Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
hurchill una volta disse: “Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga migliori che non il togliergli province o schiacciarlo con lo sfruttamento”. Verissimo, il “logos” è il centro della società umana, ciò che ci distingue, come sostenne Herder, da tutto il resto del mondo animale, visto che solo grazie al linguaggio siamo stati capaci di evolverci e non ricominciare sempre dallo stesso punto come fanno tutti gli altri esseri viventi. C'è da dire però che il detto “siamo quello che mangiamo” ci dovrebbe fare anche riflettere su quanto il cibo possa influenzare la cultura. Caro Churchill, un popolo lo si domina non solo imponendogli una lingua, come, ad esempio, avete fatto voi britannici con l'India, ma dicendogli persino cosa mangiare!
Il digitale terrestre ha introdotto moltissimi format televisivi americani, la maggior parte dei quali propagandano un modello di società assolutamente immorale, all'insegna del più becero consumismo. In questa sede parleremo di tre programmi gastronomici che vanno in onda sul canale Fine Living Italia.
Il primo si intitola: Man v. Food, dove un paffutello e simpatico personaggio gira gli USA, citiamo: “Alla ricerca dei templi dell'abbuffata!”. Probabilmente questo prodotto mediatico è il peggiore tra i tre al centro del nostro ragionamento. Adam (il conduttore) passa da un fast food all'altro, ingurgitando le più impensabili schifezze, delle autentiche eresie culinarie, se giudicate nell'ottica italiana. Le sue “avventure mangerecce” ci permettono di capire bene come funzioni la menta malata degli americani in fatto di cibo. Mangiare per loro equivale quasi sempre a un panino o sandwich che dir si voglia. Per loro esiste solo un sapore, ovvero il piccante, anzi il piccantissimo. Già da qui viene alla luce la proverbiale ignoranza e, diciamolo, volgarità di questo popolo, che poi tale alla fine non è, ma questo è un altro discorso. Riempire una pietanza con svariati tipi di chili impedisce di percepire qualsiasi altro sapore, ma in America la sala piccante è un must. Andiamo oltre, gli yankee, da bravi protestanti attaccati al danaro, contano persino quante patatine ti mettono nel piatto; non sia mai che al cliente venga data una porzione eccessiva rispetto a quello che paga, si sa che in America la generosità è un peccato mortale. Le porzioni? Chiaramente sono gargantuesche, dunque metà del piatto finisce nella immondizia, poiché c'è troppa roba da mangiare, la quale è poi di una pesantezza pari a quella del piombo!
Il caro Adam ingolla panini tipo questo: un hot dog con sopra della pancetta grigliata, condito con la solita salsa piccate, cipolle fritte e maccheroni al burro; il tutto inondato di formaggio fuso. Non è finita qui, giacché il nostro “eroe” – il semplice fatto che non sia ancora morto di infarto è di per sé un miracolo – alla fine di ogni puntata si confronta con una sfida “contro il cibo”, mangiando una volta venti pizze ultra-farcite, oppure cento alette di pollo, ovviamente fritte, e persino decine di ostriche, che abbiamo scoperto con assoluto orrore in America venire sovente ricoperte dalla immancabile e mefistofelica salsa al chili. Bisognerebbe farlo sapere ai francesi, tanto amati dagli americani, ma di questo parleremo dopo.
La seconda trasmissione che ci interessa è A tavola con Guy, che va in onda subito dopo le imprese del suddetto Adam. Condotta da Guy Fieri, dunque da un italo-americano, ma considerata la sua ignoranza gastronomica di italiano costui ha solo il cognome, dovrebbe essere un programma più sofisticato di Man v. Food, ma così non è: sempre o quasi di panini farciti si parla. Vero è che Guy visita locali più alla moda di quelli dove va Adam. Purtuttavia, le schifezze che gli vengono proposte destano comunque puntuale ribrezzo in un palato europeo. La cosa divertente è che i cuochi a “stelle e strisce” si illudono di servire delle pietanze prelibate. Non c'è da stupirsi, gli americani sono maestri nel falsare la storia: qualche guerra nel Golfo ne è forse un esempio, no? Del resto, anni fa tentarono persino di brevettare la pizza, affermando che era stata inventata da alcuni nostri emigrati oltreoceano. La loro mancanza di capacità analitica fa sì che molti degli strapagati museologi statunitensi ritengano che il Metropolitan Museum di New York sia più ricco dei nostri Vaticani: povere menti o forse semplicemente dei disonesti? Fatto sta che costoro non arrivano a comprendere la grandezza delle Collezioni Papali, le quali – chiediamo perdono per il termine poco elegante, ma efficace – “asfaltano” anche il Louvre, senza alcun dubbio.
