Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La vita certune volte è un circolo vizioso e ti ritrovi a ripetere azioni e eventi già accaduti prima.
Come il fatidico ritorno a scuola, tanto odiato dai ragazzi e tanto detestato dai genitori per le numerose tasse da pagare, equivalenti al costo per la costruzione del Canale di Panama o l’Autostrada Firenze-Napoli.
E non si liberano di tali pensieri anche quelli che figli non ne hanno, perché c'è qualcosa che rimane intatto nel loro inconscio, qualcosa che li segue provocando brividi, tremori, tachicardie, pelurie irsute, pupille dilatate, terrore, panico, quando vedono certi annunci, con bambini eccessivamente belli, sorridenti ed uniformati, sotto la suddetta epigrafe: “Bentornati a scuola, un altro anno di studi vi attende!”
Perché sorridono questi futuri uomini?, sono automi?, chi li obbliga?, li minaccia lo gnomo malvagio nella penombra?
A peggiorare le cose, ogni anno inizia sempre con lo stesso suggerimento: “Prenotate i vostri libri”, e questo sin da luglio.
Torturatori malefici, godiamoci almeno l'estate. La maggior parte dei libri di testo sembrano ingressi per un concerto in esclusiva dei Rolling Stones o Paul McCartney.
Ricordo ancora quelle visite al centro commerciale, alcuni giorni prima dell’inizio della scuola, per acquistare il materiale scolastico: block notes, matite, penne, temperino, quaderni a righe e quadretti, pennarelli, e quei libri strapieni di generazioni letterarie, cordigliere, analisi sintattiche, equazioni di secondo grado e coniugazioni in latino.
Rammento, come fosse ieri, che gli unici elementi liberatori erano l'acquisto della nuova e fiammante cartella, che puntualmente trasformavo con i colori nerazzurri, o la speranza dell'arrivo di qualche nuovo compagno tifoso dell’Inter; ancora le bambine non m’interessavano, se non per minacciarle se non mi elargivano metà Buondì Motta.
Sin dai primi giorni iniziava anche la primitiva competizione che vedeva invidiare i compagni di altre sezioni in merito agli orari o ai migliori professori: “Chi hai quest’anno a matematica?”
“Abbiamo la signora Marisa Franchi”, “Azz… che fortuna! ”
I giorni, previ al ritorno tra i banchi, diventavano un inesorabile conto alla rovescia, come la notte prima di un appuntamento col dentista.
La canzone “The final countdown” della band Europa, è chiaramente ispirata agli ultimi giorni di libertà prima del ritorno in prigione (scuola) o agli ultimi rantoli dell’estate.
Sì, ci toccava dare l’addio alla bella vita e tornare per nove, lunghi, snervanti mesi al solito trantran. Riapparivamo sulla terra dopo le galoppate immaginarie a caccia di ranocchi e gamberi di fiume, partite infinite nel campetto dell’oratorio, stupende passeggiate in bicicletta con gli amici e via ricordando.
Dovevamo salutare la libertà estiva e immergerci nuovamente nella nebbia e nel freddo sia atmosferico sia del modo di proporsi della prof. d’Aritmetica.
E il tempo passava e il giorno si avvicinava e a notte fonda d’improvviso ti svegliavi a guardare la sveglia. Ancora due giorni e 16ore. Una vera agonia.
Il ritorno tra i banchi simbolizzava la ricomparsa dei giorni corti e delle lunghe notti. Degli alberi già privi di molte foglie adagiatesi sull’asfalto.
Bisognava dare l’addio alle guance rosse dal sole, alle merende fatte in compagnia sul ciglio della strada; al suono dei grilli, ai colori dell’estate.
Poi, d’incanto, mettiamo fine a quella vita, come un vecchio maglione in una valigia a mano.
Ora beviamo birra e Martini, e non possiamo più soffrire, non subiamo più quella indimenticabile cara afflizione che ci procuravano quei giorni.
Ora siamo abituati alle solite conversazioni in ascensore, ai Tablet, ai social network, alla macchina da caffè dell’ ufficio o alle code in un supermercato ultra accessoriato.
Oggi torniamo ai 1276 messaggi della nostra bacheca di Outlook e vediamo in questo il contrassegno di un nuovo inizio che non vogliamo, però, ricordare.
Si torna alla cortina di fumo e alle promesse del Premier.
Torniamo ad ascoltare le sirene della scuola del nostro quartiere ed il frastuono dei bambini cinesi e romeni durante la ricreazione.
Quel suono carcerario proprio del tuo primo giorno di scuola.
E tutto ritorna a mente, solo il caldo adesso non va più via.
Inserito da silvana il 04/09/2014 13:55:33
lontani ricordi ma sempre vivi nella mente di ognuno, come un primo dispetto che si riceveva nella nostra tenera esistenza. personalmente sento ancora l'odore caratteristico che emanava l'istituto scolastico appena si entrava, un odore particolare e indefinito. si, l'attesa della riapertura era un tormento, si cercava di rimandare quel pensiero assillante, per godere degli ultimi giorni al mare. ma mentre il resto della mia famiglia continuava a soggiornare al mare, io ero penalizzata dalla cocciutaggine del mio papà che giorni prima dell'inizio scolastico, mi riportava a casa con lui, per preparare un generale ripasso dell'anno precedente e anticipare qualche nuova nozione dietro suo insegnamento. era un insegnante incallito e intransigente nei miei riguardi e da me pretendeva sempre il massimo, per cui la scuola per me era diventata il mio calvario, anche se poi, superati i primi giorni, le levatacce diventavano usuali e meno pesanti.
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