Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Repubblica.it, prima notizia. Corriere della Sera.it, quarta notizia. La Stampa.it, quinta notizia. Il Messaggero. It, terza notizia. Social network poco o nulla. Negli occhi di mia nipote, primo posto assoluto. E non potrebbe essere diversamente. Dentro di me rabbia, rabbia vera. Eppure una notizia che non è solo una notizia, ma il metro con il quale misurare il grado di civiltà di un Paese, vive sull’altalena sui mezzi d’informazione. Quasi ci fosse la paura di sporcarsi le mani nel raccontare una grande porcata. Perché questa è la sentenza della Cassazione che abbuona il carcere agli stupratori di gruppo.
E adesso come glielo spiego a questa ventenne sognatrice impaziente di divorarsi il mondo con la forza del pensiero che dei signori che ragionano ancora con altro e non con ciò che sta dentro alla scatola cranica, perché qualcosa deve pur esserci se sono arrivati lì, hanno emesso una sentenza che riporta indietro l’orologio della coscienza civile di questo Paese di almeno vent’anni. Che gli dico? Che lo stupro, in fondo è un’attività sociale? Che lo si pratica anche al circolo, ma solo a giorni alterni, come le targhe? Oppure devo dirgli solo la verità? Che la giustizia degli uomini non vale per le donne? Ecco, questo è lo specchio del Paese incivile che siamo, perché facciamo ancora tanta, addirittura troppa, fatica a non accettare il fatto che il maschilismo- non machismo, quello ormai e perso da tempo- domina ancora.
Dà fastidio il ministro del lavoro donna che si occupa di lavoro, dà fastidio la pilota d’aereo che guida un aereo, dà fastidio una donna che vuole fare l’uomo. Ma dà ancor più fastidio quanto stabilito dalla Cassazione.
Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, dando un’interprestazione estensiva a una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. In base a tale valutazione, la Cassazione ha pertanto annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere - ritenendo che fosse l’unica misura cautelare applicabile - per due giovani (difesi dagli avvocati Lucio Marziale, Nicola Ottaviani ed Eduardo Rotondi) accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate e ha rinviato il fascicolo allo stesso giudice perché faccia una nuova valutazione, tenendo conto dell'interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n. 265 del 2010 della Corte Costituzionale.
Altro che Oscar Luigi Scalfaro, io non ci sto. E non ci sto perché questa non è legge ma ingiustizia, questo è Far West, non l’Italia del 2012. “Perché” mi chiede mia nipote, guardandomi negli occhi!. Già, perché? Provo a spiegargli cos’è la Cassazione, ma non so spiegargli perché la legge degli uomini vada contro il genere umano. Posso solo dire che è una follia. Ma non basta, non può bastare. E non bastano nemmeno i pochi commenti che si levano dal Parlamento. «La sentenza della Cassazione sulle misure diverse dal carcere per chi è accusato di stupro di gruppo non è affatto convincente e sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza», dichiara il deputato del Pd Donata Lenzi.
«È proprio nel periodo che intercorre fra denuncia e processo infatti che le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Per questo, ci sembra che per un reato così grave l'interpretazione della Corte sia inopportuna».
«Una sentenza impossibile da condividere, contro le donne, che manda un messaggio sbagliato», così Mara Carfagna, deputata Pdl ed ex ministro per le Pari Opportunità.
«Le aggravanti per i reati di violenza sessuale furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo», ricorda Carfagna. «Il Parlamento, che ha sostenuto il disegno di legge da me presentato con voto bipartisan, aveva voluto condividere un messaggio chiaro: tolleranza zero contro la violenza sulle donne, che non è un reato di "serie B"», conclude la Carfagna.
Infine la Mussolini. «È aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo. La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza» «Nessuna misura alternativa - aggiunge - può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse». Poche voci, anche se alte e forti, ma avremmo voluto un coro. Soprattutto maschile.
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