Il caro Guy ci fornisce però altri utili elementi che contraddistinguono il modo di pensare al cibo in America, dove una pietanza con due soli ingredienti è vista come un furto. Ragion per cui, la nostra pizza romana con la mortadella non è vero cibo per loro. Se uno mostra una pizza margherita a un americano, costui quasi sicuramente dirà: “Bene, questa è la base, cosa di mettiamo sopra?”. Guy inoltre non mangia il panino, lo assale letteralmente, quasi con rapacità. Ciò, a nostro modesto parere, la dice lunga sulla natura aggressiva di una nazione che da quando è nata è stata sempre in guerra con qualcuno, perché anche il “come mangiamo” è importante!
Infine, c'è Orrori da gustare: America, il più erudito dei programmi culinari proposti da Fine Living. Un ebreo di New York (Andrew Zimmern), dunque con la puzza sotto il naso, visto che i cittadini della Grande Mela si sentono il centro del mondo, gira il paese alla ricerca delle pietanza più strane. A onor del vero, tra i tre, questo è senz'altro il programma meno insulso. Vediamo allora come in parti profonde e depresse degli Stati Unitici mangino coccodrilli, scoiattoli, zampe di maiale... delle autentiche schifezze, ma almeno sono cose naturali, non industriali e che, per quanto rivoltanti, rappresentano quel poco di tradizione culinaria che hanno in America. In aggiunta, Andrew fa spesso visita ai macelli e alle industrie di conserve, mostrandoci il modo in cui lavorano il cibo lì. Un altro elemento interessante presente in questo format è il fatto di poter constatare che le uniche cose veramente buone che si possono mangiare in America sono totalmente copiate dalla gastronomia europea o facenti parte delle culture alimentari degli immigrati, segnatamente della enorme comunità cinese sparsa per tutto il paese.
Abbiamo segnalato alcuni “orrori da gustare” che in America passano per delle prelibatezze, quando invece sarebbe più corretto chiamarle delicatessen infernali. Il vero orrore però non è rappresentato da questi cibi malsani, no, bensì dal fatto che la cucina italiana non venga mai pubblicizzata in questi programmi! E uno dei tre conduttori porta persino un cognome italiano. Noi, un popolo inebetitosi decade dopo decade, che adoriamo tutto quello che viene associato con l'aggettivo “americano”, dall'American Bar, sino all'indimenticabile sketch con Walter Chiari sul “Sarchiapone Americano”, nel quale, come nei film di Mario Monicelli e Dino Risi, tra una risata e una battuta, si mostrava quanto grottesco stesse diventando l'italiano medio.
Prima abbiamo accennato alla Francia. Se infatti gli americani preferiscono sempre descrivere l'Italia non certo come la Patria di Marco Polo, Matteo Ricci, Galileo e Goldoni, ma quale nazione di mafiosi e piazzaioli morti di fame; i media USA non mancano occasione di tributare un omaggio ai francesi. Sempre o quasi uno spot pro-Francia in molto cinema statunitense e, francamente, ci siamo stufati. Spesso tale venerazione passa per il più banale degli accostamenti, ovvero cibo-Francia, denotando la solita mancanza di conoscenza che caratterizza molti statunitensi. Strano davvero, poiché ben pochi forse sanno – negli USA no di sicuro – che è stato proprio un americano a identificare in modo scientifico la cosiddetta Dieta Mediterranea, ci riferiamo ad Ancel Keys, il quale sostenne che come si mangia sulla Costiera Amalfitana non si mangia da nessuna altra parte del mondo.
Pensandoci bene, il fatto che trasmissioni come quelle di cui abbiamo parlato non siano state bandite in Italia è sintomo del totale distacco che il nostro popolo ha ormai verso la propria cultura; lo dimostrano quelle orde di genitori incoscienti che portano i figli da McDonald's. Purtroppo è vero, la colonizzazione è arrivata pure in tavola: “signori, l'orrore è servito!”.
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