passato.
Kevin Kelly, fondatore della rinomata rivista di tecnologia Wired, e ora futurologo- poco tempo fa ha raccontato di aver venduto tutti i suoi beni terreni, tranne una bicicletta.
Isaac Asimov, che ha anticipato molte tecnologie nelle sue storie di fantascienza e che ha definito il computer “come la più rivoluzionaria invenzione degli ultimi anni”, non ha mai imparato ad usarne uno, continuando a privilegiare la sua macchina da scrivere.
Forse l’ha fatto per pigrizia o per paura di danneggiare il pc, ma molto probabilmente ha solo provato nostalgia per la sua macchina da scrivere. E’ la delusione che porta alla nostalgia.
Accade spesso che una tecnologia o un nuovo prodotto finiscano per essere meno interessanti o meno necessari di quanto sperato.
Se accade ciò, che l’immaginato non soddisfi le aspettative, dirigiamo subito l’attenzione verso il nuovo prodotto da realizzare, benché sia un modello quasi simile a quello che ci ha lasciati indifferenti qualche attimo prima. E cominciamo a rimpiangere il precedente.
Da un po’ di tempo a questa parte esistono più creatori di aspettative che fabbricanti di prodotti, soprattutto produttori di articoli buoni.
Molti produttori, consapevoli o meno, si eccitano troppo e sovrastimano la loro capacità e quella dei loro prodotti, siano essi un'applicazione per smartphone o un gadget per auto.
A volte il prodotto non esiste nemmeno, anche se lo scopo di lanciarlo si perpetua per anni.
Altre tecnologie rimangono in standby permanente e non prendono mai il volo.
Oggi è più facile che mai progettare prototipi e modelli virtuali, ma poi non si arriva quasi mai alla costruzione materiale di un prodotto soddisfacente. Quando succede ciò si usa il termine vaporware.
Ormai promettere di più e offrire di meno si è trasformato in uno slogan abituale, quando invece sarebbe giusto l’esatto contrario: promettere di meno e offrire di più!
Siffatta esagerazione porta spesso a comunicati stampa che sembrano racconti fantascientifici e video emozionali in HD.
A volte perfino l'esagerazione è di tale calibro che arriva a sceneggiarla un manager del brand, trasformato in showman che presenta il prodotto all’interno di uno spettacolo circense o che propone la nuova tecnologia con la solennità di una cerimonia, o entrambe le cose contemporaneamente.
Cosicché viviamo tra la nostalgia per il passato immediato e l'entusiasmo per un futuro torbido, come i trailer dei film che inaugurano il tabellone tra la disperazione della settimana appena trascorsa e la speranza di un tabellone migliore in prossimità del Natale.
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