Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Nel nostro infausto Paese il sindacato, a differenza di quanto si blatera da anni, è parte integrante del potere, quello con la P maiuscola.
E ciò è dovuto alla quasi totale estinzione della classe lavoratrice.
Gli ultimi due decenni e forse più, hanno visto un crollo verticale da parte del lavoro, in merito ai diritti acquisiti e stiamo tornando tristemente alla primitiva e inclemente realtà d’imbarbarimento e squilibrio.
L’operaio tipologicamente marxista è da tempo deceduto in quanto è sparita del tutto la famigerata coscienza di classe, cioè la consapevolezza di essere inseriti in una determinata categoria sociale. Se ci soffermiamo un attimo a riflettere ci rendiamo conto che, al giorno d’oggi, possiamo solo fare affidamento a disgiunte disapprovazioni di settore, impostate esclusivamente sulla pura e semplice esigenza economica e separate da una concezione di mutamento sociale.
Il compito del sindacato che forse gli riesce meglio, è quello delle vertenze di lavoro.
Infatti, non ha contatti diretti con la selva di lavoratori part-time, precari, dipendenti a cottimo e via dicendo.
L’unica, sua, arma di difesa, ormai utilizzata con proiettili a salve, è lo sciopero generale.
Vorrei sapere a cos’hanno portato i grandi scioperi, con tanto di vessilli e fanfare nelle piazze, che ogni tanto il Sindacato ha largito ai propri iscritti. Quasi sempre sono contemplati in poche ore e in periodi della giornata che non interferiscano più di tanto, e per i caporioni del sindacato dovrebbero servire, per confermare che c’è qualcuno che non accetta l’andazzo di certa politica e i vari abusi dei datori di lavoro.
Insomma questo movimento di masse serve meramente a dimostrare che il sindacato ancora è vivo, sebbene su una sedia a rotelle e bombole d’ossigeno annesse.
Lo sciopero, quindi, come unica affermazione di esistere ancora.
Parliamo, per esempio, del sindacato definito da sempre più forte, la Cgil.
In verità, oggi 27 settembre 2014, non riusciamo a percepire niente di detta forza, nessuna autorità d’influenza sugli orientamenti a lunga durata.
Da metà degli anni ’90 questo sindacato ha saputo organizzare imponenti manifestazioni contro le strategie indegne di certa politica che, anno dopo anno, hanno del tutto frantumato l’onorabilità del lavoro italiano, ma ogni volta che è arrivato il momento di agire ha buttato giù l’amaro boccone e ha abbassato il capo, forse un po’ vigliaccamente.
Ogni suo tentativo non è mai stato portato a termine, basti pensare al gravissimo problema della precarizzazione e soprattutto della delocalizzazione che partendo dal pacchetto Treu (centrosinistra), passando alla legge Biagi-Maroni (centrodestra) sino agli amoreggiamenti del governo Renzi a Marchionne, hanno celebrato l’esaltazione al killeraggio libero nei riguardi di chi deve sopravvivere aspettando il 27 del mese.
L’unica parte della CGIL, la FIOM, sta ancora tendando di opporsi, ma da sola contro tutti sappiamo poi come andrà a finire.
Landini ce la mette tutta, ma,fino a quando il vero potere sarà sarà nelle mani di speculatori come Draghi, non esisterà guerra all’evasione fiscale che tenga: indugeremo continuamente sul da farsi e sempre sotto ricatto del capitalismo più delinquenziale e primitivo, dove il padrone comanda a bacchetta e scarica sulle nuove categorie di schiavi lavoratori i costi del massimo approfitto.
Riassumendo: il sindacato attuale è una forma menscevica del nulla assoluto, e Landini può essere rappresentato come lenimento della sofferenza senza fine dei lavoratori.
Inserito da Stefano il 28/09/2014 14:17:18
Il problema del sindacato in Italia è il fatto di essere sempre stato il braccio dei partiti, soprattutto a sinistra. Quanti leader del PCI prima e del centro-sinistra poi, hanno avuto un passato in cgil? In realtà il sindacato non ha mai lavorato per i lavoratori, se non nella misura sufficiente a garantire voti al partito di riferimento. È per questo motivo che, in particolare la cgil, ha puntato quasi esclusivamente sulla difesa delle grandi categorie di lavoratori, metalmeccanici e pubblici. Il declino principale dei sindacati e del grande potere della cgil è coinciso con l'arrivo al governo degli eredi del PCI, quando ha dovuto accettare scelte, non proprio in linea con l'ideale di sinistra, fatte da governi centro-sinistra. L'augurio che mi faccio è che un nuovo e vero sindacato possa nascere, altrimenti saranno dolori per i lavoratori italiani, destinati a precarietà perenne nel migliore degli scenari o nel peggiori dei casi a essere sostituiti da immigrati più disponibili ad accettare contratti restrittivi per un lavoro che nel loro paese non hanno.
Inserito da ANNA BENAZZI il 27/09/2014 11:54:54
Sarebbe sufficiente l'estinzione dei sindacati, almeno come quelli che abbiamo oggi. Non hanno mai lavorato e vogliono insegnarci come si fa a lavorare!
Inserito da silvana il 27/09/2014 11:14:23
domandiamoci invece se il sindacato ha ragione d'esistere ancora, speculatore e connivente con la classe politica alla pari di una società a delinquere. come si può pensare che faccia l'interesse dei lavoratori, quando è sotto gli occhi di tutti che il finto affanno per andare incontro al lavoratore, non ha mai dato risultati positivi. tutto è peggiorato negli ultimi tempi, l'unico sforzo positivo lo sta facendo da solo il lavoratore per cercare di far quadrare il suo misero stipendio per poter arrivare a fine mese, sempre che abbia un lavoro
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