Editoriale

Perché Renzi ha sbagliato a pretendere il ruolo di lady Pesc per Mogherini

Di per sè inutile e ininfluente il ministro degli esteri europeo è costato all'Italia un posto come commissario assai più rilevante

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

e il ruolo di Lady Pesc giocato oggi da Federica Mogherini, avesse un vero senso e un peso politico effettivo, verrebbe da segnalare che in questo momento in Europa c’è un conflitto di interessi vista la sua contemporanea carica di ministro degli Affari esteri italiano. Ma Federica Mogherini che parli da “ministro europeo” o da capo della diplomazia italiana non fa alcuna differenza. Zero più zero - la matematica e la logica insegnano - fa pur sempre zero. Infatti, che la giovane signora discetti sulla crisi Ucraina o sentenzi sui nostri due marò abbandonati in India (per giunta affidati ad un collegio di avvocati stranieri), almeno negli ambienti internazionali che contano, semplicemente non interessa, insomma: ogni sua opinione è politicamente irrilevante.

Sarebbe lungo da spiegare quanto e perché l’Italia in campo internazionale,  anno dopo anno, non abbia più alcun peso specifico, ma la nomina della Mogherini, spacciata, com’è noto, per un trionfo da Renzi alla guida della politica europea, ne è l’ultima prova eclatante.

Ancora una volta Renzi, da par suo, ha imbrogliato le carte, ha spacciato una sconfitta per una vittoria: chiunque ne capisca un po’ - non tanto di politica estera, ma già solo di “pesi e misure” sulla bilancia della politica internazionale - sa bene che la poltrona sulla quale la Mogherini è seduta non ha alcun valore. Nessuno rammenta, infatti, una sola parola della suo predecessore, la baronessa Catherine Margaret Ashton, e nessuno ricorderà il volto della Mogherini a fine mandato. Così è stato (ingiustamente) da tempo deciso nelle cancellerie europee: in quel ruolo non un nome di peso. Finché l’Europa sarà il controsenso che è.

Renzi ha dunque furbescamente tesaurizzato la sua debolezza (in questo, bisogna dargli atto, è un campione) usando il voto italiano chiesto dalla Germania per eleggere il polacco del PPE Donald Tusk (un altro fenomeno!) alla guida del Consiglio europeo, per un incarico di mera facciata, rinunciando - ecco tutta la misura della debolezza della nostra politica - ad un Commissario! Insomma, ora non c’è nessun italiano laddove conta esserci, per la gioia di francesi, tedeschi, spagnoli e compagnia bella che, sulle questioni politiche vere - immigrazione, trasporti, agricoltura, ecc. - faranno a meno dell’Italia.

Per dirla tutta, al di la del fatto che tecnicamente non è comunque né intelligente, né utile rinunciare ad avere un italiano alla guida di una Commissione, i proclami trionfalistici del giovane premier italiano sulla conquista della carica europea assegnata alla Mogherini, avrebbero avuto senso se egli si fosse davvero battuto per avere, finalmente, un vero ministro degli esteri europeo, ottenendo che per quell’incarico fosse designato, chessò, Massimo D’Alema o qualcun altro nostro esponente con vera caratura politica e un peso specifico internazionale rilevante.

Ma figuriamoci, questa sarebbe stata una battaglia da vero leader europeo, mica da Renzi. E in Europa, il nostro presidente  del Consiglio con il gelato in mano, lo hanno già capito bene: non fa politica, è maestro di propaganda.

E’ andata, bene a tutti, dunque, meno che all’Italia: la Mogherini è la più innocua sostituta del nulla pneumatico della  Ashton, Renzi ha l’ennesima medaglia di cartone, l’Italia è sempre più la Cenerentola d’Europa. Insomma, waiting for troika.

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