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L'altra metà del genio

Angelina Zampanelli, la compagna di Croce che seppe essere moglie senza matrimonio

Entrambi orfani si conobbero per caso e vissero insieme per venti anni, lei di semplici origini lui di famiglia borghese. Perché don Benedetto non regolarizzò il suo stato?

di Francesca Allegri

Angelina Zampanelli, la compagna di Croce che seppe essere moglie senza matrimonio

Talvolta un destino infelice si tramuta in una vita felice per poi di nuovo concludersi in infelicità. Questa la sorte di una donna nata sotto un’infausta stella, almeno quella che era una stella infausta ai suoi tempi: la nascita fuori del matrimonio.

Angelina, dietro questo nome un po’ desueto che già di per se stesso segna un’epoca, Zampanelli, dietro questo cognome così banale, si cela una donna che conobbe  grande felicità e grande infelicità.

Era nata dagli amori di un nobile con una ragazza di umili origini, come nella migliore tradizione del dramma popolare dell’Ottocento, poi muore il padre e a soli otto anni perde anche la madre. Viene, ancora come nel melodramma popolare, allevata da una zia, ma niente angherie da piccola orfanella anzi la zia e forse anche lo zio, entrambi maestri elementari, le danno quel minimo di cultura che all’epoca non sempre toccava in sorte a tutte, e nella loro modestia la trattano con cura e rispetto e cura e rispetto ella stessa dimostrerà loro durante l’intera vita.

Poi a ventitré anni l’incontro della vita con un uomo di origini molto diverse, proveniente dall’alta borghesia intellettuale, uno degli uomini che maggiormente hanno segnato la loro epoca con l’ingegno e gli scritti: Benedetto Croce.  Da mondi così diversi, sorti simili le loro, anche il filosofo era rimasto dolorosamente e prematuramente orfano nel terremoto che aveva colpito Ischia, e in particolare Casamicciola, quando vi si trovava con i genitori e la sorella a trascorrervi le vacanze estive il 28 luglio 1883. Era stata un’esperienza drammatica e traumatica, come si può ben immaginare. Questa nelle sue stesse parole la vicenda:

Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi, e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al collo e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò che era accaduto, e mi pareva di sognare. Compresi dopo un poco.

Forse fu la comune dolorosa esperienza della perdita dei genitori in età giovanile a unirli, ma come in realtà sia avvenuto il loro primo incontro rimane oscuro. Si suppone, tuttavia, che lo zio materno di Angelina, Niccolò Bartoli, dopo aver fatto per qualche anno il maestro, gestisse il buffet della stazione di Salerno dove infatti morì ancora giovane e potrebbe essere che a Salerno, proprio per stare con lo zio, si fosse trasferita anche Angelina, rimasta sempre in ottimi rapporti con tutti i numerosi parenti di sua madre; sappiamo anche che Benedetto frequentava molto spesso quella stazione ferroviaria  per andare in visita da parenti  che gli erano molto cari, ancor più perché soprattutto negli anni giovanili la solitudine, impostagli dalle tragiche vicende a cui abbiamo accennato, gli pesava molto.  Probabilmente proprio a Salerno si incontrarono per la prima volta. Del tutto destituita di fondamento è la leggenda che Angelina fosse una cantante del caffè chantant.

 Chi la conobbe la descrive come una donna di sicura bellezza, dal fascino aperto e sorridente proprio delle ragazze romagnole e a lei, anche dopo anni di convivenza felice con il filosofo, non mancarono certo molti corteggiatori, che tuttavia non senza un pizzico di femminile e civettuolo compiacimento, sempre respinse con grazia.

Dal 1893 fino al settembre del 1913, per circa venti anni, fu la sua compagna e certo portò nella sua vita un tocco di gioia di vivere e di vivacità che le note vicende avevano spento. I suoi amici ricordano i pranzi a casa Croce durante i quali Angelina, per tutti Donna Nella, serviva le sapide vivande della sua terra. La loro fu una vera unione basata sull’intimità ed il rispetto  in nome del quale Croce non disdegnò di conoscere i parenti romagnoli della donna e di loro si prese cura con sovvenzioni in denaro anche dopo la morte di Angelina.

