Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Senator cavaliere Berlusconi (noi le sentenze persecutorie non le rispettiamo), ella conosce perfettamente nella lettera e nello spirito la massima evangelica: “Non si può servire Dio e Mammona”. In altre parole, in termini attuali, se si è seri, rispettosi e onesti verso se stessi, verso gli stessi antagonisti e verso i cittadini, non si può essere contemporaneamente e a proprio comodo maggioranza ed opposizione, forza di governo e forza di minoranza. Gli elettori, senatore Berlusconi, non accettano soluzioni del genere machiavelliche, perché se avallano le misure dell’esecutivo, prestano direttamente ad esso il proprio appoggio, se si ritengono contrari alla maggioranza, lo sono in ogni momento, nella prospettiva più o meno vicina, di batterla e di scalzarla.
Detto questo, rivolto questo piccolo, in quanto umile, in quanto proveniente da un cittadino, mai suo elettore, discorso al senatore cavaliere, vanno espresse le più severe e profonde riserve su alcuni titoli di articoli pubblicati sulla gazzetta berlusconian–renziana . “Dopo i vescovi, Cgil all’assalto: pronto lo sciopero generale”, “Della Valle & De Bortoli, i nuovi nemici di Matteo. Il partito di Della Valle? Sì, tra intrighi e salotti. Storia, ambizioni e segreti del direttore dimissionario”. L’articolo del primo titolo è ancora più irritante: “Dai vescovi alla Camusso strano asse anti Matteo. Cgil pronta allo sciopero” e nel testo viene spiegato che i vescovi, dopo un messaggio interpretato come un attacco al Jobs act “forse intendevano dire qualcosa di diverso”, probabilmente perché intimoriti dall’intervento di tipo bulgaro di tale Serracchiani.
Il presunto ammorbidimento dei presuli è legato alle parole dette dal presidente del CEI, il quale si è permesso di auspicare, come ha fatto già da qualche giorno sul nostro quotidiano un collaboratore, che l’abolizione dell’art. 18 crei posti di lavoro “altrimenti non serve a niente”. Ed ecco la reprimenda infastidita del giornalista: “Sicuramente una frecciata a Renzi, nel senso che né il premier né altri potranno mai garantire una misura di dettagli possa incoraggiare le assunzioni”. Allora a cosa servirà? A salvaguardare forse l’amico Marchionne da vertenze tipo Melfi?
Parlando della crisi dei tre conduttori di sinistra, Santoro, Floris e Giannini, Veneziani nota che “sarebbe facile a questo punto gioire perché tre programmi di sinistra si sono sfracellati al suolo. Poi però vedi il calo di vendite dei giornali, il calo d’interesse per il dibbbattito, la riduzione del pluralismo al matteismo e ti accorgi che a venir meno non sono i re magi e il loro incenso, oro e mirra – che pure sanno di stantìo – ma è l’oggetto del contendere, la politica”. Quella politica, è scomparsa, come si leggeva da un nostro collaboratore, perché in questa fase non esiste un’opposizione autentica, operativa, logica e concreta nelle proposte, opposizione che è e non può che essere il sale della democrazia.
In un’intervista a «Repubblica» il puffo ha affermato di non essere massone, non sapendo, come miliardi di altri concetti salienti, che mai un aderente alle logge ammetterebbe pubblicamente la propria iscrizione. L’ennesima dimostrazione della sua insipienza solo logorroica.
Può capitare miracolosamente che appaia sulla gazzetta del premiata ditta B&R un articolo di denunzia, come quello delle nozze, dell’“artefice dietro le carriera lampo di Matteo Renzi”. Basta il titolo per smentire un altro slogan, quello dell’estraneità ai poteri, “Le nozze di Carrai diventano del renzismo. Il premier testimone, Agnese dirige il coro in chiesa. Sfilano vip e il gotha della finanza”. Non servono i nomi, perché non servono nella loro identità ma nel loro insieme, nella loro etichetta qualificante.
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