I trigliceridi impazziscono e le arterie implacabilmente s’intasano

L'Occidente è gravemente malato di inefficienza

Chi lo ha rappresentato negli anni, mentre s’avventava avidamente su un panino alle porcherie comprato in un McDonalds o signorilmente sorseggiava un brandy d’annata nella lussuosa tenuta inglese...

di Il Melo

L'Occidente è gravemente malato di inefficienza

Tutto ciò che è Occidente è gravemente malato.

Chi lo ha rappresentato negli anni, mentre s’avventava avidamente su un panino alle porcheriecomprato in un McDonalds o signorilmente sorseggiava un brandy d’annata nella lussuosa tenuta inglese, sta lentamente adagiandosi su una sedia a rotelle o sta spirando su un antico letto elisabettiano.

I trigliceridi impazziscono e le arterie implacabilmente s’intasano e, a evidenziare tale implacabile malore, solo un’appariscente e doviziosa pinguedine.
Il tutto si riassume con una parola: inefficienza, un vocabolo che ha marchiato a sangue la riluttanza di chi ha governato in quest’ultimi 20/25anni.

Ci siamo contraddistinti tutti con una sola, massiccia guerra contro il terrorismo, quella del 2001, delle Torri Gemelle, un conflitto ancora in essere che giorno dopo giorno evidenzia quanto il contrassegno dell’Occidente stia consumandosi sotto gli sguardi increduli di chi ama la sua Patria. Le stragi di Madrid e Londra sono state, in uno schioccar di dita, messe nel dimenticatoio, solo nebulosi ricordi che non vanno assolutamente a ridestare il terrore dei nostri premier.
La paura è ben visibile solo negli occhi di noi gente comune, nella diffidenza verso colui che ci siede accanto sul tram, circospezione sovente senza riserve ed aggravata ancor più dalle miriadi di  situazioni di incertezza rese note dai media.

Siamo arrivati a quel falso perbenismo, a quell’alienato politicamente corretto che ha portato, pochi giorni addietro, alla lapidazione verbale di Magdi Allam per “islamofobia”, come già scritto dal nostro direttore, o forse unicamente per aver proferito la verit con la V maiuscola che il politicamente corretto non sopporta.

La stessa correttezza che porta i nostri connazionali a pensare che Israele sia il criminale e Hamas la vittima; che porta la comunità internazionale a chiedere ad Israele di fermarsi.
Solo oggi l’occidente si risveglia dal torpore estivo, proponendo una coalizione internazionale contro l’ISIS: Barack Obama e Kerry in testa, ma anche l’inaspettato Abbot ha assicurato che l’Australia si unirà a Canada, Italia, Francia, Gb e USA.

Tutto questo avviene dopo che perfino un nemico storico come Hezbollah ha sottolineato la minaccia del califfato che incombe e ha deciso di combattere contro l’ISIS a difesa degli ultimi baluardi di civiltà, incredibilmente a fianco di Israele.
Dalla proclamazione del Califfato sono passati due mesi, nei quali la comunità internazionale ha lanciato soltanto minacce, ridicole, perché l’impotenza dell’occidente è visibile a tutti, tranne che a noi stessi. Le campagne afgane ed irachene sotto l’egida Nato sono state un evidente fallimento, una guerra persa spacciata per vinta grazie a qualche battaglia fortunata.
Il terrorismo non teme quest’occidente immobile frenato da un’oppressiva coscienza che il nemico non ha mai avuto.

Il mondo civile ha già perso questa guerra, ancora prima di provare a combatterla, perché non è più potente e credibile, non ha più la forza di imporre la propria idea. Il miraggio della democrazia e della pace sono stati distrutti dall’autocritica e dallo scetticismo verso la libertà, il libero mercato e il modello di vita occidentale.
L’Italia, è l’emblema della distruttività e dell’autocritica, della sconfitta della Nazione.

Lo scontro, mascherato da crociata religiosa, è una battaglia tra due civiltà e culture confinanti, la guerra che l’occidente si appresta a combattere è una disfatta: mentre ancora ci si interroga sull’opportunità di un’azione militare, il nemico decapita innocenti.
Il nemico vince quando converte cittadini occidentali e li convince a partire per stare nella fazione opposta, vince quando l’occidente non sa come contrastare l’idea malsana e, non avendo nulla da contrapporre, evita persino di cercare di sradicarla militarmente, interrogandosi tra mille incertezze perché impaurito da chissà cosa.

E’ triste pensare di essere arrivati al capolinea, alla fine di una bella favola, ma è la drammatica realtà, che ci spinge a guardare se tra le vittime di un attentato ci sia anche un italiano anziché identificarci tutti come vittime.
L’agonia dell’occidente terminerà, le sofferenze di questo malato cesseranno sotto la sciabola del vostro vicino di casa tagliateste convertito, l’ovest morto sotto il peso del jihadista della porta accanto.
O forse no, forse l’occidente saprà unirsi in un unico popolo con un ultimo colpo di reni e non cedere alla tentazione dell’autocommiserazione, esportando un po’ di quella “sana democrazia” che solo sotto la famiglia Bush abbiamo imparato ad apprezzare.Simone Enea Ricco

 

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