Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ad essere seri e politicamente preparati non ci si poteva attendere nulla di diverso da quello emerso o “varato” dalla riunione di venerdì del Consiglio di ministri. Si è aggiunta a sorpresa una sceneggiata, l’ennesima della serie, con il bambino, che si è fatto applaudire nel cortile di palazzo Chigi degustando un cono. Lo spot è stato immeritatamente lodato da Sallusti, il quale, pratico degli show berlusconiani, ne apprezzato l’orgoglio nazionale, come se l’orgoglio nazionale si mostrasse con queste pagliacciate.
Se la politica esistesse ancora, ma tra poco vedremo che non esiste più, cancellata dal bipolarismo, se fossero presenti in parlamento partiti incisivi ed organizzati, dovrebbero pretendere, a mo’ di sfida contro le chiacchere fatte, le innumerevoli slides presentate, le tante fumosità pronunziate ed i rischi latenti di insabbiamento l’assegnazione di tutti i provvedimenti varati in Consiglio dei ministri ad una “corsia preferenziale”, così da essere esaminati e logicamente approvati, alla faccia della democrazia, senza discussione con il comodo ed abusato strumento del voto di fiducia. Chiedendo scusa miliardi di volte al povero conterraneo del pifferaio, possiamo sfidarlo, dicendo “così si parrà la tua nobilitate”
L’eremita Silvio dalla sua spelonca in quel di Arcore ha impartito ai suoi fedeli le istruzioni sul momento, istruzioni fatte di prudenza e costruite nell’attendismo perbenistico: «Non siamo pregiudizialmente contrari e valuteremo caso per caso sia i provvedimenti economici che quelli della giustizia». Secondo un servizio presentato nel foglio di famiglia Berlusconi “preferisce prendere tempo per non favorire i venti di crisi” con un’opposizione, ohibò, gridata o ideologica. Questa definizione ripete, confermandola, la sostanziale mancanza di preparazione politica del Cesare di Arcore, che mostra di preferire l’inciucio con i fedelissimi Verdini e Letta, il dialogo nelle secrete stanze al confronto aperto, solenne, pubblico basato sulle idee, che appaiono invece demonizzate e disprezzate. Ancora una volta, fino alla noia, non si può non notare che esiste un uomo solo al comando.
Grigia ed allineata, come suo costume, la Gelmini, che non trovato di meglio che proclamare: «Noi siamo pronti a fare la nostra parte in Parlamento, ma tocca al governo indicare una rotta senza le improvvisazioni fin qui viste». La responsabile della riconquista della sinistra laica e marxista delle Università dimostra di ignorare il concetto base di una democrazia parlamentare, in cui nelle aule della Camera e del Senato si confrontano la linea del governo e la linea dell’opposizione senza aggiustamenti e maneggi alchimistici.
Veneziani avverte la nascita di “un grosso Partito Apolitico, che attraversa come un serpentone le macerie della politica” e nota che le vecchie kermesses, caratteristiche da anni di ogni fine agosto sono svuotate “di ogni messaggio”. Con l’impossessamento del partito da parte del pupone, reduce di una figuraccia con la lingua francese, la festa dell’Unità segnala “una sinistra smorta, l’Unità defunta, l’assenza più totale di simboli e temi politici”. Dove esistevano i vecchi duri e puri, dove abbondavano, magari in maniera ripetitiva, i proclami sulla sinistra sensibile ai temi sociali portanti e caratterizzanti, ora si trova la confusione massima, il vuote di idee e la piaggeria elevata a bandiera.
“Anche il meeting di Cl - continua Veneziani - che suscitava polemiche politiche anche a distanza, si sta svolgendo senza una benché minima traccia di politica” e questo perché sono emersi i cronici difetti del movimento Comunione e Liberazione, perbenista e presuntuoso, perentorio e vago, antitetico nel linguaggio e nel metodo alla massima evangelica del “Sì, sì, no, no” con politici discussi e discutibili, dalla debole coerenza, quali Formigoni e Lupi.
Questa ”scia di vuoti a perdere e di carcasse politiche spiaggiate alla deriva” si deve anche al fallimento del berlusconismo e alla sparizione, che continuiamo a sperare momentanea, della destra. Il primo movimento non ha saputo superare il devastante cesarismo e la seconda, dopo essersi fatta annettere, non riesce a produrre il vitale scatto di orgoglio, costruito sulla tradizione delle proprie idee e sulla fedeltà di tante donne e tanti uomini, altrimenti destinati ad una deriva senza speranza.
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