La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Il caos si fa sempre più grave dai marò alle riforme all'elezione del Csm tutto fermo. Storace e Meloni o dell'opposizione fantasma

di Vincenzo Pacifici

Il caos si fa sempre più grave dai marò alle riforme all'elezione del Csm tutto fermo. Storace e Meloni o dell'opposizione fantasma

E’ mai possibile intitolare una notizia importante in modo tanto roboante quanto donchisciottessco: “Il Marò Latorre torna a casa. E uno. Ora teniamocelo. L’India ci presta il fuciliere malato per quattro mesi. Non è una vittoria ma almeno stavolta non ripetiamo l’errore di rispedirlo in mani nemiche” ? Sì, è stato possibile ,senza  minimamente pensare che in India, in “mani nemiche” rimarrà l’altro marò Salvatore Girone.

E’ mai possibile concludere un ottimo fondo dedicato ai poliziotti e a carabinieri, obbligati dal governo “a togliersi la divisa e a presidiare il territorio in abiti borghesi” ai funerali del ragazzo morto a Napoli con una frase lontana dalla realtà e dal buon senso: “E che [l’Italia] se restituirà Latorre agli indiani lo perderà del tutto [l’onore]” ? Sì, perché l’abbiamo letta da Alessandro Sallusti.

Invece di prendersela direttamente ed esplicitamente con il bambino presidente del Consiglio e con le sue ‘ultracompetenti’ seguaci, che hanno autorizzato l’ambasciatore  Daniele Mancini a sottoscrivere un documento che prevede tra l’altro che  “il richiedente ritornerà in India entro il periodo disposto dalla Corte”, ed hanno costretto Latorre all’umiliazione della sottoscrizione di una lettera di garanzie per il rientro in India nella prima metà di gennaio, si meditano e si proclamano iniziative gladatorie e tutto sommato estranee al consorzio civile.

Benissimo hanno fatto ad insorgere  contro le mosse del pifferaio ieri sera la Meloni ed oggi l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, che in un’intervista ha ammesso che Girone è rimasto in ostaggio, aggiungendo che pure “Latorre sarà ostaggio in patria a causa della garanzia di farlo tornare in India. Il tweet del presidente del Consiglio che si felicita con la giustizia e il governo indiani significa che faremo tutto quello che ci chiedono. Questo vuol dire che rinunciamo alla sovranità nazionale. Siamo l’unica nazione al mondo che di fronte a una controversia internazionale si rimette in modo del tutto supino alla decisione di organi giudicanti del Paese che trattiene i nostri militari”. E a qualcuno ancora  sfugge incredibilmente l’inadeguatezza e la totale insufficienza dell’occupante di Palazzo Chigi, che non poteva e non può produrre prove diverse, di attaccamento alla Patria e di sentimento nazionale, data la sua formazione di boy scout e di democristiano.  

Sul piano politico il ritiro di Catricalà, elemento del tutto sconosciuto nell’ambito del centro – destra, dimostra che gli inciuci tra FI e PD sono saltati per la ribellione scoppiata nei due raggruppamenti ad opera di chi non tollera più gli ordini di Arcore o peggio ancora di Verdini e per mano di chi (magari la cricca del Pierino) voleva bruciare il nemico Violante.

Assolutamente inaccettabile per il tono sprezzante è il discorso sulle elezioni anticipate, di cui non mancano sintomi.  Sempre la solita gazzetta berlusconian – renziana  osserva che “i sondaggi premiano Forza Italia, il partito più impegnato nella strategia diretta a ricompattare i moderati, e penalizzano i ‘cespugli’ che ora rischiano di sparire”. Più sotto, con somma acutezza, è stata pubblicata, eloquente della situazione, tutt’altro che monolitica del minestrone berlusconiano, “Ma all’interno di Forza Italia torna la bagarre”. E allora si pretende di ricostituire, sia chiaro non ricostruire, il partito unico, obbligando e soggiogando i raggruppamenti minori con la prospettiva di qualche elemosina in termini di seggi, mentre la casa propria brucia. Mentre la Meloni trova nelle primarie (strumento da registrare accuratamente e da rispettare negli esiti) “l’unica strada da seguire per costruire un’alternativa alla sinistra”, Quagliariello prova a sperimentare l’intesa nelle regionali, escludendo con la tattica del doppio binario, uscite dall’esecutivo, cioè abbandono delle poltrone.

Dichiarazioni utopistiche ed irreali sono quelle di Storace, ancora privo di identità tra i subordinati del Cesare di Arcore, secondo il quale appare “interessante” la soluzione di “un contenitore per mettere insieme idee e contenuti e poi le regole”. Non paiono francamente idee nuove ed originali, perché già naufragate miseramente, con disastrose conseguenze a destra.

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