Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sembra incredibile che nel XXI secolo ci siano ancora persone intente a mantenere l’atavica e primitiva abitudine del parlare. Oggi abbiamo whatsapp, email, Facebook, Twitter, Instagram, notebook, eleganti T-shirt con intiere frasi ricamate o stampate, per cui non esiste più necessità alcuna di aprire la bocca per dire le solite cose.
Quindi, smettete di emettere suoni fastidisosi! Parlare è un’attività rumorosa e sgradevole.
Uno, se ne sta tranquillamente seduto all’interno di una terrazza di un bar a gustarsi una birra, quando improvvisamente, senza rendersene conto, la persona che è seduta al tuo fianco ti domanda qualcosa del tipo: “Come vanno le cose? Tutto a posto? Come passerai il weekend ?”.
Personalmente queste cose mi spaventano. E non poco.
Ho sempre un sussulto quando mi accorgo che qualcuno vuole parlarmi. Soprattutto quando sento squillare il cellulare. Tendo a pensare che si tratti di una situazione di emergenza e che della gente stia morendo. Non mi viene in mente nessun’altra spiegazione.
In ogni caso, tornando alla domanda tipo “ Come vanno le cose…” , se avessi voluto spiegare a detta persona il mio stato d’animo lo avrei fatto, e gli avrei inviato una mail, per esempio. E’ la mia vita, per Giove, non la tua. Fatti gli affaracci tuoi.
Inoltre, per quale caspita di motivo mi chiedono del weekend? Ci sono ancora due giorni intieri. Quasi il trenta per cento del periodo in questione. Non è forse un po’ precipitoso e menagramo pensare a ciò?
Forse domani mi potrebbe cadere sulla testa un pianoforte. Succede. Non bisogna avere fretta.
Questo è un altro problema in merito al parlare: la gente si aspetta che rispondiamo immediatamente, malgrado -la cosa logica- sarebbe quella di potere meditare la risposta e valutare, per esempio, come è andata fino a ora.
Però No! Se rimani in silenzio, senza rispondere, tutto il mondo pensa che ti sia venuta un’embolia.
Ma sì, chi se ne frega! Risponderò la prima cosa che mi viene in mente. Risponderò a caso!
“Come vanno le cose? Tutto a posto? Come passerai il weekend ? ”.
Risposta: - Tua madre è una buona macchina da scrivere. Ho in tasca tre mandarini. Ho fatto l’amore, imprigionami!
In realtà possiamo dire ogni cosa ci passi per l’anticamera del cervello. Perché nessuno è mai interessato a parlare o ascoltare. Sono due attività incompatibili.
La risposta alla domanda, sia come sia, si traduce mentalmente con: “ Ora puoi raccontarmi il tuo romanzo”. E costui/ei si racconta. Questa è la cosa peggiore.
Io non ho chiesto nulla, perché mi spieghi il significato di tutta la tua vita? Voglio solo gustarmi in santa pace una birra, null’altro. Non so, se quello che ti ha detto il tuo capo è tanto importante, se è così scrivi un libro. Sono disposto a comprartelo, senza leggerlo. Oppure, cavolo, creati un blog. Io ho un blog. Perché, essendo educato me lo sono costruito per non disturbare gli altri.
Scrivo cose, un po’ di tutto, ma non vado in piazza con un megafono a leggere ad alta voce, sopra a una tanica di benzina. Non almeno da quando sono stato arrestato per la terza volta.
Immaginate di stare sulla fatidica terrazza a sorseggiare la gustosa e fresca birra, mentre la gente che vi circonda in silenzio risponde via sms dal proprio cellulare. Una pacchia! Come sarebbe bello.
Ciò mi ricorda certi cartelli affissi in alcuni bar, con un testo come questo: “Non abbiamo wifi, qui parliamo tra di noi.”
Da un lato, solo i primi 712 cartelli uguali sono apparsi divertenti. Dall’altro… Com’è possibile che non abbiate wifi? Siamo per caso tornati al Medioevo?
Parlare non ha portato mai a niente di buono. Pensiamo ai dibattiti politici alla televisione. O a quella gente che insiste nel chiacchierare prima delle dieci di mattina, quando sopporti, al massimo, solo un caffè. Siamo nel mondo dei monologhisti. Nel “ancora fa caldo” degli ascensori. Nella frase “dobbiamo parlare.” Nel dibattito sullo stato della nazione. Nei cenacoli politici. “Sì, un'altra volta”. “Sul serio, proprio quello, perché?”
Tutto quanto è orribile. Ogni volta che mi trovo in mezzo a questo baillamme non posso reggere più di tre minuti filati, mi viene la voglia di vuotarmi superficialmente una lattina di benzina addosso e prendere fuoco, così per finire con la mia sofferenza. Basta. Per favore. Basta.
Tipica conversazione da bar, con terrazza
Amico1: Scusate se
sono arrivato così tardi. Ho avuto un incidente nel traffico caotico di Firenze
e ho perso il braccio destro.
Amico2: Io proprio lì una volta ho bucato una gomma all’auto.
Amico3: Anch’io ho un automobile.
Amico1: Chiamate un'ambulanza... Per favore... Mi sto dissanguando...
Amico4: Io, mentre stavo entrando nel bar ho inciampato. Quasi cado!
Amico2: Quello della ruota fu orribile. Dovetti cambiarla!
Amico3: Succede ha chi ha le auto. Ve l’ho detto che ho una macchina? Parliamone.
Amico4: Ho inciampato! Che dolore alla caviglia!
Amico1: Per favore... Un'ambulanza... Sto per svenire...
Amico2: Mi macchiai le mani! Con la ruota! Non ero pratico!
Amico1: Ragazzi... Almeno… Un laccio emostatico ... Per favore...
Amico3: Uffa, e smetti di parlare di te per un momento. Che egocentrico...
Inserito da silvana il 02/09/2014 16:02:53
è vero che quando si cerca un po' di tranquillità non si vorrebbe tra i piedi gente che pur di attaccare bottone, comincia a snocciolare il rosario con nostro disappunto, perché delle loro beghe non ci importa nulla. magari capita che , per educazione, fingiamo di essere disposti ad ascoltare facendo convenevoli sorrisi, ma in definitiva non seguiamo il filo del discorso, abbiamo la mente altrove. poi se capita quel giorno che sei incavolato nero, o cerchi rifugio in casa a roderti di rabbia finché ti passa il bollore, piuttosto che fare incontri con cornacchie che ti monterebbero maggiormente in bestia. è pur vero però che, se senti addosso una grande tristezza e solitudine, ti piacerebbe che accanto a te in quel momento ci fosse qualcuno che, raccontandoti vecchi aneddoti, ti distolgono da quel senso di smarrimento
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