Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Davide Bifolco
Caro Davide, vedendo la tua foto sui giornali, il tuo sorriso da adolescente e la luce nel tuo sguardo non riesco a fare a meno di pensare che avresti potuto essere un mio studente, o comunque che tutti i giorni vedo e frequento tanti ragazzi come te. E’ per questo, forse, che mi riesce terribilmente difficile accettare quello che ti è accaduto. I giovani sono, o dovrebbero essere, la bellezza e la solarità della vita che si apre.
Non voglio e non posso giudicare; a che titolo? Sicuramente ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e a quanto pare anche con le persone sbagliate. Non so quello che pensavi, in che direzioni andassero i tuoi progetti. So solo che i tuoi sogni sono stati bruscamente troncati e che qualunque colpa tu potessi avere, la punizione è stata tremenda. Forse meritavi di essere punito, ma non certo in quel modo.
Ma vedi, caro figliolo, questa è l’Italia. E’ un paese in cui abbiamo una gran massa di gente che quando chi scrive aveva la tua età, faceva il progressista, il barricadiero, insultava le forze dell’ordine e tutti coloro che venivano etichettati con la parola – ghetto fascisti. E sai qual è la cosa che ora mi fa più effetto? Che molti di questi bei personaggi, che magari in gioventù avranno tirato anche qualche bullone in testa a un ragazzo poco più grande di te che stava facendo il suo dovere con una divisa addosso, ora dice che sì … certo, non meritavi di morire (bontà loro) ma in definitiva, è ora di farla finita con il degrado, con la delinquenza, etc. etc. etc. Qualcuno addirittura ti paragona a Carlo Giuliani, dimenticando che sino a prova contraria non avevi in mano un estintore per fracassarlo in testa a un carabiniere: a quanto sembra, non avevi neppure un temperino.
Paragoni assurdi a parte, non che abbiano torto su tutto, anzi. Io la pensavo così già alla tua età e per questo mi sono schierato sul fronte opposto. Non che per questo, spesso e volentieri, le forze dell’ordine ci volessero “più bene”, ma questo è un altro discorso. So solo che mentre certi “progressisti” facevano i fricchettoni con lo spinello in bocca e altre simili “amenità” noi cercavamo di spiegare ai ragazzi come te che la vita è ben altro.
Peccato che a te questa possibilità di scelta non sia stata data. I commenti sui giornali si sprecano, tra chi incolpa il carabiniere che ti ha sparato – anche lui, per inciso, un ragazzo o poco più – e chi invece Napoli e il suo “degrado”.
Tutti discorsi che possono avere una loro logica e un loro fondamento: e certo su quanto ti è successo si dovrà pur fare chiarezza; sarebbe il minimo. Ma adesso non è questo che conta.
Quello che mi spaventa è che in questo paese pronto a giustificare i peggiori inciuci, le peggiori porcherie; dove il degrado e la delinquenza sono purtroppo davvero all’ordine del giorno, tanto che, non paghi degli” indigeni” che certo non scarseggiano, sentiamo il bisogno di andare a prelevare personaggi inquietanti da altri lidi; dove ci si commuove per la carcerazione di un Kabobo che ha massacrato a picconate tre povere creature che hanno avuto il solo “torto” di incrociarlo, nessuno provi un minimo di commozione,di pietà per te. Un ragazzo che ha sbagliato e che avrebbe dovuto essere fermato, multato ed eventualmente anche arrestato; ma non certo ucciso. Mentre chi uccide, spesso, chi falcia vite giovani come la tua perché si mette al volante ubriaco fradicio, se la cava con poco o nulla. Oggi la condanna a morte non si commina più neppure ai peggiori assassini; a un ragazzo che non si ferma un posto di blocco sì?
Anche nei confronti delle Forze dell’Ordine, l’atteggiamento oscilla tra una sistematica denigrazione e una giustificazione “a prescindere”. Sono uomini come gli altri, spesso coraggiosi e benemeriti, ma che possono sbagliare come chiunque altro: come può sbagliare un medico o un magistrato. Il grosso problema è che quando capita a queste categorie di sbagliare, le conseguenze possono essere devastanti e irreparabili.
Ecco a cosa ci siamo ridotti: nei confronti dei nostri giovani, non siamo più capaci di usare la fermezza e di punirli quando necessario, ma neppure di proteggerli e tanto meno di amarli. La loro morte ci lascia indifferenti, che sia per eccesso d’alcool o droga o quando per l’appunto succede un caso come quello di Davide. Diventano solo numeri da statistica o argomenti su cui dividersi, litigare, strumentalizzare: i social network per qualche giorno almeno hanno qualcosa di diverso di cui occuparsi, che non siano le tette della ministra, le corna di qualche bellimbusto o il Balotelli di turno; mentre quelli che hanno sostituito l’eskimo col doppio petto giustizialista possono sfogare la loro bolsa retorica.
Caro Davide, non so se eri un angelo come – comprensibilmente – ti ricordano i tuoi familiari ed amici o se stavi avviandoti su una brutta china. Questo lo sa Dio e io mi auguro solo che Egli ti accolga tra le sue braccia con quella pietà che molti uomini ti hanno negato.
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