Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
isto che è da poco ripreso l’anno scolastico con tutte le inusitate ed incredibili riforme promosse dal governo Renzi, forse qualcosa da dire ci sarebbe a proposito di a cosa serva la Storia dell’Arte. In effetti non ha grandi utilità pratiche. Non ci si avvita un rubinetto, non ci si stura un lavandino né ci si cura la sciatica. Si potrebbe sopravvivere benissimo senza saper distinguere un dipinto di Lucas Cranach da uno di Petrus Christus, o un Giotto da un Duccio o un Degas da un Matisse.
Questo è il ragionamento, neanche troppo sottinteso - e purtroppo anche vero - che per decenni ha caratterizzato l’interesse politico e amministrativo del nostro paese. Ora leggo “ ritorna la Storia dell’Arte nelle scuole”. Non è che fosse mai andata via. L’ultima riforma targata centrodestra si era limitata a cambiarle nome, lasciandola ad ore insufficienti e troppo spesso ad insegnanti incapaci ed incompetenti che sono interessati soltanto a portare a casa uno stipendio, consci di essere considerati di “serie B”, non diversamente dai colleghi docenti di Musica. Una materia considerata troppo scientifica da chi fa studi umanistici e troppo “filosofica” da coloro che intraprendono studi scientifici che è così sempre stata considerata un “di più” invece di essere vista come un punto focale e fondante della formazione culturale. Il ragionamento dunque dal punto di vista eminentemente pratico non fa una piega, ma ne fa moltissime su tutti gli altri fronti.
A parte il solito refrain che ormai hanno imparato a ripetere anche quelli che fino a ieri neanche sapevano cosa fossero i beni culturali, cioè che l’Italia detiene il maggior numero di opere al mondo, che l’arte è il nostro “petrolio”, la Storia dell’arte in effetti più che “utile” è necessaria.
Necessaria innanzitutto alla conoscenza del mondo e di noi stessi se “fatti non foste a viver come bruti”, è indispensabile per una Buona Politica e dunque un Buon Governo. Questo non l’hanno mai capito i nostri, tranne qualche sporadico bagliore. È fondamentale per comprendere e saper distinguere il Bello dal brutto, la Bellezza dall’orrore ed evitare così certe mostruosità che ci circondano, frutto di incuria, ignavia e ottusa ignoranza. Serve anche per vivere meglio, così come la letteratura, la musica, il teatro, il cinema, i gatti e la zuppa inglese. La Storia dell’arte è necessaria non tanto per saper riconoscere un Caravaggio da un Guido Reni, quanto per capire che Caravaggio e Reni sono la nostra cultura, la nostra fonte, le nostre radici e la nostra tradizione senza andare a cercare qualcosa di simile in droghe, alcol e stordimenti vari o evitare di andare fieri del portare un anello al naso o un piercing sulla lingua. Ma soprattutto serve oltre che a comprendere che non viviamo in un’isola e che nessun’isola è “il mondo”, a conoscere noi stessi. È guardando un dipinto di Boecklin o una tavola del Mantegna che comprendiamo chi siamo.
Una civiltà immemore del proprio passato non è degna di questo appellativo e non può produrre nuove espressioni artistiche di valore. Lo spregio che in tanti anni la sinistra ha dimostrato nei confronti dell’Arte – tranne di quella dei “suoi” – è ormai a tutti evidente fatto salvo adesso il tentativo di riappropriarsene in calcio d’angolo.
L’errore poi è credere che la Storia dell’arte si limiti al noioso riconoscimento di dipinti o sculture. Essendo una disciplina “olistica” prevede - o meglio, dovrebbe prevedere se chi la pratica la conoscesse bene – un insieme di altre competenze che sono legate per esempio alla moda e al costume, al teatro, alla letteratura e alla musica e persino alla danza, nonché all’arredo, all’architettura e alla natura.
Troppo, forse sì, ma di certo mai abbastanza. Ed è questo “troppo” che ha reso l’Italia il centro del mondo nel Rinascimento, finendo oggi in un “nulla” che l’ha trasformata nella periferia del pianeta.
E un mondo brutto è sempre un mondo di bruti.
Inserito da daniele il 13/09/2014 01:28:48
Bell'articolo. Condivido.Tra le forme di abbruttimento segnalo anche quella di chi si pratica grandi fori nei lobi degli orecchi. E visto che si parla di arte non ci dimentichiamo di quegli imbrattamuri dei graffitari.
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