Questa donna ebbe una sorte singolare: molto amata e rispettata da chi la conobbe in vita e da chi negli anni ebbe rapporti amichevoli con Croce, fu quasi completamente dimenticata dopo la sua morte da studiosi e critici, che ne sottovalutarono la presenza e l’influenza; valgano come esemplari queste parole di Nicola Abbagnano nei Ricordi:

Don Benedetto, fin dai giorni della mia giovinezza, era frequente oggetto di conversazioni specie quando sposò una sciantosa, lei in punto di morte, Angiolinella detta Nella.

Invece gli amici di Croce e fra questi, per primi, Gentile e sua moglie mostrarono per lei sempre  grande deferenza. Una considerazione che il carattere aperto, franco, ma anche femminilmente delicato di Donna Nella, seppe guadagnarsi. Frequenti sono i biglietti ad amici e conoscenti a cui manda doni, specialmente ai bimbi di Gentile, o cartoline.

A Elvira Gentile che, sia per stare vicina al marito, professore  prima Napoli poi a Palermo, sia per le frequenti e numerose gravidanze non poteva viaggiare, Lei che invece seguiva Croce, nei suoi viaggi di lavoro e nelle vacanze estive-autunnali in Italia ed all’estero, invia continuamente caroline  senza firma o dedica. All’epoca le cartoline erano, infatti, quasi l’unico mezzo per vedere e conoscere, anche se da lontano, posti nuovi, la mancanza di  scritte serviva per lasciare intatto il luogo rappresentato, sul retro, all’epoca, c’era posto solo per il nome e l’indirizzo del destinatario. E così a Elvira Gentile, che desiderava tanto conoscere Parigi, invia cartoline quasi quotidianamente con un tratto di fine sensibilità che la fa molto amare, così come alla figlia Teresa invia speciali dolcetti napoletani che molto le piacevano e che non si trovavano a Palermo.

In un’epoca in cui non essere la moglie legittima era considerato infamante, mai nessuno, nemmeno fra gli altolocati parenti di Croce, ebbe alcuna remora a riceverla. Anzi la cugina preferita del letterato, Teresa Rossi Petroni, che trascorreva l’estate a Riano in Abruzzo li ospitava regolarmente nel suo palazzo per le vacanze e fu proprio in questa cittadina che Angelina, colpita da una grave malattia cardiaca, il 25 settembre 1913 morirà a soli quaranta anni.  A questo proposito, come falsa è la diceria che fosse stata una cantante, è leggenda anche che si siano sposati quando Donna  Nella era in punto di morte, anche se nei registri della parrocchia dove la Signora morì, il decesso è registrato come quello della moglie di Benedetto Croce.

Di questa situazione irregolare probabilmente Donna Nella, Angelinella come la vezzeggiavano gli amici, sofferse un poco se talvolta nelle lettere  si firmava Angelina Croce, tuttavia per tutti fu sempre la vera moglie del filosofo.

Dopo solo poco tempo dalla sua morte Croce sposerà Adele Rossi, che era stata sua allieva ed era assai più giovane di lui. Con queste parole annuncia il matrimonio alla cugina Teresa, il 16 febbraio 1914:

mi sono determinato a sposare quella buona signorina Rossi, di Torino, che tu conosci. È  una ragazza serissima… era amica della povera Angelina, e non mi parrà, prendendo lei, d’introdurre un’estranea in casa, e serberò vivi tutti i miei ricordi.

Come si vede non traspare certo il trasporto di un innamorato, piuttosto il quieto ragionamento di un uomo che, dopo quasi venti anni di armoniosa convivenza con una donna, se non eccezionale, certo capace di costruirgli intorno la  serenità necessaria agli studi, serenità della quale tanto poco aveva goduto per i ben noti fatti nella sua giovinezza, comprende come una moglie affettuosa al fianco sia quanto di più appagante la vita possa offrire. E non è detto che siano più felici le unioni basate su una passione travolgente di quelle basate sull’affetto, sul rispetto, sul reciproco apprezzamento. E questo Adele, con  fine intelletto, deve aver ben compreso, lei che aveva conosciuto Donna Nella e certo non poteva ignorare lo straziante dolore di Benedetto che, dopo la sua morte, aveva perfino contemplato l’idea del suicidio. Dunque nel narrare le vicende dell’una non possiamo far altro che ammirare il carattere dell’altra che deve aver saputo accettare l’idea, non facile per una ragazza giovane, che nella vita si può amare più di una volta ed in modi diversi, anche se ugualmente profondi. 

 

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