Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Giorgio Napolitano
Una modesta ma doverosa serie di domande: quanti cittadini sono interessati all’abolizione del famoso articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, introdotto da una maggioranza di centrosinistra con democristiani, socialisti e socialdemocratici? Quanti ne trarranno giovamento? In che termini il provvedimento procurerà o dovrebbe procurare lo sblocco del mercato del lavoro? La Confindustria e le aziende perché plaudono alla “salvifica” (la definizione è dell’immaginifico Sallusti) rivoluzione? La collettività, cioè tutti noi con le nostre famiglie, vedrà, quando e come, gli effetti, riprendiamo ancora, perché è troppo equilibrata, del “salvifico” parto della diarchia governativa Renzi – Berlusconi, regista per il primo Napolitano?
Sul caso Muti ed il suo mortificante significato, Marcello Veneziani ha giustamente osservato che il Maestro “è oggi il simbolo più rappresentativo dell’Italia perché rinomato nel mondo […] primo officiante delle celebrazioni patriottiche con l’inno di Mameli. E’ lui che ci ha fatto sentire fieramente italiani, non Napolitano”.
L’inquilino del Quirinale è intervenuto (sponte sua?) sulla questione sul tappeto, suscitando l’entusiasmo del foglio berlusconian–renziano, che ha titolato “La fronda PD va alla guerra e Napolitano li bacchetta. L’assist del capo dello Stato: basta essere prigionieri di corporativismi e consociativismi. La minoranza anti Renzi si prepara alla resa dei conti in Direzione, ma non c’è accordo”.
Nessuno rimpiange – almeno ci si augura – frasi incomprensibili ed illogiche, come “convergenze parallele”, ma altrettanto negativo e segno di banalizzazione della politica è il linguaggio superficiale, da fiera paesana dell’occupante di Palazzo Chigi, che, raggiunti gli Stati Uniti, si è subito esibito nelle sue massime da “baci Perugina”, come “cambieremo l’Italia”, naturalmente parlando in limpida lingua shakespeariana. Al solito provoca sorrisi ironici il commento apparso sul foglio del potenziale partito “B & R”: si sottolinea infatti che il politico, “proprio dalla ribalta di Twitter ha iniziato il suo breve (ma incisivo) viaggio di rottamazione”. L’illustre giornalista non ha perduto però tempo nel dettagliare tale incisività.
Dalle file berlusconiane non mancano quotidiani appoggi ed interpretazioni filogovernative, come quella di Tajani, che ha addebitato ai burocrati e non al decisionista – rottamatore il ritardo nel pagamento del debito dello Stato.
Berlusconi ha ricevuto a villa San Martino il leader della Lega Salvini, con il quale si è trovato d’accordo su alcuni punti programmatici e non potrebbe essere altrimenti data la vicinanza ormai sperimentata (anche se con esiti circoscritti) tra i due movimenti, ma in forte dissenso su due punti essenziali: il consenso e le crescenti intese con il boy scout e il rifiuto di un qualsiasi contatto con Alfano. E’ questa una posizione e non da oggi condivisa e sostenuta da FdI, formazione, che ha ribadito i propri ideali unitari opposti a quelli secessionisti della Lega. E’ inutile che Berlusconi rispolveri la formula, a suo avviso magica, a nostro parere pericolosa, “uniti si vince”, occorre che decida una volta per tutte ed una volta per sempre il campo in cui schierarsi, senza comportamenti presentati come furbi o furbeschi, in realtà solo furbastri, senza calcoli e senza doppiogiochismi ormai scoperti e dall’antagonista (ma chi è?) esorcizzati.
Si è registrata la 14ma fumata nera per l’elezione dei due membri della Corte costituzionale, chissà cosa ci riserveranno i due Cesari, quale soluzione di “alto profilo” ci ammanniranno? Storace, che rischia 5 anni di carcere per vilipendio di Napolitano, è stato difeso persino da Fini ed oggi, pur con il condimento degli epiteti dell’era giurassica, quale “fascistone” e “camerata” da Vittorio Feltri, ma deve scontrarsi con un procedimento “autorizzato” dall’allora ministro Mastella, poi europarlamentare per il raggruppamento, in cui – ironia – è acquartierato oggi lo stesso Storace.
L’Italia è considerata “il paradiso degli scafisti”, tanto che il Consiglio d’Europa rimprovera per la mancanza di un piano contro la tratta degli esseri umani. Ma poteva essere diversamente per un paese, che vanta ministro responsabile Angelino Alfano?
AMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
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Subito elezioni? Forse meglio di no. Spiegalo al centrodestra.
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